mercoledì 21 settembre 2011

Telefott

La culona è inchiavabile, crucca e cozza.
E io ho barzellette da riferire
e mille intercettazioni da bloccare prima di cantare.
Mille intercettazioni da bloccare prima di cantare.







lunedì 19 settembre 2011

Spighalatura

Alcuni ricercatori hanno scoperto che la prima registrazione della voce umana non venne effettuata da Edison mediante il suo fonografo nel 1877, come si credeva, bensì venti anni prima dal francese Edouard-Léon Scott de Martinville, con un apparecchio da lui inventato, chiamato fonoautografo: questo tramutava i suoni in un tracciato grafico su carta, senza però essere in grado di riprodurli successivamente. Solo di recente, convertendo un tracciato del fonoautografo in un formato digitale riproducibile da computer, si è finalmente potuto riascoltare la voce d'un uomo (forse lo stesso Scott de Martinville) che nel lontano 1860 aveva intonato la canzone popolare Au clair de la lune: è questa la più vecchia registrazione della voce umana mai sentita sino a ora.
“Spigolatura” n° 61961 de “La settimana enigmistica”, n° 4144, 27 agosto 2011, p. 12.


sabato 17 settembre 2011

"Noi non siamo alti"

Benissimo, non allargherei molto, porterei una, due, tre ragazze da parte mia. Poi facciamo venire i cantanti che sono tutti bravi, le due cantanti cubane, la Gemma, un'altra cantante, non lo so che cosa dici se chiamiamo anche Rossella che c'ha una ragazza che canta in Vaticano molto brava? È anche molto simpatica e magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce il direttore della fiction della Reteuno della Rai... Così le ragazze sentono che c'è qualcuno che ha il potere di farle lavorare.


giovedì 15 settembre 2011

Some are born to sweet delight, Some are born to endless night



- Certo che Repubblica poteva fare Di Meglio.
- Te ne sei accorto tu?
- Sì. Mi sono detto: si è fatto pure la Paradis. Stavolta Jack Sparrow s'incazza.
- Guglare come se non ci fosse un domani.
- Bel titolo per un post.
- Lo facciamo?
- No.

lunedì 5 settembre 2011

Habemus papam: la mia recensione!


Sfidando accidia e contingenze varie, ieri notte son riuscito a trovare due ore per vederlo.
Mi astengo dal giudicare la prestazione di Piccoli: la sua presenza si riduce a due brevi comparsate, che poi sono quelle che han visto tutti nel trailer: all'inizio con Stuhr e alla fine con Moretti psicoanalista.
L'ho visto in uno stato d'intorpidimento, ma almeno ho capito che è su Nanni Moretti che gira un film, a volte rivolgendosi direttamente al pubblico. E ci sono almeno tre scene che non dimenticherò.
La prima è quando Moretti torna su Ecce Bombo e dice che in una scena del film c'era un personaggio "invisibile", nel senso che era fuori campo ma non avrebbe dovuto esserlo. Mi scuso se sono impreciso, ma non ricordo bene, non ho il film sotto mano e quindi non posso verificare. Forse più che "invisibile" dice "controcampo". Perché aggiunge che quella persona era il controcampo "anche simbolico" (?) di quella scena. Come a dire il suo segreto significato? O il suo significato oscuro? Fatto sta che al montaggio era stato lasciato "invisibile". Perché "non era compatibile con quel genere di film".
Più tardi si gira una scena, e dato che Moretti fa anche l'attore, dietro la mdp c'è una, tipo l'assistente, che prima di dire "motore" ascolta le direttive di Moretti prendendo (o consultando) appunti. (O forse ha in mano la sceneggiatura, non è chiaro ma non importa.) Quindi lui si mette a correre, scavalca un muretto, scende delle ripide gradinate di pietra, trotterellando e rischiando quasi di investire una coppia di turisti. E lì si capisce che il tutto è in candid camera, perché è chiaro che quei turisti non sono comparse. Infatti mi son persino preoccupato per loro e anche un po' indignato (esagero: diciamo che ho provato un lieve senso di disagio), pensando ai pericoli che il cinema fa irresponsabilmente correre alla realtà fisica. Insomma, mi sono preoccupato per quella coppietta, per l'incolumità di creature comunque e sempre inermi nonché ignare e quasi sicuramente incolpevoli, la cui messa a repentaglio non trova giustificazione alcuna, mai, neppure in nome dell'arte. (Solo ora, mentre scrivo, vedo Gassman, una vecchia, e una piscina: però in bianco e nero.) Ma lì arriva il doppio colpo di genio di Moretti. Prima l'omaggio ai primordi del cinema, al burlesque: lui che arrivato alla fine delle scale si spatascia sul marmo; quindi, la poesia: l'intontito volto post-keatoniano che si alza e la mdp, partendo da e seguendo lo sguardo sobriamente sofferto, a inquadrare in panoramica-soggettiva, prima il biondo Tevere, e poi, come un'epifania, Castel Sant'Angelo.
La terza sequenza è memorabile per motivi strettamente personali (nevrotici). Ero con la mente altrove, e improvvisamente mi sono accorto che una voce femminile (non ricordo neppure le immagini, per dire) cantava qualcosa, forse una ninna nanna incomprensibile. Fonemi in libertà, ecolalie: non ci capivo più nulla. Pensando che il suono fosse troppo basso ho agguantato il telecomando, e appena prima di premere il pulsante + del volume il sangue mi si è raggelato nelle vene e mi sono guardato attorno. La sala in cui mi trovavo faceva pensare al cinema itinerante dello Spirito dell'alveare: un'aula scolastica, o piuttosto un seminterrato, seggiole di vimini portate da casa, sei-sette spettatori al massimo, neppure una donna, tutti con volti scavati dalle rughe, bruciati dal sole, terrosi, appunto spagnoli (pastori abruzzesi? no, questo l'ho pensato dopo). E se col telecomando avessi sbagliato, cambiato canale, spento lo schermo? O anche solo modificato alcunché nell'immagine o nel suono, senza neppure chiedere il permesso? Gli altri se la sarebbero presa? E come? Cosa mi sarebbe successo? Manco a farlo apposta, mi accorsi che mentre me ne stavo impalato, esitante, col telecomando in mano, uno spettatore si voltava: e mi fissava dritto negli occhi, truce. (E qui, più che Victor Erice, per darti un'idea dovrei citarti i "ganados" di Resident Evil 4, ma in quel momento confesso di non averci pensato.) Credo di aver poggiato tremante il telecomando. O forse ho sfiorato un tasto e sullo schermo è apparso per un attimo, verdognolo, onta e terrore imperituri, il "menù". A quel punto, inutile dire che il senso della canzone era diventato l'ultimo dei miei crucci. Ho colto solo una parola (ammesso che non me la sia sognata): "cevàpcici". A quel punto mi sono accorto che la ragazza alla mia destra – quindi in sala c'è una ragazza, in fin dei conti / la mia vicina di seggiola / la conosco, eccome / sono andato al cinema con lei – aveva gli occhi gonfi. Piangeva. Diceva: "Quella canzone. Mia nonna me la cantava tutte le sere, per farmi addormentare".
Faccio fatica ad ammetterlo, ma è chiaro che Habemus papam mi è piaciuto. Anche se volessi mentire, la prova del nove mi inchioderebbe. Son più di dieci anni che appena partono i titoli di coda scappo letteralmente dalla sala (faccio un'eccezione per i cartoni e i film con supereroi, perché ci sono gli outtakes o gli spin o i twist). Stavolta non mi sono schiodato dalla sedia. E Moretti mi ha ripagato. Proprio alla fine dei titoli di coda ho potuto leggere: "Il personaggio invisibile di Ecce Bombo era Massimo Troisi".