sabato 29 dicembre 2018

lunedì 24 dicembre 2018

mercoledì 5 dicembre 2018

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mercoledì 7 novembre 2018

martedì 6 novembre 2018

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domenica 4 novembre 2018

sabato 3 novembre 2018

venerdì 2 novembre 2018

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sabato 27 ottobre 2018

Stira le camicie

Due giorni fa in rete ho scoperto una bellissima citazione di Nietzsche, qualcosa tipo "Diventa te stesso". M'ha stecchito. Infatti poi sono andato a letto presto, quella cosa là che la gente pensa se la sia inventata Noodles, anche perché l'indomani mattina dovevo andare a prendere mia figlia all'aeroporto e so già che alle cinque del mattino un tir esploderà puntualmente sull'autostrada, a livello Portogruaro, obbligandomi a prendere la statale e ad allungare il viaggio da un'ora e mezza a due e mezza, se va bene.
All'andata, proprio in dirittura d'arrivo, l'intervista radiofonica, appassionantissima, di una poveraccia indossatrice che si era fatta le tettone siliconate che piacciono tanto a mio mio cugino Roman Bellic, perché aveva avuto questa delusione d'amore, poi è successo un casino, le si son gonfiate le gambe tipo Ave Ninchi, edemi ovunque, due ospedalizzazioni, una decina d'anni sotto cortisone e antistaminici, finché è diventata ALLERGICA ALL'ACQUA e allora finalmente si è tolta le tettone e ora vuol comunicare a tutti il messaggio "dell'illustre pensatore Nietzsche", che è qualcosa tipo "Fai in modo di diventare te stesso". Mi ha stecchito: mentre parcheggiavo.
Al ritorno dall'aeroporto, appena uscito dall'autostrada, gli ultimi chilometri sono stati cullati dall'intervista di Lipperini a una che fa la scrittrice, un po' come Kafka faceva l'assicuratore, io da ragazzo la conoscevo pure, dice cose di costernante banalità su Frankenstein, ha scritto questa centinaia di paginette divise in dodici capitoli, ciascuno con il titolo che inizia con F, R, A, N, K, Eccetera, un'idea geniale, usa pure il termine "acronimo", ne sa veramente a pacchi, usa molto il verbo "sdoganare", parla del film di Mel Brooks, "un film che non invecchia mai" (non è vero) usando l'espressione "un orgasmo di risate", poi dice che sua mamma o sua nonna le ricordava sempre la frase di Nietzsche, quella che fa grosso modo "Diventa quello che sei stesso te", e alla fine ce l'ha fatta perché fa la scrittrice. Stecchito.

Stamattina ho aperto la rete sentendomi come Nicolas Cage coperto di sangue, ilare, terrorizzato, pazzo furioso.
Ancora Nietzsche e mi sparo, giuro che mi sparo.

Sospiro di sollievo.

Un pipponcino di Rossana Rossanda sulla parola "compagni".
Nietzsche, vattaripijà

lunedì 15 ottobre 2018

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mercoledì 10 ottobre 2018

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venerdì 5 ottobre 2018

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giovedì 4 ottobre 2018

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mercoledì 3 ottobre 2018

martedì 21 agosto 2018

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domenica 8 luglio 2018

Carlo Vanzina nello specchio congelato dello schermo

La morte di Carlo Vanzina è una notizia che interessa l'Italia e lì si esaurisce: né per vari motivi si possono immaginare recuperi in futuro da parte di critica e pubblico internazionali: come avvenne con Risi, Germi, Bava, Margheriti, Pietrangeli; o con Sordi e Totò. Per vari motivi, non solo legati alla "qualità", questo non avverrà: ricordo un festival dedicato al nostro cinema pecoreccio vari anni fa alla Cinémathèque-bis di République, che forse non a caso venne chiusa poco dopo.
È quindi una questione nazionale e sociologica, non proprio materie sulle quali mi sento di poter pontificare. Ciò detto, questo vale per quasi tutto il cinema italiano da più di quarant'anni. Non ho nulla da rimproverargli, è solo che non ci penso mai. Non penso mai a Virzì, o a Sorrentino, o a Garrone che pure non mi dispiace, o a Moretti (se non in chiave di memorialistica pseudoantropologica, pseudosociologica) che dopo Habemus papam grazie ma mai più, o a Guadagnino di cui non ho mai visto e forse mai vedrò una mera polaroid. Sono proprio del tutto estranei alla mia contingenza, da troppi anni. È come se si occupassero di neuropsichiatria, di botanica, di algebra, che sembra una battuta sarcastica nei confronti di Moretti, ma un po' è vero e comunque non è mai riuscito fino in fondo a far qualcosa per non meritarsela.
Il problema è che la maggior parte di questi registi confezionavano e confezionano prodotti esclusivamente industriali, riproducibili e infatti riprodotti pigramente da loro stessi: Sorrentino per esempio ha creduto fin dall'inizio che l'autore cinematografico deve proiettare sullo schermo i propri fantasmi privati e da questo fellinismo d'accatto non si schioderà mai più, non si interrogherà mai sull'interesse di quella proiezione, né verrà attraversato dal dubbio che i suoi fantasmi non sono privati ma solo un'espressione, a monte e a valle, del Kitsch.
Un simile discorso vale se si paragona un Vacanze di Natale a Ferie d'agosto. L'unica differenza risiede nel pubblico di riferimento, borghesia medio-bassa nel primo caso, medio-alta nel secondo. Ambedue i prodotti mirano a meccanismi di identificazione dei "loro" spettatori; il film è tutto conchiuso in quel processo. Non c'è nient'altro, né nei Vanzina, né nei Virzì. In ambedue i casi il presente non viene né fotografato, né documentato, né archiviato, come invece si legge ovunque: il cinema non è nato per farlo e non lo ha mai fatto. Non foss'altro che per i tempi tecnici: rispetto all'ideazione arriva in sala con minimo un anno di ritardo. Quel presente è già passato.
Fotografa quindi, documenta, archivia, i suoi stessi spettatori compiaciuti, identificati, identificabili, e riconoscenti. Questo è ripeto da quarant'anni il vero panorama di una cinematografia nazionale che fu tra le più belle del mondo e di cui fuori dall'Italia non importa più nulla a nessuno.
Possiamo quindi – ma solo tra noi – notare che la morte di Carlo Vanzina vede, grosso modo e ancora una volta, contrapporsi un tipo di consumatori, appartenenti alla borghesia medio-alta, a un altro tipo di consumatori, appartenenti alla borghesia medio-bassa. Il cinema non c'entra nulla. La questione è politica: in questo come in vari altri casi non c'è più alcun punto di contatto tra le due classi. Un tempo quel punto di contatto c'era, e il fatto che non ci sia più è il principale problema politico che dovremmo porci.

C'è chi è più responsabile di questa situazione, chi meno. C'è poi chi non ne ha colpa alcuna. Carlo Vanzina non mi piaceva molto, ma secondo me era tra questi ultimi.

lunedì 30 aprile 2018

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martedì 24 aprile 2018