L'America Latina è stata il manicomio d'Europa così come gli Stati Uniti ne sono stati la fabbrica. La fabbrica ora è in mano ai caposquadra, e i matti evasi dal manicomio ne sono la mano d'opera. Il manicomio, da più di sessant'anni, sta bruciando nel proprio olio, nel proprio grasso.
Roberto Bolaño, "I miti di Chtulhu", Il gaucho insostenibile (trad. Maria Nicola), Palermo 2006, p. 170.
Rousseau dice che... Posso citarlo?
Luca Zaia, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali a La storia siamo noi, Rai Due, 27 gennaio 2010.
A volte mi dico che per fare ordine nella mia testa e avere l'impressione di conservare un minimo controllo (intendi: comprensione) su questi tempi bui, vorrei stilare una breve lista delle sue
costanti: principalmente italiane, ma non solo, non sempre. Ne butto sbrigativamente giù tre, le altre aggiungile te, se il gioco ti diverte.
1) La trasparenza. Chiamala se vuoi sfacciataggine, anche se preferisco il termine trasparenza, a me una certa idea di trasparenza fa orrore: penso all'inizio dell'era dei cellulari, dove si ripeteva continuamente che tutti potevano trovarti ovunque; penso anche alla celebre scena di
Playtime, in cui un appartamento si ritrova con un'immensa vetrata al posto della parete che dà sulla strada. Tutto sembra perfettamente leggibile, le intenzioni più recondite vengono squadernate davanti agli occhi di tutti. Nessuno darà prova di essere un sottile analista, ad esempio, sostenendo che la riabilitazione della figura di Bettino Craxi non ha alcun interesse in sé, alcuna necessità teorico-politica e pochissime ragioni storiche d'essere, che essa ha come unico fine la salvaguardia d'interessi attualissimi di persone vivissime, e ovviamente dannosissime. Che essa ha come unico fine l'impresa totalizzante nella quale sono concretamente imbarcate tutte le forze di governo (e, per usare l'espressione usata in
una soprendente intervista, anche le forze, sebbene "debolezze" qui sarebbe più adatto, che non governano): la salvaguardia assoluta del capo. Assoluta, nel senso letterale e storico del termine. A costo di eliminare il potere giudiziario, e magari tutti gli altri poteri, che in una democrazia funzionante sono indipendenti ma relativi (e responsabili). Chi lo ripete, nessuno prova neppure più a smentirlo, come se lo spazio politico si fosse ridotto a un semplice e mafioso (v.
Donnie Brasco) "che te lo dico a fare".
La moltiplicazione di leggi-porcate già varate o attualmente discusse nelle Camere e commentate (leggi: giustificate e imposte) dai vari tg indigna e scandalizza (forse). A me atterrisce l'ovvietà delle intenzioni che le sottendono, e il modo in cui tali intenzioni vengono sprezzantemente palesate ai cittadini da coloro che dovrebbero rappresentarli e che sembrano non temere più nulla. Una trasparenza senza ostacolo, insomma. A una legislatura che ha poggiato i sederi delle veline sulle poltrone ministeriali si addice la pravda degli editoriali minzoliniani: quando un didietro si espone in primo piano, il dietrologo finisce in cassa integrazione.
(Esempio all'estero: la folgorante ascesa politica di Jean Sarkozy, figlio dell'attuale Presidente della Repubblica francese: questo il suo unico merito. Anche se Neuilly non è ancora la Francia, mentre qui si assiste da vent'anni a un'arcorizzazione dell'Italia.)
2) L'umorismo. Tutto quel che esula dagli interessi sopra descritti, tutte le questioni rimanenti (riforme, crisi, occupazione, precarietà, ecc.) scompaiono, risucchiate da un buco nero di scherzi, battute, motti di spirito. Ecco un'altra costante: Bush jr. era irresistibilmente comico, e su questo giocava spesso e volentieri. È la storia della proposta paradossale fatta dal ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta di cacciare di casa i cosiddetti
bamboccioni, che lo stesso on. Brunetta ha definito "uno scherzo".
Un editorialista reputava sintomatico del degrado antropologico il fatto che non si fosse più in grado di capire che di scherzo si trattava, piuttosto che interrogarsi sulla natura di una classe politica ridotta a rappresentare e autorappresentare (consapevolmente, in modo ripeto deliberato e trasparente) una pagliacciata non-stop. Al racconto pirandelliano
C'è qualcuno che ride, letto come possibile critica al fascismo, oggi si rimedia con un
E tutti risero. Si stila così una nuova clausola del contratto sociale, che annulla tutti gli articoli precedenti: ai sovrani il diritto di essere dei buffoni; ai cittadini il dovere di avere senso dell'umorismo.
3) Il manicomio. Da ricondurre ovviamente ai due punti precedenti. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, descritto dalla moglie Veronica come uno che "non sta bene". Ma non solo: ricordo Francesco Merlo, in
un'intervista radiofonica, definire "materia da psicoanalisi" la dichiarazione del già citato ministro Brunetta sulla sinistra ("può andare a morire ammazzata"). Il suo commento non mi sembrò costituire una scusante. Lo reputai convincente. Meglio: ovvio, ancora una volta. Mi limiterò a esempi noti a tutti, che curiosamente hanno in comune una mimica e spesso un vocabolario da teppista. Il corpo scosso dai tic di Nicolas Sarkozy, quando si trova in difficoltà o anche solo quando è contraddetto, magari invitando un pescatore che lo insulta da un parapetto a
"scendere un po'"; il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, vittima di
un raptus isterico davanti a una giornalista dell'australiana ABC che le sta ponendo normalissime domande; il ministro della Difesa Ignazio La Russa che in una trasmissione televisiva, in nome di un suo autoconcesso diritto all'"incazzatura", sostiene che i membri della Corte europea dei diritti dell'uomo e di
"quei cinque organismi internazionali che non contano nulla possono morire". Silvio Berlusconi che minaccia, anzi "giura" di
strozzare quelli che scrivono di mafia. Eccetera.
A fare il punto della questione, di tanto in tanto, come il massone guzzantiano spunta Minzolini: sempre out of the blue, eppure ormai prevedibilissimo, nella puntualità dei suoi interventi (cf. punto 1), sempre con occhi assatanati e tono minatorio, come se volesse piegare il braccio dello spettatore dietro la schiena per obbligarlo a promettere che "non lo farà più" (ma cosa?!). Solo che almeno nel
Caso Scafroglia alla fine arrivavano i dottori: quello non era un set televisivo, ma la messinscena terapeutica di un ricovero per malati di mente.
Tempi bui, governati da un cavaliere oscuro. Gotham City, Italia.