In una famiglia si litiga, poi si arriva alla sintesi.
Alessandra Moretti, deputato PD, oggi da "Otto e mezzo" di Lilli Gruber.
venerdì 22 novembre 2013
Ou peut-être hier, je ne sais pas.
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martedì 12 novembre 2013
Shoot. Me. Shoot. Me. Shoot. Me.
Non c’è nessuna nave. Nessuna foresta. E nemmeno frecce. Le frecce le immaginiamo perché ci fanno paura…
Nella zattera di Don Lope de Aguirre (Klaus Kinski), alla deriva nella foresta amazzonica, un conquistador scorge una nave appollaiata in cima a un albero. Poi viene trafitto da una freccia scagliata da un nemico invisibile in Aguirre, furore di Dio (Werner Herzog, 1972).
Cosa stai cercando?! Oh, lascia perdere, meglio che non lo sappia.
Elrindir, proprietario dell'emporio della cittadina di Whiterun "Il cacciatore ubriaco", specializzato in articoli d'arceria in Skyrim (Bethesda Game Studios, 2011).
"… che qui si Sofocle."
Scortichini Guido, Non è per niente chiaro, Pizzighettone 2008.
domenica 3 novembre 2013
Otello, I, 1, 65 (incomprensibile)
Ma poi non so manco come mi chiamo io un altro po’
non so più chi sono… ma da tanto tempo
lui, lui, sì sì
lo so, lo so
no, so di essere in un Paese (incomprensibile)
guarda, maledetto quel momento, guarda.
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Un Amleto di meno
Demander à DICTONE
"Cahiers du cinéma", n° 51, ottobre 1955, terza di copertina.
La prima mostra Katharine Hepburn sgranata, capelli a spazzola, seduta a un tavolino, ride guardando credo un giocattolo in un film che non riconosco o in una foto di scena, sopra e sotto il giallo mitico e orrendo del mensile.
Il sommario presenta, tra l'altro:
[nota: tutti i testi sono stampati piccolissimo, tipo corpo 8 : che occhi avevano i nostri antenati? O forse non erano gli occhi?]
– Eric Rhomer [sic], Le celluloïd et le marbre (III) : de la métaphore. 8 pagine, guardo le immagini: Un montaggio iniziale (due pezzi di pellicola, riconosco nel secondo un avanguardista, forse Man Ray, poi Io ti salverò, poi il busto classico di un efebo); Balzac par Nadar; Alfred Hitchcock; Ingrid Bergman in Siamo donne (episodio di Rossellini); Dies Irae; tre fotogrammi incolonnati di Tabu.
– pp. 10-22: Resoconti del festival di Venezia. Firme: André Bazin, Lotte H. Eisner [mia prozia, mai conosciuta], Georges Sadoul, François Truffaut e Etienne Loinod. Viene descritta la giuria, non conosco alcuni di loro, ma mi colpisce l'assenza di divi dello spettacolo. È una giuria che oggi giudicheremmo grigia, e certamente, e giustamente, si noterebbe la totale assenza di donne. Cionondimeno il Leone d'Oro viene attribuito a Carl Theodor Dreyer, per l'opera, per la "vita d'artista" e per Ordet. È così, non è colpa mia. Truffaut si occupa de Il bidone: "Tous les films de Fellini m'agacent : Le Sheik blanc par sa mesquinerie, Agence Matrimoniale par sa sensiblerie, Les Vitelloni par le bâclage, La Strada par sa littéraire et laborieuse chinoiserie. Il Bidone cumule les qualités de ces quatre films à tel point que les défauts de Fellini – toujours les mêmes : putanât, ficelage épais, symbolisme grossier, maladresses techniques – passent à l'arrière-plan, très loin en profondeur de champ, masqués et peut-être même dilués et [sic] par le sublime visage de Broderick Crawford, le plus bel acteur du monde, au sens où Renoir dit quelque part : '… un homme aussi beau que Jean Gabin…'". Non sono per niente d'accordo con Truffaut, ma non finirò come d'obbligo la frase perché non sopporto Voltaire e perché Truffaut fu il più grande di tutti loro, forse il miglior critico d'arte francese del secolo scorso. Godard lo sapeva bene, e lo disse. E poi "putanât" non l'ho letto da nessuna parte, è puro Truffe, sa di argot fantasticato, di piccolo borghese teso, da un canto, verso il rimbaldiano encrapulement, e, dall'altro, verso il rispetto di un Littré borgesiano, di sabbia, e che pure "ne se trompe jamais": quando al bar diceva "putanât", quell'assurdo circonflesso, ci scommetto, riusciva a pronunciarlo.
– Uno strano diario impressionistico, Petit journal du cinéma. Firme: André Bazin, André Martin, Fereydoun Hoveyda e Robert Lachenay. Lachenay, se la memoria non m'inganna, è sempre lui, Truffe.
– Dalla pagina 44 alla pagina 55, giuro che non sto scherzando: L'Enigme du Sphinx – Histoire du cinéma egyptien – II. Firma: Maurice-Robert Bataille, da "Alger". Sottotitoli: Mélodrames (Suite); Musique, musique, musique; Depuis la révolution de 1952; Vers le monde réel; De la religion…; … à la politique; La Tentation de l'Occident; L'Enigme du sphinx.
– Doppia pagina 56-57 firmata Jacques Audiberti, scrittore e drammaturgo venerato da Truffe. Firma il Billet XI. Nessuna immagine. Mi casca l'occhio su: "Nous en sommes au temps où le langage meurt dans un pullulement optique qui le remultiplie. Un titre tel que 08/15 en chiffres, précise à merveille ce que nous imaginons d'un monde où les figures de style ne se composeraient plus de lettres et de paroles. Mais bien plus qu'en fonction de cette formule millimétrique et balistique, ce film est à retenir pour la sensationnelle vertu visuelle de ses effets militaires". Naturalmente quando l'occhio casca (come scrivevo usando un'immagine che, me ne rendo conto solo ora, quell'Audiberti avrebbe già bollato come antica e comunque imprecisa, dato che il mio occhio sta ancora al suo posto), non ho la benché minima idea di cosa diavolo stia parlando, quell'Audiberti, con quel suo 08/15. Poi sono andato su wikipedia e ho saputo cos'era, e così facendo ho dato ragione a Audiberti. Forse. Credo.
– Le ultime pagine sono dedicate ai film (40) usciti tra il 3 agosto e il 13 settembre 1955, ordinati per nazionalità. Scheda tecnica, una frase di descrizione. È un mese morto, per la distribuzione. (E a scanso d'equivoci non sono un nostalgico: in quegli anni salvo eccezioni il cinema sta messo assai maluccio, qua in Francia e là in USA.) La Francia (Parigi) si accorgerà che la stagione estiva è sfruttabile solo nell'84, con All'inseguimento della pietra verde di Zemeckis. Me lo ricordo, c'ero, stavo lì. 9 film francesi. Tra essi, Nana di Christian Jaque, con Martine Carol e Charles Boyer. "Si vous avez lu Zola et si vous avez aimé l'admirable Nana de Jean Renoir, alors vous ne serez pas contents. Pas contents du tout". 5 film inglesi. Penitenziario braccio femminile, di Jack Lee Thompson. "Encore un sujet rebattu et rien n'a été fait pour renouveler le genre. Principale attraction : Diana Dors, la Marylin Monroe anglaise". 19 film americani. Saadia, di Albert Lewin. "Le premier film de Lewin qui soit vraiment décevant. On ne demande pas à croire à cette rocambolesque histoire…, mais au moins à être séduit. La beauté tapageuse de Rita Gam et la finesse de Mel Ferrer n'arrivent pas à ce résultat". È vero, Saadia non è un granché. Chissà cosa pensarono, pochi anni dopo, de L'idolo vivente. Io lo vidi da bambino, ricordo che mi piacque assai. Poi chissà. E comunque fu l'ultimo film di Lewin. Lord Brummell, di Curtis Bernhardt. "Du danger de s'attaquer aux légendes. Malgré les efforts conjugués du réalisateur et des interprètes, celle-ci n'arrive pas à prendre corps sur l'écran. Il la fallait plus irréelle ou plus sordide". Anche quello visto da bambino, piaciuto anche quello, ma stavolta mi colpisce l'ultima frase: parola per parola, era quello che dicevo e dico ancora agli amici a proposito di Ed Wood di Burton. Un bacio e una pistola. "Voir la critique de ce film page 42." Mica scemi. Anche se esce ad agosto quelli se ne accorgono, che è un pugno nei denti. A pagina quarantadue. La rivolta delle recluse, di Lewis Seiler con Ida Lupino. "Dans une prison de femmes où les exactions d'une surveillante conduiront à la révolte. Cette dure histoire est contée sans trop de concessions à la sentimentalité du grand public et Ida Lupino, en vraie comédienne, a accepté un rôle odieux où elle demeure ce qu'elle a toujours été : talentueuse et intelligVA BENE LA SMETTO
Il fatto è che ho comprato oggi da un bouquiniste sotto casa il volume che raccoglie in anastatica l'anno 1955 dei "Cahiers". Uscì nel 1989. Nel 1990 costava 340 FF (280 FF se lo compravi prima del 31/12/1989). L'ho pagato 15 €.
So' contento.
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