Daniel Cohn-Bendit ripropone l'oligarchia dei "saggi" di destra
in versione rivoluzionaria sessantottina. Le due visioni hanno in
comune:
– L'idea che i popoli europei non sono in grado di capire i
problemi e le misteriose soluzioni dei nostri tempi, le "riforme" eccetera. Sono
inoltre incapaci di proiettarsi nel futuro, vivono nel presente
immediato, sono gretti, egoisti, limitati. E pensare che nel Medioevo si
progettavano cattedrali la cui costruzione richiedeva secoli! (Mai che
si ipotizzi la possibilità che ieri come oggi una cattedrale fosse
considerata un optional, e che un mattone fosse aggiunto se e quando
c'era tempo e denaro per farlo.)
– La scarsa considerazione per le questioni "sociali": se non irrilevanti, comunque non dirimenti. Ci si limita a
rattoppare, quando si può, la miseria più nera; la (ex) classe media si
arrangi: ad esempio leggendo i volantini promozionali dei supermercati
invece dei programmi elettorali, cosa che quasi tutti facciamo da una vita. Peggio per noi: non siamo degni
interlocutori della nuova "cultura politica" propugnata dai Monti e
Cohn-Bendit.
– Il segno
dell'emergenza costante come pietra tombale su qualsiasi obiezione: per gli oligarchi di destra, lo spread, il
debito pubblico, la crisi, da cui si sta sempre per "uscire", domani,
nel 2014, nel 2015, nel 2016…; da vero rivoluzionario, Cohn-Bendit ci
aggiunge l'incubo stalinista del "2043": fra trent'anni ci sarà una
catastrofe ecologica globale. Tanto quando la catastrofe (non) verrà ci
saremo già attrezzati (rovinati?) e Cohn-Bendit sarà morto e quindi
irresponsabile.
Secondo me Cohn-Bendit, come tante altre personalità politiche europee, anche degne di grande stima, non ha mai avuto una gran cultura democratica. Non era la priorità del 68 francese, non è la priorità dei tecnocrati alla Monti o alla Barroso o alla Merkel, che infatti ha una formazione politica DDR.
La figura di Giorgio Napolitano, in questo senso, è un unicum in Europa, perché racchiude in sé tutte queste Eigenschaften. Ancora una volta, come avviene da un secolo, l'Italia è l'esperimento mondiale per eccellenza, la provetta del pianeta.
Nei
fatti ha ragione Cohn-Bendit? Può darsi, basta che si sia consapevoli
di quel che dice e delle conseguenze di quel che dice. Se nessuno si
lamenta, perché "avercela con la propria epoca"? Oltre alla beffa, non sia mai che si debba "subirne i danni".
Nessun commento:
Posta un commento