tag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post8368967273173074831..comments2024-01-17T21:48:43.688+01:00Comments on e al cinema vacci tu: Saldi d'estate: Leggiti un Aleph e guardane tre!Stenelohttp://www.blogger.com/profile/03766800571777255144noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post-73967474820105885362008-06-27T11:21:00.000+02:002008-06-27T11:21:00.000+02:00In altri termini, per vedere (o è un guardare?) un...In altri termini, per vedere (o è un guardare?) un Aleph servono eyes wide shut, come nella foto del bibliotecario: che a scanso di equivoci e demistificando, quando scrisse quel racconto non era affatto cieco (lo divenne dopo; e da allora scrisse cose meno belle, nel complesso). Cieco era un altro. Ma già, non c'entra, quella è tutt'un'altra storia, tutt'un'altra Odissea, tutt'un'altro Bowman, Arco [;)].Stenelohttps://www.blogger.com/profile/03766800571777255144noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post-42404350173525225742008-06-27T11:04:00.000+02:002008-06-27T11:04:00.000+02:00Grazie, Andrea. Sì, è un grande libro: ma non l'ho...Grazie, Andrea. Sì, è un grande libro: ma non l'ho scritto io.<BR/>adlimina: ormai, un taglia/incolla e ci ritroviamo l'infinito a portata di clic.<BR/>arcomanno: no, non è banale, è <I>evidente</I>, nel miglior senso del termine, e nel senso che ambedue <I>vedono</I> e mostrano quel che vedono (e en passant: funzionava con il tag "finiremo male" perché quel tag vuol solo indicare al lettore che quel che sta vedendo è la fine di un film: "MIB", in questo caso. Ma in un'operazione di saldi sarebbe stato incongruo. Tra la merce in svendita a volte capita di trovare, in mezzo alla ciarpa, un gioiello vero. Che so, alla bancarella di cd di Porta Portese, tra Britney Spears e la canzone dell'estate, il clavicembalo ben temperato, magari suonato da Richter. Ma non trovi Bach <I>e</I> Gardel <I>nello stesso stand</I>, l'uovo di cristallo di Wells, l'Aleph di Borges e l'oltrinfinito kubrickiano. Altrimenti sarebbero altri tempi. (E comunque, quale preferisci tra i tre oggetti in svendita?)<BR/>Ripeto, evidente. Infatti il riassunto per i three dogs (per tacer dell'uomo) era congegnato come un <I>pastiche</I> (e stavolta, l'ho scritto io, scimmiottando come Moonwatcher: salta i primi due capoversi e vai subito al punto):<BR/><I>L’alba dell’uomo.</I> In una landa desolata, circondata da rocce aride, pantere feroci e placidi tapiri, sopravvive a stento una tribù di scimmie. L’unico punto d’acqua è oggetto di continue scaramucce con un gruppo rivale. Un mattino, la scimmia dominante sveglia gli altri con grugniti ansiosi. Davanti alla grotta si erge un perfetto parallelepipedo, opaco e senza alcuna asperità. Tra timore e curiosità, il branco si avvicina al monolito, lo sfiora con dita pelose. Poco dopo (un’ora, un giorno, un anno) il capotribù è accovacciato davanti alla carcassa di un tapiro. La sta guardando. Sta guardando il monolito. Afferra un osso. E vede: tapiri schiantarsi, crani fracassati, distruzione. Vede: l’osso. Vede: l’arma. La pantera che ogni giorno esigeva il suo macabro pasto sarà abbattuta, è abbattuta. La tribù che rivendicava il dominio dell’acqua sarà sgominata, è sgominata. Il monolito è scomparso, e molto resta ancora da compiere con quell’osso che la scimmia — l’uomo — scaraventa in cielo, accompagnando il volo con un urlo di conquista. L’osso sale, sale; poi inizia la lenta discesa di un vascello spaziale. Tutt’intorno, nel cosmo che circonda la Terra, volteggiano astronavi e satelliti: un valzer. È il 1999. Il vascello trasporta un solo passeggero: il dottor Floyd, in missione segreta. Un artefatto alieno è stato rinvenuto in un cratere lunare. Un parallelepipedo, opaco e regolare. Floyd e i suoi colleghi si avvicinano, curiosi e stupefatti; e con i loro rozzi guanti d’astronauti toccano il monolito. Che emette un sibilo acuto. Verso Giove.<BR/><I>Missione Giove. 18 mesi dopo.</I> Il Discovery solca lentamente lo spazio infinito. All’interno, sei passeggeri, diretti per la prima volta verso Giove. L’obiettivo della missione è noto solo ai tre scienziati in ibernazione. La navigazione è supervisionata da Frank Poole e dal comandante Dave Bowman. Ma in realtà l’equipaggio è sotto il controllo del sesto passeggero, HAL. Un computer. L’ultima creazione dell’uomo, la più perfetta. A Dave e Frank non resta che giocare a scacchi, poltrire sotto gli ultravioletti, praticare attività sportiva, e dormire. Un giorno, HAL annuncia un guasto imminente dell’antenna parabolica. È necessaria un’escursione nello spazio. Bowman esce dal Discovery per sostituire il pezzo sospetto. Le analisi non mostrano alcun difetto: HAL si è sbagliato. Dave e Frank si appartano in una capsula spaziale, per prendere gravi decisioni: Frank compirà una nuova escursione, per ricollocare il pezzo; poi i due sconnetteranno HAL, conservando solo i circuiti essenziali. Nella capsula, HAL non può sentirli. Ma il suo occhio scarlatto può vederli. E vede: i movimenti delle labbra dei due uomini. Nel silenzio del vuoto spaziale, Frank esce dalla capsula e si libra sull’antenna. La capsula — teleguidata da HAL — apre le tenaglie e si avventa su di lui. Dave esce a sua volta per recuperarlo. Troppo tardi; in assenza di Dave, Hal interrompe le funzioni vitali dei tre scienziati, e blocca gli accessi del Discovery. Dave riesce comunque a rientrare, penetra nella stanza del computer e sconnette, uno alla volta, i circuiti di HAL. Il Discovery è un relitto alla deriva. Ma ormai Giove è vicino, e la capsula individuale è ancora funzionante.<BR/><I>Giove e oltre l’infinito.</I> Nello spazio appare il monolito. E davanti alla capsula si apre un varco. Dave viene risucchiato. I suoi occhi grigioazzurri vedono: caleidoscopi di forme, luci e colori. Galassie, nebulose, esplosioni di supernova. Vedono: canyon blu, oceani rossi, deserti. Vedono: una stanza. Arredata con gusto settecentesco, illuminata come un ospedale, funzionale come la suite di un albergo. Dave vede: se stesso, senza scafandro. Il quale vede: se stesso, invecchiato, intento a cenare. Lascia cadere il calice di vino. E quando rialza il capo, l’anziano Dave vede: se stesso, vecchissimo, steso sul letto, agonizzante. Prima di morire, ritto dinanzi a sé, Dave vede: il monolito. Tende la mano artritica. Forse è il monolito a vedere, raggomitolato sul letto: un feto. Il feto entra nel monolito. Ed esce nello spazio. E nello spazio, i suoi grandi occhi grigioazzurri vedono: noi, e la Terra.Stenelohttps://www.blogger.com/profile/03766800571777255144noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post-59137834270749290052008-06-27T10:27:00.000+02:002008-06-27T10:27:00.000+02:00Forse è banale e non si adatta bene con il tag "fi...Forse è banale e non si adatta bene con il tag "finiremo male", ma la prima cosa che mi è venuta agli occhi leggendo il pezzo di Borges è <A HREF="http://it.youtube.com/watch?v=m6yAEvnoCPs" REL="nofollow">questa.</A>arcomannohttps://www.blogger.com/profile/10737013539519154571noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post-16990041954677584392008-06-26T22:28:00.000+02:002008-06-26T22:28:00.000+02:00rileggerlo tout d'un coup è sempre emozionanterileggerlo tout d'un coup è sempre emozionanteadliminahttps://www.blogger.com/profile/11249543205313534323noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1251926097140613146.post-43150912509646852302008-06-26T20:35:00.000+02:002008-06-26T20:35:00.000+02:00Grande, grande libro, Alt. Congratulescions.ilbaco...Grande, grande libro, Alt. Congratulescions.<BR/><BR/>ilbaco.ilcannocchiale.itAndreahttps://www.blogger.com/profile/10094276989106476195noreply@blogger.com