Primo episodio visto ieri sera. Non è una serie cucita su misura per David Thewlis e Olivia Colman, semplicemente perché nessuna serie può essere costruita su una simile coppia d'attori: può solo esserne distrutta. Non a caso i personaggi da loro interpretati nell'ultimo decennio sono quasi tutti vampiri o cannibali, una stirpe che "farebbe della Terra un rottame e inghiottirebbe il mondo in uno sbadiglio" (Baudelaire, dicendo al Lettore della Noia). Mettili insieme e ottieni uno spin-off termonucleare di The League of Gentlemen.
Quindi come fanno gli autori e gli spettatori ad attraversare una devastazione annunciata? Aggirando, svicolando, rasentando i muri, giocando a nascondino e compiendo continue metamorfosi. I creatori (uno è Ed Sinclair, il marito di Colman; l'altro dirige tutti gli episodi e si chiama Will Sharpe, secondo me è l'elemento determinante; ambedue sono sicuramente famosissimi, io non li conoscevo neppure di nome) cambiano toni, punti di vista, scelte fotografiche, immaginari, generi, centri d'attenzione, punti di fuga: tutto, continuamente. Da una sequenza all'altra; da un'inquadratura all'altra (questo era già una caratteristica della prima stagione di Riget); addirittura all'interno della singola inquadratura.
Si ottiene un primo episodio la cui densità è impressionante, quasi sfiancante. È chiaro che questa serie vuole molte cose, quasi sicuramente troppe. Quello che colpisce è che tutto ciò che vuole, fa.
(Nota dopo il terzo episodio.)
La tassonomia frenetica, mozzafiato, sempre imprevedibile, del falso nella storia e nelle storie del cinema. Quindi degli artefatti, delle finzioni, delle menzogne, delle omissioni. Immagino De Palma perdere la testa per questa serie. Quindi non tanto il falso come costante ottusa ma come convulsa, compulsiva, malata sottrazione e soprattutto rimozione del reale prima e del vero poi. Dove però il punto sta nell'obbligare lo spettatore a non adagiarsi consolatoriamente di fronte a questa macchina celibe e totalizzante ma a chiedersi senza alcun "aiutino" se qualcosa di quel reale e di quel vero è sopravvissuto, e quando, e dove.