lunedì 20 aprile 2015

e se all'orecchio ti sussurassi 900 morti in mare, ciccina?

Un jour, camarade, il faudra quand même comprendre.

Stamattina ho letto un post sulla pagina facebook di Loredana Lipperini e stavo per commentarlo. Man mano che idee e parole trovavano una collocazione precaria in un ordine simulato a un passo dal delirio il numero degli interventi altrui aumentava, all'una circa erano già più di cento, quasi tutti accompagnati dalla minuscola fotografia dei loro autori, scattata chissà quando e da chi e senza alcun rapporto con quello che stavano dicendo in quel momento (bene, male, giustamente, erroneamente, sinteticamente, verbosamente) in modo tale da rendere se possibile sempre più ridicola la mia opinione. Alle due ho smesso di leggere il thread.
   Fin lì mi erano venute in mente varie idee, purtroppo tutte sinistre, che in definitiva andavano però nella medesima direzione, ossia che il fascista leghista razzista medio stigmatizzato da 24 ore in vari modi da "noi" è in realtà assolutamente irresponsabile di quei morti in mare. Non è neppure una pedina di quei poteri che hanno segnato la sorte di quelle 900 persone; si colloca in uno spazio del tutto parallelo e sostanzialmente innocuo. Il potere non ha neppure bisogno di lui.
   Nel suo post Lipperini parla di due funzionari statali (o comunque con uno stipendio assicurato), in coda per una mensa aziendale di alta qualità. Avranno anche un veicolo costoso e molto pubblicizzato, immagino io. Dicono le loro porcherie, lei che sta dietro interviene, quelli le rispondono di farsi gli affari suoi (e un po' lì destano una mia cupa simpatia, lo confesso). E allora chiede alla sua platea indistinta di fb come si fa a far cambiare idea a questa gente. Lo chiede con toni accorati, sentiti come le condoglianze d'ordinanza, ma con dirittura morale, già prevedendo e scansando con alterigia le accuse di "buonismo".
Mai però ci si preoccupa di avvicinarsi al ritratto di quei due. Si prendono per buoni i segni di ricchezza materiali nella convinzione che essi portino con sé una "mitologia", come nei Cinquanta e Sessanta, apice e quindi ultimo capitolo del progresso occidentale. Quei due vengono confusi non dico con i loro padri, ma addirittura, ormai, con i loro nonni. Quel posto fisso, quella mensa di lusso, quell'automobile costosa e molto pubblicizzata valgono la DS Citroën descritta da Barthes. Non sono forme vuote ma monumenti, testimonianze/testamenti performativi di una fede. Alla mensa aziendale di lusso si crede che i due addenteranno la loro fiorentina eucaristicamente, e quella fiorentina con contorno di buon gusto tradizionale slowfood verrà a collocarsi naturalmente in un cosmo in piena attività che ancor prima di una promessa inalienabile di futuro garantisce un senso a tutto.
   Perché, si chiede Lipperini, questo cosmo allora è così orrendo? In realtà non se lo chiede, lei dice che vorrebbe parlargli, suppongo per cambiarlo. Prima ancora di sapere come è fatto, e soprattutto "se" è fatto. Dopo aver fallito nell'esportare la democrazia in Libia, o in Irak, o in Afghanistan, ora cerchiamo la strategia vincente per compiere una rivoluzione (colorata? profumata? floreale?) nella nostra mensa aziendale.
   Invece quel cosmo, orrendo o meraviglioso che sia, non c'è più da mezzo secolo, o se c'è è sottoposto a falso movimento, a un'entropia percepibile persino dal più truce dei leghisti, figuriamoci se non ne sono perfettamente consapevoli i nostri due impiegati romani. Ma Lipperini sembra non rendersene conto. E quanti, insieme a lei?
   Un commentatore tira fuori la solita soluzione, letta sempre più frequentemente negli ultimi anni, nei social network si contano interi thread dedicati a quest'idea francamente geniale per non dire rivoluzionaria: il diritto di voto limitato. Ad alcuni dovrebbe essere tolto; oppure, se il loro voto vale "uno", allora il "nostro"  deve valere due. Nel thread di Lipperini il tizio mi pare complichi le operazioni di scrutinio con un suggerimento che rallenterebbe di qualche giorno il conteggio: per lui il voto di "questi" dovrebbe valere il 35%. (Forse non è il numero esatto, forse ha scritto 25 o 45).
   Anche lì non è ben chiaro che cosa si auspichi. L'esito che si vorrebbe così ottenere mi sembra sia già stato ampiamente raggiunto. In Francia è ormai percepibile la certezza che votare Hollande o Sarkozy non produca alcun cambiamento sostanziale. In Italia appena prima di diventare il padrone assoluto il Partito democratico ha escogitato la grande festa delle primarie, dove si concentrano artificialmente tutte le passioni politiche dell'elettorato "serio" (quello che dovrebbe valere un unico uno, oppure due, oppure 65%), in modo tale che le elezioni "reali" siano consegnate alla loro monotona sorte. Al momento regna incontrastato un pupazzo imbarazzante che dice ogni giorno, più volte al giorno, di aver stretto "un patto con gli italiani" e che "niente e nessuno ostacolerà le riforme". Nessuno ha visto quel patto, le riforme oltreché oscure non son state mai sottoposte a dibattito seguito da suffragio, eppure nei sondaggi sembra apprezzatissimo: che bisogno c'è allora di soluzioni elettorali complesse, che comporterebbero censimenti, esami, test attitudinali, se non addirittura l'oneroso acquisto di calcolatrici ad hoc?
   Intanto i diritti vengono eliminati uno dopo l'altro, o erosi, o concessi con disprezzo e a tempo determinato: sono comunque "ridicoli", e nessuno può esercitarli o difenderli senza vergognarsi. In compenso aumentano i doveri, sempre più imbecilli, umilianti, insultanti: mangiar sano, non fumare, non bere, adottare un vocabolario adeguato, di genere se non di specie, al passo con i tempi e persino hype.
   In un simile contesto i due agiati mentecatti della mensa aziendale mi sembrano caricature polverose. Dicono le loro porcherie gratuitamente, oserei dire con generosità, sapendo segretamente di essere persone irrilevanti e di non aver più nulla da perdere. Un po' come lo straniero di Camus, se quel giorno magari il sole li avesse colpiti in modo leggermente diverso, li avresti ascoltati esprimere opinioni diametralmente opposte.



Quello che è successo è frutto di una serie di decisioni geopolitiche, economiche, militari e di sicurezza prese sia a livello nazionale che a livello transnazionale da governi e maggioranze nonché da istituzioni dove sono esclusivamente rappresentate forze politiche tradizionali e presentabilissime. E sono tutte forze politiche legittimate direttamente e indirettamente dal voto popolare di un elettorato mediamente acculturato e ragionevole. Quell'elettorato che dovrebbe valere il doppio, o il 65%, rispetto a zero o uno o il 35% degli altri elettori, giudicati responsabili e colpevoli.
"Nello specchio congelato dello schermo, gli spettatori non vedono in questo momento nulla che evochi i cittadini rispettabili di una democrazia. Ecco appunto l’essenziale: questo pubblico, così perfettamente privato di libertà, e che ha sopportato tutto, merita meno di ogni altro di essere trattato con riguardo."
Il lessico dominante ha già deciso quale debba essere la parola più adeguata da diffondere per definire l'eccidio compiuto ieri: è "tragedia".

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