Nel cinema degli ultimi cinquant'anni, un sintagma ricorrente è il carrello laterale di un uomo che corre. Non saprei spiegare il perché, ma se ci pensassi per un po' di tempo un motivo lo troverei, un motivo si trova sempre. Ma non ho tempo, il che è croce e delizia di tutti coloro che non hanno nulla da fare.
Questo che mostro è senza alcun dubbio tra i prototipi di quel sintagma cinematografico. Testimonia di una libertà esausta, vacua, fine a se stessa ma quindi assoluta: quell'uomo è un eroe. Però guarda come tossicchia, non si regge in piedi, è chiaramente febbricitante: quell'uomo è un traditore. O tutt'e due. Non saprei dire. Non ho tempo.
Questo che mostro è senza alcun dubbio tra i prototipi di quel sintagma cinematografico. Testimonia di una libertà esausta, vacua, fine a se stessa ma quindi assoluta: quell'uomo è un eroe. Però guarda come tossicchia, non si regge in piedi, è chiaramente febbricitante: quell'uomo è un traditore. O tutt'e due. Non saprei dire. Non ho tempo.