Alle europee dobbiamo presidiare lo spazio politico che va da Martin Schulz ad Alexis Tsipras (Syriza, Gue, ndr).
Vogliamo lavorare perché le famiglie europee si incontrino
e rimescolino. Nell’universo della sinistra socialista europea che
pratica le larghe intese ed è subordinata ai diktat della
teocrazia finanziaria, Martin è invece la punta di diamante di un
pensiero autonomo. Per noi il socialismo europeo non è un approdo
ideologico ma il luogo più importante della ricostruzione della
sinistra e dell’Europa. Tsipras invece ha il fascino del più coerente
critico nei confronti del sadismo della tecnocrazia europea, ma
sempre ha cercato di emanciparsi dal minoritarismo
e dall’estremismo. Tra questi due personaggi c’è uno spazio
politico su cui occorre lavorare.
Nichi Vendola, intervista a "il manifesto", 30 dicembre 2013.
Ma un momento dopo: «E che, vado di nuovo a cacciarmi in un guaio, e più grosso ancora?».
Riprese cantando la strada verso casa.
Leonardo Sciascia, Una storia semplice, Milano 1989.
"Nello specchio congelato dello schermo, gli spettatori non vedono in questo momento nulla che evochi i cittadini rispettabili di una democrazia.
Ecco appunto l’essenziale: questo pubblico, così perfettamente privato di libertà, e che ha sopportato tutto, merita meno di ogni altro di essere trattato con riguardo."
"Ti assicuro che da
questo momento in poi cancello dalla mia memoria quanto ho ora
ricordato. Voglio solo pensare il meglio di te a cominciare dal fatto
che sei la figlia di Altiero Spinelli. Ricordalo sempre anche tu e sarà
il tuo maggior bene." Eugenio Scalfari, Un Paese che perde il senso delle parole, "la Repubblica", domenica 15 dicembre 2013.
Daniel Cohn-Bendit ripropone l'oligarchia dei "saggi" di destra
in versione rivoluzionaria sessantottina. Le due visioni hanno in
comune:
– L'idea che i popoli europei non sono in grado di capire i
problemi e le misteriose soluzioni dei nostri tempi, le "riforme" eccetera. Sono
inoltre incapaci di proiettarsi nel futuro, vivono nel presente
immediato, sono gretti, egoisti, limitati. E pensare che nel Medioevo si
progettavano cattedrali la cui costruzione richiedeva secoli! (Mai che
si ipotizzi la possibilità che ieri come oggi una cattedrale fosse
considerata un optional, e che un mattone fosse aggiunto se e quando
c'era tempo e denaro per farlo.)
– La scarsa considerazione per le questioni "sociali": se non irrilevanti, comunque non dirimenti. Ci si limita a
rattoppare, quando si può, la miseria più nera; la (ex) classe media si
arrangi: ad esempio leggendo i volantini promozionali dei supermercati
invece dei programmi elettorali, cosa che quasi tutti facciamo da una vita. Peggio per noi: non siamo degni
interlocutori della nuova "cultura politica" propugnata dai Monti e
Cohn-Bendit.
– Il segno
dell'emergenza costante come pietra tombale su qualsiasi obiezione: per gli oligarchi di destra, lo spread, il
debito pubblico, la crisi, da cui si sta sempre per "uscire", domani,
nel 2014, nel 2015, nel 2016…; da vero rivoluzionario, Cohn-Bendit ci
aggiunge l'incubo stalinista del "2043": fra trent'anni ci sarà una
catastrofe ecologica globale. Tanto quando la catastrofe (non) verrà ci
saremo già attrezzati (rovinati?) e Cohn-Bendit sarà morto e quindi
irresponsabile.
Secondo me Cohn-Bendit, come tante altre personalità politiche
europee, anche degne di grande stima, non ha mai avuto una gran cultura
democratica. Non era la priorità del 68 francese, non è la priorità dei
tecnocrati alla Monti o alla Barroso o alla Merkel, che infatti ha una
formazione politica DDR.
La figura di Giorgio Napolitano, in questo senso, è un unicum in Europa, perché racchiude in sé tutte queste Eigenschaften. Ancora una volta, come avviene da un secolo, l'Italia è l'esperimento mondiale per eccellenza, la provetta del pianeta.
Nei
fatti ha ragione Cohn-Bendit? Può darsi, basta che si sia consapevoli
di quel che dice e delle conseguenze di quel che dice. Se nessuno si
lamenta, perché "avercela con la propria epoca"? Oltre alla beffa, non sia mai che si debba "subirne i danni".