Sarò controcorrente: è un capolavoro. Ne ho visto solo metà ma è un capolavoro. Joaquin Phoenix trova qui la maschera da Commedia dell'Arte a cui era destinato seguendo la logica traiettoria degli ultimi personaggi da lui interpretati: l'uomo convinto di essere Napoleone in una casa di cura. Perché sia finito lì e perché si sia scelto la più trita delle figure manicomiali non lo sapremo mai, ci viene fornita una sintomatologia sommaria, una certa fissa nei confronti di mammina, un mix schizofrenico di viltà e incontrollati raptus vitalistici, complessi e tic esibiti anche quando si tratta solo di sgranocchiare un salatino, sessualità mimata in modo infantile, tipo sbattila sul comodino alzale la gonna agita senza costrutto le anche indietreggia con patetica goffaggine riabbottonando quel che non è mai stato sbottonato. L'anamnesi è lasciata all'interpretazione di ciascuno di noi, segno dell'immensa fiducia che Ridley Scott ripone nello spettatore (un cinema "classico"!).
È ovvio che la direzione psichiatrica ha allestito una spettacolare messinscena, un blockbuster storico-basagliano con l'intero reparto di infermieri che assiste ai ghigliottinamenti, i luminari che interpretano monarchici austriaci, a un certo punto Phoenix dice "ah, Talleyrand, qual buon vento dagli esteri?" e lo spettatore vede chiaramente il tuttofare del Cottolengo con la tuta da idraulico e lo sturacessi ancora in mano. Giganteschi fondali dipinti, trompe l'œil, salottini sale saloni in cui il paziente si muove con il suo tipico cappellone senza mai dare l'impressione di dominare o anche capire quegli spazi, un po' perché li vede sempre per la prima volta e un po' perché non è Napoleone ma solo un americano cinquantenne messo molto male. Splendida la scena in cui il Terrore viene ripresentato in grottesca chiave teatrale, è la chiave "Truman Show" del film.
È ovvio che la direzione psichiatrica ha allestito una spettacolare messinscena, un blockbuster storico-basagliano con l'intero reparto di infermieri che assiste ai ghigliottinamenti, i luminari che interpretano monarchici austriaci, a un certo punto Phoenix dice "ah, Talleyrand, qual buon vento dagli esteri?" e lo spettatore vede chiaramente il tuttofare del Cottolengo con la tuta da idraulico e lo sturacessi ancora in mano. Giganteschi fondali dipinti, trompe l'œil, salottini sale saloni in cui il paziente si muove con il suo tipico cappellone senza mai dare l'impressione di dominare o anche capire quegli spazi, un po' perché li vede sempre per la prima volta e un po' perché non è Napoleone ma solo un americano cinquantenne messo molto male. Splendida la scena in cui il Terrore viene ripresentato in grottesca chiave teatrale, è la chiave "Truman Show" del film.
Ma perché tutto questo? È lì che la seconda parte, ci scommetto, sceglierà una via tra Shutter Island e Philip K. Dick. Esclusa l'ipotesi pacchiana di un Joaquin Phoenix dalla famiglia straricca, che paga l'intera istituzione psichiatrica per… cosa?! Assai più verosimile il megainvestimento futuristico di uno Stato-multinazionale, che vuole spingere Phoenix al punto di rottura, un satoriWaterloo in cui il pazzo del villaggio rivelerà di essere l'unico uomo al mondo in grado di sputare, letteralmente sputare quella chiavetta USB mescolata a quel salatino, se vedi un salatino al primo atto puoi scommettere che al quinto quel salatino sarà sputato, e quel salatinodevice sputerà a sua volta il QR code che passato attraverso un tesseratto decifra i piani di distruzione non solo della Terra ma dell'intero universo e del Tempo stesso, dimodoché il distruttore Napoleone diventa il salvatore del Creato, perché Phoenix sarà controcorrente ma è un capolavoro.