mercoledì 21 febbraio 2024
domenica 11 febbraio 2024
giovedì 11 gennaio 2024
"Napoleon", l'incompreso ballo in maschera di Ridley Scott
Sarò controcorrente: è un capolavoro. Ne ho visto solo metà ma è un capolavoro. Joaquin Phoenix trova qui la maschera da Commedia dell'Arte a cui era destinato seguendo la logica traiettoria degli ultimi personaggi da lui interpretati: l'uomo convinto di essere Napoleone in una casa di cura. Perché sia finito lì e perché si sia scelto la più trita delle figure manicomiali non lo sapremo mai, ci viene fornita una sintomatologia sommaria, una certa fissa nei confronti di mammina, un mix schizofrenico di viltà e incontrollati raptus vitalistici, complessi e tic esibiti anche quando si tratta solo di sgranocchiare un salatino, sessualità mimata in modo infantile, tipo sbattila sul comodino alzale la gonna agita senza costrutto le anche indietreggia con patetica goffaggine riabbottonando quel che non è mai stato sbottonato. L'anamnesi è lasciata all'interpretazione di ciascuno di noi, segno dell'immensa fiducia che Ridley Scott ripone nello spettatore (un cinema "classico"!).
È ovvio che la direzione psichiatrica ha allestito una spettacolare messinscena, un blockbuster storico-basagliano con l'intero reparto di infermieri che assiste ai ghigliottinamenti, i luminari che interpretano monarchici austriaci, a un certo punto Phoenix dice "ah, Talleyrand, qual buon vento dagli esteri?" e lo spettatore vede chiaramente il tuttofare del Cottolengo con la tuta da idraulico e lo sturacessi ancora in mano. Giganteschi fondali dipinti, trompe l'œil, salottini sale saloni in cui il paziente si muove con il suo tipico cappellone senza mai dare l'impressione di dominare o anche capire quegli spazi, un po' perché li vede sempre per la prima volta e un po' perché non è Napoleone ma solo un americano cinquantenne messo molto male. Splendida la scena in cui il Terrore viene ripresentato in grottesca chiave teatrale, è la chiave "Truman Show" del film.
È ovvio che la direzione psichiatrica ha allestito una spettacolare messinscena, un blockbuster storico-basagliano con l'intero reparto di infermieri che assiste ai ghigliottinamenti, i luminari che interpretano monarchici austriaci, a un certo punto Phoenix dice "ah, Talleyrand, qual buon vento dagli esteri?" e lo spettatore vede chiaramente il tuttofare del Cottolengo con la tuta da idraulico e lo sturacessi ancora in mano. Giganteschi fondali dipinti, trompe l'œil, salottini sale saloni in cui il paziente si muove con il suo tipico cappellone senza mai dare l'impressione di dominare o anche capire quegli spazi, un po' perché li vede sempre per la prima volta e un po' perché non è Napoleone ma solo un americano cinquantenne messo molto male. Splendida la scena in cui il Terrore viene ripresentato in grottesca chiave teatrale, è la chiave "Truman Show" del film.
Ma perché tutto questo? È lì che la seconda parte, ci scommetto, sceglierà una via tra Shutter Island e Philip K. Dick. Esclusa l'ipotesi pacchiana di un Joaquin Phoenix dalla famiglia straricca, che paga l'intera istituzione psichiatrica per… cosa?! Assai più verosimile il megainvestimento futuristico di uno Stato-multinazionale, che vuole spingere Phoenix al punto di rottura, un satoriWaterloo in cui il pazzo del villaggio rivelerà di essere l'unico uomo al mondo in grado di sputare, letteralmente sputare quella chiavetta USB mescolata a quel salatino, se vedi un salatino al primo atto puoi scommettere che al quinto quel salatino sarà sputato, e quel salatinodevice sputerà a sua volta il QR code che passato attraverso un tesseratto decifra i piani di distruzione non solo della Terra ma dell'intero universo e del Tempo stesso, dimodoché il distruttore Napoleone diventa il salvatore del Creato, perché Phoenix sarà controcorrente ma è un capolavoro.
venerdì 5 gennaio 2024
mercoledì 27 dicembre 2023
Moi je suis tango, tango / Je le serai jusqu'au tombeau
Solo oggi ho saputo della morte di Guy Marchand che da bambino scoprii in una sala di Montparnasse, sadico interrogatore di Michel Serrault, diceva «"Tango", ça s’écrit comme un tango?» e Serrault sprezzante «Non, mais comment voulez-vous que ça s’écrive?! Comme "Paso doble"?!».
Approfitto dell’occasione per ricordarti che è meglio non morire senza aver visto almeno tre volte L’acrobate di Jean-Daniel Pollet, dove in un ruolo secondario Guy Marchand faceva quel che voleva fare, che sapeva fare, che doveva fare.
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L'Acrobate
domenica 24 dicembre 2023
mercoledì 6 dicembre 2023
giovedì 30 novembre 2023
martedì 21 novembre 2023
The Killer (David Fincher 2023)
Scambi domestici.
– Non improvvisare. Anticipa. Prima di guardare The Killer di Fincher chiediti che cazzo te ne frega.
– Solo a pensarci mi è sceso il polso a 45.
– Poi però sono andato a Santo Domingo, mi son tirato su con un caffè e mi son fatto 50 flessioni di fila. Diciamo 37 flessioni. Una flessione, via. Tanto chi le ha contate. A chi frega delle mie flessioni. Siam 7,8 miliardi. Frega niente a nessuno, delle mie flessioni.
– E ho cambiato targhe ascoltando la mia musica preferita. Senza empatia.
– Ma non come Alain Delon che svita svita svita la targa riavvita riavvita riavvita la targa. Prendo una delle mie 7,8 miliardi di targhe, la avvicino all’altra e taaaac!
Capito?
Ca-la-mi-ta!
Delon ci mette cinque minuti. Io cinque secondi. Poi però tocca andare avanti per due ore.
– Delon ---> diteggia una cinquantina di chiavi per mettere in moto la DS.
Io ---> sblocco lo scooter con l'app che non va non va non va poi va!
– Poi sbloccato lo scooter vado avanti a tutta birra con la mia due ore di vita noiosissima da killer osservato da 7,8 miliardi di abbonati Netflix, o forse solo da sette, otto abbonati, non si sa, Netflix non lo dice perché non ha empatia e soprattutto non gliene frega un cazzo!
Perché Dio è morto eccetera, capito?! Quindi che mi frega? Un cazzo! È come in quel vecchio film, li ho visti tutti senza capirci un cazzo, quello con l’albergo, 7,8 miliardi, vanno, vengono, tutto senza senso! Il mondo è un assurdo albergo del cazzo, un albergo TUTTO VERDE!
– Avrai notato che questa conversazione piace molto alle signorine di Twitter.
– Frega un cazzo delle signorine di twitter, io posso avere 7,8 miliardi di signorine di twitter solo per me, le porto tutte a bordo piscina della casa mia a Santo Domingo, ci beviamo un caffè del cazzo e guardiamo un tramonto del cazzo tutto verde, chissà perché, chi se ne frega.
– E poi cinque bicchierini di whisky degustazione. Ci sono i dessert? Sì? No, lasci perdere.
– Ho smesso di bere quando hanno sfigurato Conchita, la mia cazzo di colf dominicana, con il marito Pancho che non si dava pace, poi ho scoperto che era la mia fotomodella del cazzo e non una colf e Pancho non lo so, forse suo fratello, non lo so, ma tanto non mi frega un cazzo.
– Sono messa tanto male? dice quella. E lui la guarda un po' così, come guarderebbe una targa attaccata male o uno scooter che non parte. Domande che non devi fargli.
Vabbe', dice lei, immagino che lo vedrò da sola. Ecco brava.
– La vita è così, oggi fotomodella, domani colf sfigurata, dopodomani chissà, hai 7,8 miliardi di possibilità, le metti sulla bilancia, fai la tara, ti ritrovi con un 98,8% di non me ne frega un cazzo, il resto lo metti in una busta di plastica sigillata e lo butti nella Senna.
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