PAROLE VENUTE DALLO SPAZIO
Che cos'è Interferencia secreta? È un nastro registrato illegalmente. Sono voci che parlano e trasmettono ordini e contrordini l'11 settembre del 1973. Voci che abbiamo sentito vagamente in qualche momento della nostra vita, ma alle quali non riusciamo a dare un volto, come se provenissero da immagini senza sostanza. Voci che sono echi di una paura sconnessa annidata in qualche punto del nostro corpo. Fantasmi immaginari. Una paura reale e, al tempo stesso, comune.
Alcuni ordini sono tassativi: si parla di uccidere immediatamente, si parla di arresti, si parla di bombardamenti. Gli uomini che parlano qualche volta scherzano: questo non ce li rende più vicini, al contrario, li inabissa, sono uomini che vengono fuori da fosse invisibili e impercettibili e con un linguaggio vagamente militare si assumono il compito di instaurare l'ordine. L'umorismo di cui fanno sfoggio è, malgrado tutto, familiare. Un umorismo che riconosciamo e non vorremmo riconoscere.
Chi parla potrebbe essere mio padre o mio nonno. Chi trasmette gli ordini potrebbe essere un mio vecchio compagno di scuola, quello prepotente o quello diligente, quello insignificante oppure quello che soltanto una volta ha partecipato ai nostri giochi. In queste voci familiari possiamo osservarci, di riflesso, come se ci vedessimo in uno specchio. Non è lo specchio di Stendhal, lo specchio che passeggia lungo la strada, ma potrebbe esserlo e per molti di coloro che ascoltano le voci lo sarà certamente in via definitiva.
All'inizio le voci sono indistinguibili. A poco a poco, però, ciascuna acquista una personalità, sebbene tutte condividano l'impronta della cilenità, ossia l'impronta lasciata da un'infanzia immersa nella nebbia e in qualcosa che in mancanza di una parola migliore chiameremo felicità. Le voci venute dallo spazio non solo ridisegnano l'isola infantile chiamata Cile: ci mostrano con la bacchetta del maestro la nostra realtà, ci chiedono di aprire gli occhi e anche le orecchie. Sono voci di uomini reali. Alcuni di loro, è evidente dal timbro, dalle esitazioni, sono spaventati e nervosi. Altri mantengono la compostezza con un sangue freddo invidiabile. Il nastro avanza e a poco a poco le voci si fanno sempre più familiari, come se fossero sempre state lì, a parlarci, a minacciarci. La similitudine è superflua. Infatti, sono sempre state lì. Sono gli uomini che ordinarono a un padre di sodomizzare il proprio figlio se non voleva che li uccidessero entrambi, sono i capetti che introdussero topi vivi nella vagina di una militante del MIR di ventidue anni cui davano della puttana.
L'apparenza, però, è quella di un gioco. Le voci si trascinano dalla nostra infanzia come numi tutelari decisamente buontemponi: se Dio non esiste, tutto è possibile, se la patria chiama, tutto si può fare. Alcune voci esitano. La maggior parte accetta, dubbiosa. La loro ingenuità, a volte, è immensa. Un ufficiale d'alto grado, in comunicazione diretta con un altro ufficiale d'alto grado, dice che da quel momento, data l'importanza di quel che deve trasmettergli, gli parlerà in inglese. Come se l'inglese fosse una lingua morta o come se nessuno, dall'altra parte, sapesse l'inglese.
Non c'è niente da fare: sono le voci della nostra infanzia. Voci cilene, come infiltrate in un film troppo grande per loro, voci che trasmettono un messaggio che loro stesse non capiscono del tutto. Un dialogo al di là della realtà, là dove il dialogo è impossibile. Eppure l'immagine finale, per quanti fatti straordinari accumuli, non sfugge a una banalità troppo familiare, ripetuta fino alla nausea. Tutti noi, in qualche momento della nostra vita, abbiamo conosciuto gli uomini che stanno parlando. Le voci, come in un immenso romanzo radiofonico a puntate, recitano per noi, ma soprattutto recitano per loro stessi. Pornografia, snuff movies. Finalmente hanno trovato il ruolo della loro vita. Alla fine i soldati hanno la loro guerra, la loro guerra più bella: di fronte a loro ci siamo noi, disarmati, ma a guardare e ad ascoltare.
Roberto Bolaño, Tra parentesi (trad. Maria Nicola), Milano 2009, pp. 88-90.
Alcuni ordini sono tassativi: si parla di uccidere immediatamente, si parla di arresti, si parla di bombardamenti. Gli uomini che parlano qualche volta scherzano: questo non ce li rende più vicini, al contrario, li inabissa, sono uomini che vengono fuori da fosse invisibili e impercettibili e con un linguaggio vagamente militare si assumono il compito di instaurare l'ordine. L'umorismo di cui fanno sfoggio è, malgrado tutto, familiare. Un umorismo che riconosciamo e non vorremmo riconoscere.
Chi parla potrebbe essere mio padre o mio nonno. Chi trasmette gli ordini potrebbe essere un mio vecchio compagno di scuola, quello prepotente o quello diligente, quello insignificante oppure quello che soltanto una volta ha partecipato ai nostri giochi. In queste voci familiari possiamo osservarci, di riflesso, come se ci vedessimo in uno specchio. Non è lo specchio di Stendhal, lo specchio che passeggia lungo la strada, ma potrebbe esserlo e per molti di coloro che ascoltano le voci lo sarà certamente in via definitiva.
All'inizio le voci sono indistinguibili. A poco a poco, però, ciascuna acquista una personalità, sebbene tutte condividano l'impronta della cilenità, ossia l'impronta lasciata da un'infanzia immersa nella nebbia e in qualcosa che in mancanza di una parola migliore chiameremo felicità. Le voci venute dallo spazio non solo ridisegnano l'isola infantile chiamata Cile: ci mostrano con la bacchetta del maestro la nostra realtà, ci chiedono di aprire gli occhi e anche le orecchie. Sono voci di uomini reali. Alcuni di loro, è evidente dal timbro, dalle esitazioni, sono spaventati e nervosi. Altri mantengono la compostezza con un sangue freddo invidiabile. Il nastro avanza e a poco a poco le voci si fanno sempre più familiari, come se fossero sempre state lì, a parlarci, a minacciarci. La similitudine è superflua. Infatti, sono sempre state lì. Sono gli uomini che ordinarono a un padre di sodomizzare il proprio figlio se non voleva che li uccidessero entrambi, sono i capetti che introdussero topi vivi nella vagina di una militante del MIR di ventidue anni cui davano della puttana.
L'apparenza, però, è quella di un gioco. Le voci si trascinano dalla nostra infanzia come numi tutelari decisamente buontemponi: se Dio non esiste, tutto è possibile, se la patria chiama, tutto si può fare. Alcune voci esitano. La maggior parte accetta, dubbiosa. La loro ingenuità, a volte, è immensa. Un ufficiale d'alto grado, in comunicazione diretta con un altro ufficiale d'alto grado, dice che da quel momento, data l'importanza di quel che deve trasmettergli, gli parlerà in inglese. Come se l'inglese fosse una lingua morta o come se nessuno, dall'altra parte, sapesse l'inglese.
Non c'è niente da fare: sono le voci della nostra infanzia. Voci cilene, come infiltrate in un film troppo grande per loro, voci che trasmettono un messaggio che loro stesse non capiscono del tutto. Un dialogo al di là della realtà, là dove il dialogo è impossibile. Eppure l'immagine finale, per quanti fatti straordinari accumuli, non sfugge a una banalità troppo familiare, ripetuta fino alla nausea. Tutti noi, in qualche momento della nostra vita, abbiamo conosciuto gli uomini che stanno parlando. Le voci, come in un immenso romanzo radiofonico a puntate, recitano per noi, ma soprattutto recitano per loro stessi. Pornografia, snuff movies. Finalmente hanno trovato il ruolo della loro vita. Alla fine i soldati hanno la loro guerra, la loro guerra più bella: di fronte a loro ci siamo noi, disarmati, ma a guardare e ad ascoltare.
Roberto Bolaño, Tra parentesi (trad. Maria Nicola), Milano 2009, pp. 88-90.
— Ti aspetto sabato al Circo Massimo.
— Mi sa che non posso. Conto comunque di rivederti a Filippi.
— Mi sa che non posso. Conto comunque di rivederti a Filippi.
Dust.
38 commenti:
..questo brano è bellissimo...e tremendo anche...ora ci penserò su parecchio...tante cose...ascoltare è importante, leggere pure, non per forza devono essere atti passivi, anche se...
muchas gracias senor sten
Io quel che vorrei capire è perché uno capace di tirar fuori lo scambio fulminante citato alla fine di questo post perde la testa per un giullare da quattro soldi che non gli arriva neppure al tallone.
Oh. Qualcuno doveva pur dirlo. Luttazzi è il peggior comico che abbia mai visto. O allora sono io che son stufo di sbellicarmi.
La seconda che hai detto (anche se a me non ha fatto perdere la testa).
Dopo anni di imbarazzo, di tosse nervosa e di diplomatici cambi d'argomento sono pronta ad azzardare la mia ipotesi: Luttazzi deve essere il modo in cui le altre persone comunicano con gli ufi, o diventano capaci di decifrare i passi più oscuri della Bibbia o di Spazio Azzurro, o si garantiscono un senso di appartenenza a una collettività civile e indignata. Altrimenti non si spiega.
Non si spiega neanche cosa ci facciamo, stamattina, con tutta questa quinta acqua del bollito che ci ritroviamo per le mani.
Sì, anche Luttazzi è una strana voce venuta dallo spazioazzurro che rimbomba su una platea più terra terra che ground control. Umorismo grevissimo abbinato alla quinta acqua della satira. E si vede che è contentissimo, fiero di sé, si vede da tutta la gestualità, dalle espressioni facciali, che dicono solo questo: quanto sono bravo, quanto mi piaccio. A quanto pare, il suo entusiasmo è contagioso. Un po' come nell'effetto performativo di "Avatar", film rivoluzionario in quanto afferma di esserlo.
Outing. Non sono un fan del grevissimo, ma (forse) non è più tempo per i fioretti, mi viene da dire. Non è un paese per fini umoristi, per intelligenze colte. Forse. Non è il momento. A me Luttazzi non mi ha fatto impazzire. Alcune battute non mi hanno fatto ridere; alcune erano scariche, altre erano buone.
Però, "peggior comico" e "giullare da quattro soldi", dopo che tutte le sere ci sorbiamo il tg1 e dopo che leggiamo Spazio Azzurro, mi pare leggermente schizofrenico. Come se ci fosse ancora un pubblico, come se ci fossero schiere di lettori che marciano brandendo 2666 (immagine che mi ha anche un po' inquietato, appena l'ho evocata).
Alle sue battute il paladozza è venuto letteralmente giù. Perché? Non ti so rispondere. In risposta, ti potrei dire, chiudiamo pure le finestre, spegniamo il tg1, stacchiamoci dalle centurie azzurre. Leggiamo un bel libro. E sorridiamo nelle nostre stanzette. Va bene, per carità: lo faccio da anni, ormai.
Condivido la diagnosi, e considero Luttazzi e la reazione della platea come altrettanti sintomi. Non sono convinto di essere affetto da schizofrenia e non spengo il tg1, che guardo persino in Italia perché mi serve a capire come pensa, come si vuole che pensi una fetta del paese. E continuo a leggere bei libri, e apro le finestre anche perché fumo come un pompiere e a volte senza motivo alcuno sorrido. E continuo a pensare che la metafora della sodomia filata per 10 (dieci) minuti non manifesti alcun tipo di intelligenza, né colta né istintiva. In tutti i sensi (comico, satirico, interpretativo) mi sembra più pungente la litania guzzantiana del non ricordo nulla.
"Grande Mariano!"
Sì, le metafore grevi sono indubbiamente un segno di questi tempi barbari. Non è forse un caso che Guzzanti non si veda praticamente più. La satira intelligente (e dunque pungente) in tv è finita dopo Scafroglia e Nonc'èproblema di Albanese, su questo non vi è alcun dubbio. Periodo che coincide - guarda un po' - con l'instaurarsi definitivo della Dittatura degli Ultracorpi, il periodo della rivendicazione sfacciata del potere (anche sulla lettura della fase, l'analisi di Luttazzi è vecchia dunque di qualche anno).
L'impressione è stata quella di assistere a un grande sfogo, in un contesto totalmente falsato e dopato.
I veri comici, diciamocelo, sono Iacona e a Norma Rangeri, alternativamente nervosi o morti di sonno. Però la battutta d'ingresso di Luttazzi, quando si è guardato intorno contento, mi è sembrata un saluto proprio bello: "Fine del regno birbonico!", ha detto. Per il resto boh, a me non mi è mai piaciuto Luttazzi, arrangiatevi.
Spezzo una lancia per l'organizzazione, piuttosto, che ha pensato proprio a tutto, Morgan e Venditti compresi per pausa sigaretta. Poi se Venditti avesse cantatato "Er grande raccordo anulare" mica che ce uscivamo a fumare in terrazza, a casa mia.
(Ciccioni, chiusi nella vostra stanzetta, io vi voglio bene, ma come sarei contenta se qualche volta usciste anche fuori di qui. )
Quella scena di "Boris" è appunto uno Scafroglia ridotto a osso di seppia, dopo decine di elettroshock. "Non ricordo più nulla" ripetuto ossessivamente con una faccia sempre più beota: arte pura. Certo che non si vede più, Luttazzi dà fastidio sul momento, ma Guzzanti è un eversore a lungo termine e ad ampio spettro: un vero ghost. Del resto, a questo paese è sempre piaciuto gambizzare gli intelligenti e lasciare in piedi gli idioti. In questo senso Berlusconi è più miope dell'Italia di spazioazzurro. Il primo se ne andrà e la seconda prenderà il potere. Cercare di prevedere le devastazioni future non è vacuo solipsismo ma dovere civile, anche se persino Otelma leggerebbe in quelle centurie la promessa di fiumi di sangue. Le intercettazioni minzolinberlusconiane non sono nulla rispetto a quello che si prepara. La capitale d'Italia non è né Roma, né Milano, né Arcore. È Rosarno.
Visto solo Luttazzi, spiacente. Recupererò gli altri due, promesso. Ora esco dalla stanzetta, sul serio, perché devo andare a far la spesa. Se intendevi altre uscite spiacente, ma l'analisi di Arco la condivido in buona parte. Al momento gli spazi sono davvero chiusi. (A proposito, Arco, per bei libri pensavi forse a questo?)
..non so com'è ma mi pare d'esser stra d'accordo con tutti voi, arco in primis...e mi piace leggere qualcosa con cui essere d'accordo, una volta tanto e che mi dia un paio di diverse chiavi di lettura...continuerei a dire che a me non mi fa più ridere nessuno da secoli, mi pare, che rido un sacco solo del privato, che per il resto nemmeno lacrime ho più, o urla, solo un senso di rivolta indirezionabile, perchè a parte quì, nelle catacombe, non mi trovo d'accordo con nessuno, figurarci con i non-esseri che ci sono là fuori, che dovrebbero rappresentarmi..ahahahah...nemmeno loro stessi, che non sono, rappresentano...per cui continuo a magnarmi il fegato, farmi fuori paccheti di sigarette, kg di cioccolata, leggere libri e andar fuori in cerca di non so che...davvero non so più che...visto quel che si trova...
Comunque l'idea di gente che non riesce neppure a rappresentare se stessa non è male.
P.S.: E anche 'sto post non è male. Voi leggetevelo, che io e figlia8 abbiamo un puzzle di 1000 pezzi da finire e un tg1 da guardare.
..il tg megòlio lasciar perdere che poi con le lacrimwe agli occhi ci vedi male, se poi sono iniettati di sangue pure peggio...il post è più che non male, è che ha ragione e basta, solo che a me, ma non credo solo a me, non è proprio che mi frega di dirmi quanto son brava e bella e più bianca del bianco a stare da questa parte ( da quale parte poi? non c'è una parte, non ci cresce più un filo d'erba da sta parte, mi pare)ma è che mi chiedo, siccome berlusconi ha inventato anche le cerniere, dopo, dico, ma quanto ci vuole ,come cavolo ci si fa a a levarci dalle balle tutta sta sta ragnatela di effetti, sta corte dei miracoli in cui ci siamo trovati?..perchè c'è un dopo no?...c'è, vero?...
un puzzle da dodici milioni di pezzi
“Le mie mani sono come le tue, ma ho vergogna di avere un cuore così bianco”, dice Lady Macbeth, venuta a conoscenza dell’assassino del re Duncan da parte del marito.
Non era italiano Shakespeare, e nemmeno Javier Màrias lo è. Però entrambi sono stati tradotti, e parlano lentamente.
(Viva i ragazzini che non vogliono arrivare in ritardo a scuola!)
... comunque sia chiaro: Berlusconi non ha inventato tutte le cerniere lampo. Solo quelle che non funzionano.
(Emanuela, eh sì: questi post si basano sul comma 22 dei blog, "l'unico motivo valido per leggere questo genere di post è la pazzia; chiunque lo legga non è pazzo". O il contrario, non ricordo tanto bene :-))
oh si...ma tanto a che vale far finta di essere sani, mi sa che il solo discrimine è la quantità di pazzia, o la qualità, forse meglio, e direi pure che sia l'unico modo per salvare la pellaccia, messi come siamo, se ti metti a pensare, a pensare davvero...finisci pazzo..ecco appunto :-)
evviva l'inderogabilità del comma 22!!!
..e comunque: ma ce n'è di cerniere che funzionano? perchè da questo dipende tutto, capisci?
Luttazzi vi fa un baffo, signore! Ve lo dico prima che arrivi l'aggiornamento dei dati di affluenza alle urne.
Questi i primi: 10% alle 12. In calo. "Il primo obiettivo è stato raggiunto: votare è un dovere civico, non un imperativo morale". Già.
dovere???
morale???
..non mi risulta siano più nel vocabolario almeno almeno da una decina d' anni...mi pare fu fatto un decretino alla bisogna, e fioccano multe a solo osarne la pronuncia..non vorrei sbagliare me l'Accademia della crusca ha denuncia in corso per aver sostenuto la conservazione in archivio a futura memoria..perchè anche la memoria..è lì, lì eh...mooolto a rischio
"Non ricordo… nulla. Non ricordo… nulla! muah muh mh… Non… ricordo… nuh… nulla! E tutto è… una nebbia, un nebbiône! Nun… non l'ho… mahahaha mghr ahhh hh aaah!" (cit.)
..infatti è un horror, mica a caso.
( cit. carpenter)
..comunque, io non c'ero e se c'ero dormivo...
(nuovo inno, mi hanno detto)
Drrrinnn! drrrrinnn!
(urne momentaneamente non coinvolgenti, sennò m'alzavo all'alba, m'alzavo!)
Siamo tutti qui e tutti insieme vogliam vedere...
Ok. Ora mi leggo il post. Volevo commentare senza leggere il post. Perchè non vi conosco. Ma leggervi mi fa più compagnia di una riunione con ex colleghi d'ufficio. Alla quale infatti non vado.
Bonne soiree !
Lubrico marxistaeramarx!
P.S.: Ehm. Sì, ho detto "lubrico".
si l'hai detto, l'hanno notato TUTTI..ma sarai perdonato, perchè lei è deliziosa...come non se ne fanno più...e poi dai,in fondo lubrico è demodè...ora si dice diverso...però max che non voleva leggere il post, quello sì che è imperdonabile...il post è tutto..scusa ma di un picasso mica ti vai a guardare la cornice no?
Lo vedi come sei ? Lo vedi come sei ? Torno e mi dai del lubrico. Beh, sempre meglio che lubrificante.
Ok. Meraviglioso post. Ma lo sai, io sono fan di Borges. Nelle finzioni stile "stringhe temporali" [ultima moda primavera-inverno 2010] era lui il maestro.
Meraviglioso il quadro. Emanuela. Ma Marx Groucho disse: "L'intelligenza militare è una contraddizione in termini". Amo la sintesi.
firmato: maxeramax, più lubrico che mai.
(Ma anche ludico, ecchè).
..ah la sintesi, la sintesi, la suprema arte del concentrare e del non dilagare...in tempi esagerati parrebbe l'unica divisa indossabile...e non trovo mai la mia taglia mannaggia!!!
...così mi nascondo dietro al quadro e osservo...i lubrichi e i ludici, ma ancora di più ascolto...voci...è importante
Ti si vede, fuori dal quadro. La sintesi te la sparano in testa boss aziendali o bravi maestri. E non è la sola divisa indossabile, anzi. Oggi c'è ancor più bisogno del testo lungo. Ma se hai avuto un professore d'Italiano che ti girava intorno nei compiti in classe sussurando: "potare, Max, potare. Scrivere è arte da giardiniere. Potare" - poi, dopo sei righe lo senti ancora nelle orecchie.
In realtà il lubrico era un modo per non citare l'ormai trito "Non entrerei mai a far parte di un club eccetera" in riferimento alle cene tra colleghi.
Simpatico, quel professore, sei stato fortunato. Coincidenza, io la tesi di laurea la scrissi proprio su Borges, si intitolava "Borges e il romanzo", poi c'era un esergo (sempre di Borges): "Sono un pigro". E quindi la prima frase era "Borges non ha mai scritto romanzi. Piuttosto logicamente, la tesi faceva novanta pagine scarse, biblio compresa, times 14, interlinea 2. È anche vero che all'Università francese nessuno ti chiede di presentare mattoni.
Vabbe', fine del non richiesto excursus curriculovitoso. Era solo per far passare il tempo in attesa di sapere quando gli exit poll si decideranno a sparare un po' di numeri a carajo de perro.
..interessanti gli excursus scolostici. primo mi piacciono i racconti, sempre e comunque, secondo ancora di più mi piacciono le deviazioni, le gite fuori porta..poi naturlamente ora che so entrambi costole borgesiane tutto è chiaro...pareva ovvio...chiaro nonn mi è per niente st'affare degli exit poll, mi ci son fatta tre ore di autostrada con gli exit poll alla radio e tutto quello che ho capito è che se ti ci vine sonno non è una buona cosa..non in autostrada...ma quando mi sveglio poi sarà tutto chiaro vero?
E'andata male. Anche peggio: gli exit poll.
Ma ora so che hai dato la tesi (in francese) su Borges.
You are my President, Sten !
Mi dispiace. È la conferma che una risata NON li seppellirà, che i grandi sfoghi in contesti falsati e dopati sono inefficaci se non dannosi, e che dare dei sodomiti a milioni di elettori, oltre che un grottesco errore, è un inglorioso suicidio politico. Dicendo questo non intendo in alcun modo esaurire le cause di un simile disastro, a scanso d'equivoci.
..a me dispiace dispiace dispiace...no di più mi dispera, mi atterrisce, mi annichilisce...perchè pare che niente li seppellirà a sto punto, son loro che c'hanno seppellito a tutti, ma la fossa era già pronta, autoscavata con perizia idiota, e se siamo al de profundis, si si possiamo anche stare a riflettere sulle cause, e penso sia importante, tanto capire è l'unica cosa che ci rimane, sempre sia possibile, tempo ne abbiamo, intanto che sto a terra, urlo e batto i pugni sul pavimento...tanto, intanto, loro son là a ridersela e salutare col braccio teso...possono fare tutto, ora, ormai...
save our souls
save our souls
save our....blub blub blub...
Tanto per dirne una, si potrebbe cominciare a riconoscere che il popolo della rete, che coincide spesso con il popolo viola, che coincide spesso con le 5 stelle, che conta come il due di picche(1) in un paese dove si vince spesso per un due di picche, che coincide spesso con persone per cui nutro stima e oserei dire affetto, che considera un evento storico o poco meno "Rai per una notte", si sganascia con Luttazzi per poi poche ore dopo condividere il post di mirumir e dichiararsi nauseato nei confronti dei grillini, questo popolo della rete sembra ormai unicamente mosso da irresponsabili forme di dissociazione. Io no, la foto con la testa crepata viene da "Shining", non sono mica io. Sparatemi addosso tutti gli epiteti, ma schizofrenico sa di pallottola a salve.
La rete, in Italia, somiglia sempre più a un culculizzante kindergarten abitato da eterni adolescenti dimentichi della lezione stevensoniana: non puoi confinare la tua ottusità animale; se usi internet per darle libero sfogo, essa non accetterà di rimanervi confinata e reclamerà sempre più spazio, e tempo.
(1) 2%: questo il numero di italiani che si informa tramite internet.
...più che d' accordo...mi parebbe che una delle cose sarebbe che ve bene infrmarsi, ma bisognerebbe anche pensare, poi...ma come dice stevenson...o l'una o l'altra o a corrente ( fintamente) alternata...questo mi pare ancora più interessante da esplorare che non l'ennesimo fallimento della fu-sinistra...la cosa dell'intelligenza collettiva...o della demenza collettiva, hai visto mai...e starei volentieri quì a discutere con te, ma ho da postare un paio di link...
f o n d a m e n t a l i
..che poi, potrebbe essere che siamo n popolo border-line?q uelli della rete, quelli fuori...magari è anche la situazione border-line...e oltre quella linea sottile non sono sicura di voler vedere cosa c'è...ma metti, per esempio, una come me, mica te che ti puoi premettere la testa spaccata, perchè poi ce l' hai bella intera, strutturata a dovere e con tutte le cose al loro posto, ma una come me, cultura media-scarsa, intelligenza media-scarsa, curiosità diffusa, vitalismo mal direzionato, si guarda intorno e le fa schifo quello che vede, poi come t giri, come ti muovi è tutto un muro di gomma, allora talvolta la rete , i social network sembrano una festa mobile, è tutto giovane, ci si dice tutti che fighi che siamo, un giorno a dire bianco un giorno a dire viola...un po' è la disperazione, un po' è che tutto pare nuovo,un po' bisogna capirlo cosa è, mica è chiaro...poi è ovvio che arriva sempre una livida alba deserta in cui ti svegli e non sai dove sei e dici-ma che cazzo sto/stiamo facendo...magari è da lì che poi provi di nuovo a pensare...
che ne so...
La mia testa non è né intera né strutturata, tantomeno bella e tu non sei media-scarsa. I social network mi sembrano una festa immobile, una festa di morti neppure tanto splendida. Quando ero giovane i miei coetanei mi facevano paura e quando arrivò Berlusconi sapevo che avrebbe vinto perché ero coetaneo dei giovani e sapevo come pensavano. Ora mi fanno ancora più paura: i social network permetton loro di restare giovani, per sempre, e fighi. Non lo sanno, ma in realtà lo spazio in cui vivono è il frutto di un immaginario fascista. Preferisco invecchiare.
Passando a cose più importanti. Considero Santoro e Travaglio figure importanti dell'informazione italiana. Ma la loro utilità è limitata. Non è colpa mia se gli alieni di Spazioazzurro, se gli abitanti di questa futura Santa Teresa colorata di blu che abbiamo visto stanotte guardano Minzolini. E allora insisto: se qualcosa va cambiato nell'informazione, non è tanto lo spazio dato ad Annozero. Gli italiani guardano il tg1. Bisogna cambiare il tg1, non moltiplicare le riserve indiane o le nostre stanzette.
..intanto il tg1 l'hanno cambiato loro, come hanno cambiato ( sono cambiati, vabbè il discorso è lungo e complesso ecc.) i connotati di questo paese e altro che riserve indiane e stanzette, che dovrebbero esser almeno piazze, almeno bar dello sport non catacombe, ormai pare siano aree protette, auto protette, o stanze della buona morte talvolta...e cavolo io non ce l'avevo mai davvero paura di quelli intorno, solo forte e completa estraneità e mi dicevo pazienza, si può pure fare i lupi solitari e vivere bene, basta imparare che sentieri sono sicuri nel bosco, ma ora invece sì che ce l'ho una paura fottuta, perchè il bosco lo stanno radendo a terra, non ci sono sentieri più, non c'è modo di trovare di che vivere alla fine, è tutto uno sparare, sembran tutti degli idioti assatanati col fucile in mano, altro che tranquillo week-end di paura, io ho paura sempre, anche solo a vedere le facce e so che dietro le facce ci sono azioni e quelle azioni devastano in modo tranquillo, determinato e continuativo...vogliamo fare l'elenco?...intanto le supposte guardie forestali dicono che va tutto bene, che ieri hanno portato a casa il risultato...forse dovrebbero uscire dallo chalet...accorgersi che non hanno nemmeno più la sedia sotto al sedere tra un po'...
(p.s. posso dirlo piano? a me Santoro non mi piace da parecchio, io li detesto quelli che si piacciono troppo e si compiacciono, però ci serve, ma ci servirebbe di più e di meglio, come chi quando dove...ah saperlo)
Schizofrenia unica via, Sten. E' il denaro, lo sterco del demonio, il tema. Abbiamo lasciato candidare Crasso. E' chiaro che chiunque lavori deve o prende qualcosa a lui. La radice del nostro vaneggiare è che non vogliamo accettare che 'teniamo famiglia', che vorremmo, ma non possiamo. Ed allora la scissione si crea. In più hanno creato spazi di desiderio incommensurabili. Io, te, gli altri che scrivono qui resistiamo. Non è un valore l'iPhone. Ma è un resistere, un sopravvivere. Comporta dolore. E a volte al dolore si reagisce con la stizza, con la contraddizione. Con la negazione di ciò che si è. Perchè è un fastidio questo modo di essere. Perchè dall'altra parte ridono, si divertono, si vestono, escono, fanno vite, a loro giudizio, normali. E noi siamo qui a confortarci. Se qualcuno "sbrocca", comprendilo. Non è facile andare in direzione ostinata e contraria: neppure se ti chiami De Andrè.
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