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domenica 15 dicembre 2013

The trick is not minding that it hurts.

PETER O'TOOLE, 2/2/1932 - 14/12/2013
 

giovedì 5 agosto 2010

Niente da vedere niente da nascondere

— Cambia il tempo…
— Ti prego, cara Giulia: non essere sempre così didascalica.
Giulia (Dominique Blanchar) e Corrado (James Addams) ne L'avventura (Michelangelo Antonioni, 1960).

— Vieni, cara!
— Eh, sto controllando il soffritto…
— Ma vieni, cazzo! Corri!!
— Ma che c'è?!
— C'è Minzolini! Corri! Minzolini, cazzo, vieni!!! Corri…
— …
— …

Non è la prima volta che mi capita. Sarà almeno un anno che mi porto dietro questa sensazione, senza riuscire a darle un nome.
Ma perché grido così.
La vanità dell'urgenza, quasi dovesse veramente succedere qualcosa, e per salvare una miserabile rotella cipollina si perdesse chissà quale messaggio in codice, l'occhiolinata definitiva, la gestualità massonica dell'unirsi, incrociarsi, aggrovigliarsi di quegli artigli. Appuntarlo, inchiodarlo come una spaventosa farfalla rinchiusa in un quadro-bacheca, badando a non ritrovarsi tra i piedi quell'impiastro di Jerry Lewis.
Quelle dita, soprattutto. Cogliere il maneggio fuggente. Come quell'indimenticabile rotear di polso dell'ascensorista Shirley nell'Appartamento. E quando accade, soprattutto: avere un complice, accanto. Un testimone oculare.
Quindi, il ricadere dell'attenzione, schiacciata dall'evidenza del tutto. La compattezza scomposta di quegli "editoriali" ti vota al fallimento, sempre, lasciandoti con la certezza che il particolare essenziale ti è sfuggito, anche stavolta. Semplicemente perché non c'era.

L'indomani sono in auto, e mi vengono addosso colline, vigneti e olivi, ce n'è uno smisuratamente alto, come certi alberi del nordovest americano, dove non sono mai stato. Un carrello in avanti (quelli laterali sono un'esclusività del solitario di Croisset), e di colpo penso, e aggravando il satori con un'emissione pomposa dico ad alta voce: "Minzolini è un paesaggio".(1)
O un tramonto. Stai lì a guardarlo, ma con i nervi tesi, mai sereno ("sono sereno" era la frase preferita dei politici un attimo prima del tintinnar di manette, questo lo ricordo come fosse ieri). Ci fosse un raggio verde, chi può mai dire? E in quel caso, l'opportunità di brillare, vedendolo per primo in un istante preciso, indimenticabile, collocabile nello spazio della memoria, lasciando un'indelebile incisione nell'immaginario altrui: "Guarda! Hai visto?!". Oppure pensare che la tua ansia insoddisfatta partecipi dell'orizzonte, modificandolo nel delirio solipsistico riservato ai bambini o a certi tedeschi ("C’è un tale in Germania, uno tipo Fritz. O Werner. Ha questa teoria: se vuoi fare un test, tipo perché i pianeti girano attorno al sole, di cosa sono fatte le macchie solari, perché l’acqua esce dal rubinetto, insomma queste cose devi guardarle. Ma quando le guardi, a guardarle le cambi. E a quel punto non sai più cosa è successo, o cosa sarebbe successo se non ci avessi ficcato il naso. Si chiama 'Principio d’indeterminazione'. Sembra un delirio, ma persino Einstein dice che quel tale ci ha preso").
E invece. Niente da vedere niente da nascondere. Minzolini è arte concettuale. Nei dettagli non si nasconde nulla: non è mica Dio. Solo un fatto estetico: l'imminenza di una rivelazione che non si produce. Queste cose devi guardarle. Come un guardiano di polli renitente, che quando scrisse di libri e muraglie si immaginava cieco (era solo una finzione premonitrice).
Allora "the horror… the horror…"? La battuta sarebbe davvero azzeccata, credo, ma solo se a pronunciarla fosse un indolente, annoiatissimo George Sanders. Sogni d'oro, sweet cesspool.


1) E in auto c'è anche una bambina di otto anni. A proteggerla da Avatar, che ha già visto con me, ci pensa Bondi. Ma chi la salverà, se nel futuro dovesse ricordare, suo malgrado, "questo carrello contro natura"?

lunedì 30 marzo 2009

Orecchie senza volto

MAURICE JARRE, 13/09/1924 - 29/03/2009

Non era tra i miei compositori preferiti, ma resta legato a uno degli stacchi di montaggio più impressionanti della mia infanzia.
1916, un giovane ufficiale in Egitto. Molte virtù, qualche vizietto: tra questi, accendere uno zolfanello e guardarlo consumarsi, tenerlo stretto tra le dita fino a bruciarsele, sopportando il dolore, più gratuitamente che stoicamente. Lo vediamo esibirsi in questo giochino masochista una prima volta. Poi una seconda: ma stavolta, nel preciso istante in cui il fuoco sfiora il polpastrello, lui soffia sul fiammifero e




Pochi anni prima (ma io lo vidi pochi anni dopo), Maurice Jarre aveva dato prova di maggiore audacia, scrivendo una partitura ossessiva e sgradevolissima per un grande film, ossessivo e sgradevolissimo.