lunedì 10 novembre 2008

Voltati Stenelo

Questo albergo non è una casa, come dice da un'eternità Delbert Grady. Siamo in Colorado, mica a Riccione. Un fantasma e uno zombi nella stessa suite fanno a cazzotti. Così Stenelo e io abbiamo deciso di separarci. Ero stufo di doverlo sempre aspettare, nel labirinto di siepi. Gli ci vogliono cinque minuti per fare cento metri: quando e se si arrivava, la splendida festa di morti era già finita da un pezzo. Tanto non lo avrebbero mai fatto entrare perché è vestito uno schifo. E poi è sporco. E poi puzza.
Ma mi ci ero abituato, e un po' mi è dispiaciuto quando il 31 agosto scorso l'ho visto fare le valigie, con tutti i pedalini spaiati, le scarpe da tennis sfondate e i pantaloni pieni di chiazze sospette. Ha sollevato appena il cappello di paglia: "Ciao core, qui comincia a far freddo, me ne vado a vivere a casa d'amici, in un seminterrato zozzo, illuminato male". Chi vuole può ritrovarlo là, mentre si decompone inesorabilmente.

Un tempo Stenelo voleva fare l'attore. E anche lui avrebbe potuto avere il suo minuto di celebrità, in un film su persone più di là che di qua. Ma il regista giudicò l'interpretazione troppo monotona (mentre Sten la considera un capolavoro, brontolando che a Pittsburgh non capiscono il minimalismo kabuki) e ridusse l'inquadratura a meno di due secondi. Siamo tuttavia riusciti a ritrovare la sequenza originale e la diffondiamo a mo' di omaggio per un ospite non troppo gradito.



P.S.: Puoi sempre andare a salutare Stenelo cliccando sul suo ritratto, in alto a destra. Sempre che tu non abbia paura dei mozzichi.

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