Firmato da David Gordon Green, Halloween Kills nella prima parte si presenta come il terzo reboot del capolavoro carpenteriano (1978), dopo il dimenticabile Halloween H20: Twenty Years Later (1998) di Steve Miner e l'indimenticabile ma durissimo Halloween (2007) di Rob Zombie. Si presenta anche e subito come seguito immediato del precedente Halloween (2018, sempre di Green, e di cui non ricordo quasi nulla), quindi torna indietro di oltre quarant'anni aggiungendo un sottofinale spurio all'originale, del quale riproduce quasi perfettamente il tono, l'atmosfera, i tempi, la qualità della pellicola, le luci e persino gli attori (apparizione lampo di un sosia perfetto di Loomis/Pleasence). Nella sequenza aggiunta è una piacevole sorpresa la presenza purtroppo fugace di Jim Cummings, attore e regista inafferrabile e bizzarro, degno di maggior considerazione, ammesso e non concesso che gli interessi ricevere quella considerazione, essendo egli bizzarro e inafferrabile, una sorta di Quentin Dupieux americano.
Si torna al presente ma senza soluzione di continuità (nell'atmosfera, nella qualità della pellicola, nelle luci, ecc. ecc.) con l'originale aumentato: passa l'idea – filologicamente corretta – che nel genere in cui si inseriva Halloween non è cambiato pressoché nulla dal 1978; passa l'idea – filologicamente corretta – che verso la fine degli anni Settanta il cinema diventa una rimasticatura continua di tutto ciò che ha preceduto quegli anni: che il cinema, invenzione per eccellenza del ventesimo secolo e suo punto di partenza (1895, i numeri sono un'opinione), è fatto per registrare e proiettare in eterno quel secolo e basta, di cui ha decretato la fine con circa vent'anni d'anticipo sul calendario.
Il film procede accompagnando in ospedale la Laurie Strode di oggi, e in tal modo continua ad ammiccare al ciclo di partenza: si sovrappone quasi ucronicamente alle peripezie della Laurie Strode di ieri in Halloween 2 (1981) di Rick Rosenthal, titolo sanza infamia e sanza lode con qualche guizzo sicuramente attribuibile a Carpenter stesso (completamente suo è a mio avviso il piccolo capolavoro extra saga Halloween III: Season of the Witch, del 1982, a firma di Tommy Lee Wallace come The Thing from Another World è a firma di Christian Nyby quando in realtà è di Howard Hawks).
Bene, forse benissimo.
Quindi, il tracollo. In una ventina di minuti appaiono:
– Una coppia di afroamericani, ambedue presentati come personale ospedaliero, lei convenzionalmente sgallettata e lui placidamente scemo.
– Grossa sorpresa: lei sgallettata è il medico, lui "l'infermiera". Battuta comica.
– Una coppia di gay.
Esaurite le quote, Michael Myers le ammazza tutte. Michael Myers è il white trash, è quello che aspetta che si costituiscano le quote e poi le ammazza. Non gli piacciono i neri, non gli piacciono le donne che fanno carriera, non gli piacciono i gay.
Non è molto interessante.
(In seguito ci saranno molti dialoghi su cosa è Michael Myers, cosa è "il male", cosa è "il Male", "il male fuori da noi", "il male dentro di noi", la stessa cosa ma con "il male" con la M maiuscola, moltissimi dialoghi, tonnellate di parole come altrettante cucchiaiate di farina cruda masticate a fatica dagli attori e rifilate in pasto agli spettatori, un bolo non richiesto. E che non è molto interessante. A un certo punto c'è pure la trovata: tante persone, chiuse assieme in un luogo chiuso e animate da buonissime intenzioni, possono trasformarsi in un'unica massa mossa da pessime intenzioni. È banale? Filmiamole come fossero un branco di zombi! Peggio mi sento.)
Chiusa questa parentesi sindacale, il film viene preso in mano da un altro, è ovvio che Green è andato a mangiarsi un panino gigante. Sembra lo scarto tra la prima mezz'ora di Johnny Mnemonic e l'assurda sbobba che esausta portava quel film più che promettente ai titoli di coda.
Quando la nipote di Laurie Strode ottiene i suoi primi piani la signora accanto a me gesticola sul divano, si arrabbia: ma come? passi Jamie Lee Curtis alla casa sua senza trucco e inguardabile, ma 'ste giovanotte sciape che cosa mi rappresentano? cos'è, il festival delle cozze a caso?
E io: eeeh… è che le cozze necessarie… con quel corpo da cozza necessaria… quel volto da cozza necessaria… a portata di mano… quelle del 1978… puoi fare il postmoderno quanto ti pare… non ci sono più manco con il lanternino… eeeeeehhhh…
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