sabato 24 luglio 2021
La foto di famiglia
lunedì 8 maggio 2017
No More Mr. Nice Guy: Macron al Louvre
– I'm a soldier.
– You're neither. You're an errand boy, sent by grocery clerks, to collect a bill.
Ieri sera, nella messinscena del Louvre, il frastornante "Inno alla gioia" era un trattamento Ludovico imposto a tutta una nazione: il vostro No espresso alla luce del giorno al fascismo di Le Pen si è tramutato al calare del sole in un Sì alla "Costituzione" europea che avevate rigettato nel 2005. "Statece": inchiodati davanti alla tv, con gli occhi sbarrati e il volume a manetta.
La strana camminata – dalla lentezza troppo a scatti per essere ieratica ma priva di umorismo montypythonesco – di una silhouette sfacciatamente bassa compensata da un'ombra sfacciatamente lunga, dove tutti hanno visto Napoleone e forse solo io il William Harford di Eyes Wide Shut cui si aprono finalmente none porte della Legge grazie a un "Fidelio" assegnato a forza da milioni di elettori.
Il volto lunare del prescelto e l'apice di una piramide divina in congiunzione astrale e perfettamente simmetrica ottenuta grazie a un'angolatura dal basso e centrale.
Il tutto in un'oscurità cosmica, nel buio notturno di un ritorno allo spazio riservato ai re, ai tempi in cui torpide Lady Lyndon firmavano assegni a rampanti avventurieri.
Chiaro: non fosse morto, riconosceremmo subito il regista di queste immagini. È lo stesso che girò lo sbarco sulla Luna.
Invece la messinscena è firmata dai comunicatori della campagna di Macron. A un certo punto anche i canali televisivi francesi si sono sentiti in dovere di dare l'informazione, con un brevissimo sottotitolo: "that's entertainment".
È come se i registi dell'incoronazione di Emmanuel Macron avessero avuto un'intuizione. Il nostro candidato viene attaccato come l'uomo dei banchieri, della mano invisibile del potere, del falso, della massoneria, dei produttori di Armstrong che a scatti poggia il piede sulla Luna in uno studio hollywoodiano.
Allora noi li prendiamo in contropiede. Li mandiamo in cortocircuito: eccolo, il caro vecchio Ludwig Van; eccola, l'orgia misterica di tutti i Palazzi della finanza; eccola, l'alba dell'umanità; eccola, la notte di tutte le Républiques. E quindi li lasciamo "radicalizzarsi": la massoneria, la piramide, Dio, la Luna, il dito, la notte, la moglie anziana, il tizio con il berretto, Beethoven. Si facciano esplodere in rete.
Una novità: in analoghe messinscene recenti, i personaggi e i canovacci comportavano sempre una componente comica, la battuta, "l'ironia" d'ordinanza, a volte la "simpatica" cialtronaggine, nella peggiore delle ipotesi il ghigno. Il film Macron al Louvre è plumbeo, è il "No more mister Nice Guy" di un horror di Wes Craven che lo psicopatico "fritto" sulla sedia elettrica minacciava sarcastico al mondo intero: prima di reincarnarsi, complice la rete elettrica, su tutti i televisori domestici. È stato invece paragonato nelle ultime ventiquattr'ore a Mitterrand al Panthéon (regia di Serge Moati), ma stranamente non ho sentito nessuno che ricordasse cosa ci facesse nel 1981 il presidente neoeletto al mausoleo: andava a raccogliersi davanti alla tomba di Jean Moulin. Tra Mitterrand e il "sacro" c'era una storia precisa. La storia raccontata dal film era falsa, come si scoprì negli anni, ma qualcosa in quel preciso momento raccontava. Tra Macron e la Piramide non c'è alcuna storia: una pagina bianca. O meglio, riempita di simboli decapitati (i re) o fasulli (icone date in pasto ai complottisti).
– They told me that you had gone totally insane, and that your methods were unsound.
– Are my methods unsound?
– I don't see any method at all, sir.
martedì 26 agosto 2014
It's not personal. It's strictly business
domenica 13 luglio 2014
This Land is My Lai
venerdì 21 settembre 2012
circa un minuto fa · Mi piace
J’aime, je n'aime pas : cela n'a aucune importance pour personne; cela,
apparemment, n'a pas de sens. Et pourtant tout cela veut dire : mon
corps n'est pas le même que le vôtre. Ainsi, dans cette écume
anarchique des goûts et des dégoûts, sorte de hachurage distrait, se
dessine peu à peu la figure d'une énigme corporelle, appelant complicité
ou irritation. Ici commence l'intimidation du corps, qui oblige
l'autre à me supporter libéralement, à rester silencieux et courtois
devant des jouissances ou des refus qu'il ne partage pas.
(Une mouche m'agace, je la tue : on tue ce qui vous agace. Si je n'avais
pas tué la mouche, c'eût été par pur libéralisme: je suis libéral pour
ne pas être un assassin.)
Roland Barthes, Barthes par Barthes (1975), in Œuvres complètes, t. 3 1974-1980, Seuil, Paris 1995, p. 184.
lunedì 17 ottobre 2011
Uno, nessuno, Lavitola
domenica 28 novembre 2010
Primi assaggi dei cablo di Wikileaks (raccolti da Dust)
MOSCA --- BASTA CON QUESTI FAKE! QUI C'E' GENTE CHE LAVORA! ---
RIODEJANEIRO --- AHO, QUA E' ARRIVATA UNA NUOVA CHE CIA' UN CULO CHE PARLA
GERUSALEMME --- AMMAZZA CHE NOIA. OGGI NON CI STA MANCO UN'EBREO CHE SPARA A UN PALESTINO
WASHINGTON --- PRIMO: SI DICE "ISRAELIANO" E "PALESTINESE" - SECONDO: "EBREO" E' MASCHILE E QUINDI PRIMA NON CI VA L'APOSTROFO. GNURANT!
GERUSALEMME --- AHO, A GRAMMARNAZI, MA APPARTE NOI CHI VUOI CHE SE LE LEGGA 'STE STRONZATE? ASSANGE?
MOSCA --- MA QUAND'E' CHE POSSIAMO MANDARE CABLO DI HELLO KITTY?
PECHINO --- IO HO DELLE BELLISSIME FOTO DI GATTINI E NON POSSO POSTARLE! SIGH!!!!
NEW YORK --- RAGA, STASERA CI TROVIAMO ALL'ONU PER ANDARE A SUONARE TUTTI I CAMPANELLI !
TEHERAN --- QUI INVECE ANDIAMO IN GIRO A SUONARE TUTTI I CAPANNELLI! AHAH CHE BUFO!
PATAGONIA --- "E' UNA TERRA BELLISSIMA, DAI, FATTI TRASFERIRE, CHE QUI ALLE MALDIVE CI SI ANNOIA". 'STA STRONZA. E IO CHE LE DO RETTA
MOSCA --- MA SAI CHE PUTIN PARLA DAVVERO COME UN PIBIDESE?
ALASKA --- ALLORA, IO MI PRESENTO E DICO "PIACERE, GOFFREDO" E LUI "ANCA MI!" AHAHAH! HAI CAPITO? FREDO-FREDDO IN VENETO. MA 'STO TIPO E' PROPRIO FORTE, EH. CERTO CHE A FARE IL DIPLOMATICO SE NE IMPARANO DI COSE. VOGLIO DIRE, VEDI PROPRIO IL MONDO COM'E' FATTO ECCETERA
LONDRA --- INTERESSA A QUALCUNO UN PETTEGOLEZZO DAVVERO PICCANTE SULLA CASA REALE?
PARIGI --- NO, LONDRA, GRAZIE, MI BASTA LA PAGINA 3 DEL SUN
MYANMAR --- MA CAZZO, E ADESSO ME LO DITE CHE E' LA STESSA COSA DI "BIRMANIA"?
BERLINO --- DAI, AL VOLO: LA CAPITALE DEL BOTSWANA? MA SENZA GUARDARE SU WIKIPEDIA, EH
ANKARA --- SAPETE PERCHE' QUI NON FESTEGGIANO IL THANKSGIVING DAY? PERCHE' SONO TURKEY! AHAHAH! BUFISIMO!
BOLOGNA --- QUI NEVICA. E LI' DA VOI? [ seguono circa 800 cablo con le condizioni meteo da tutto il mondo ]
WASHINGTON --- RAGAZZI VI VOLETE DARE UNA CALMATA? NON AVETE UN CAZZO DA FARE? OK: VI ACCONTENTO SUBITO. PER DOMANI VOGLIO DA OGNUNO DI VOI UN RAPPORTO MILITARE-POLITICO-SOCIALE CON PROIEZIONI A TRE ANNI. PARLO DEL RAPPORTO CONOSCIUTO NEL VOSTRO GERGO DEL CAZZO COME "APOCALISSE", PER INTENDERCI
MOSCA --- NO, DAI, CAPO. STAVAMO SOLO SCHERZANDO. EDDAI
SAN MARINO --- PER ME NON C'E' PROBLEMA, CAPO. CONSIDERALO GIA' PRONTO
PECHINO --- NOUOAOOAOOO!
PARIGI --- COME DICI BZZZBZABZZ NON ZXZXZXZ SENTE BENE CZXZXZX INTERNET ZXZXZXZXZXZ DISTURBI RSFFZCXDDSD NEVE KSKXKZKS GALLERIA
CAIRO --- LO FAREI VOLENTIERI, MA PER DOMANI E' PREVISTA PIOGGIA DI RANE
WASHINGTON --- CAIRO: E' VECCHIA
BERLINO --- CAPO, PER LE PROIEZIONI A TRE ANNI NON C'E' PROBLEMA, MA SULLA SITUAZIONE ATTUALE HO LE IDEE UN PO' CONFUSE
TERRADIMEZZO --- EHM, CAPO, IN EFFETTI PER DESCRIVERE LA SITUAZIONE CREDO MI OCCORRERA' UN PO' PIU' DI TEMPO
lunedì 8 febbraio 2010
L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)
Vittima di un’overdose, la prostituta Mandy (Julienne Davis) giace completamente nuda su una poltrona di velluto rosso. Il dottor William Harford (Tom Cruise) la resuscita in Eyes Wide Shut (Stanley Kubrick, 1999).









Stavolta il film da riconoscere era un saggio documentaristico, The Pervert's Guide to Cinema (Sophie Fiennes, 2006), lunga passeggiata attraverso i film del filosofo e psicanalista Slavoj Žižek. Partendo dall'alto, i fotogrammi del quiz corrispondono ai titoli seguenti : 1) Gli uccelli (The Birds, 1963) di Alfred Hitchcock; 2) Monkey Business (1931) di Norman Z. McLeod; 3) fotogramma originale; 4) La conversazione (The Conversation, 1974) di Francis Ford Coppola; 5) Il testamento del dottor Mabuse (Das Testament des Dr. Mabuse, 1933) di Fritz Lang; 6) fotogramma originale; 7) Velluto blu (Blue Velvet, 1985) di David Lynch; 8) L'amante (Possessed, 1931) di Clarence Brown; 9) fotogramma originale: quell'uomo che ti guarda sguazzare nel pozzo dei tuoi desideri è Žižek stesso.
La prossima sfida si terrà martedì 16 febbraio.
mercoledì 16 dicembre 2009
Come in uno specchio 4
Secondo Giles la favola del Pesce fa parte di un mito più ampio, che si situa nell’epoca leggendaria dell’Imperatore Giallo.
A quel tempo il mondo degli specchi e il mondo degli uomini non erano, come adesso, incomunicanti. Erano, inoltre, molto diversi: non coincidevano né gli esseri, né i colori, né le forme. I due regni, lo specolare e l’umano, vivevano in pace; per gli specchi si entrava e si usciva. Una notte la gente dello specchio invase la terra. Irruppe con grandi forze, ma dopo sanguinose battaglie, le arti magiche dell’Imperatore Giallo prevalsero. Egli ricacciò gl’invasori, li incarcerò negli specchi, e impose loro il compito di ripetere, come in una specie di sogno, tutti gli atti degli uomini. Li privò di forza e di figura propria, riducendoli a meri riflessi servili. Un giorno, tuttavia, essi si scuoteranno da questo letargo magico.
Il primo a svegliarsi sarà il Pesce. Nel fondo dello specchio scorgeremo una linea sottile, e il colore di questa linea non rassomiglierà a nessun altro. Poi verranno svegliandosi le altre forme. Gradualmente, differiranno da noi; gradualmente, non ci imiteranno. Romperanno le barriere di vetro o di metallo, e questa volta non saranno vinte. Al fianco delle creature degli specchi combatteranno le creature dell’acqua.
Nello Yunnan non si parla del Pesce ma della Tigre dello Specchio. Altri intende che, prima dell’invasione, udremo nel fondo degli specchi il rumore delle armi.
Jorge Luis Borges, Manuale di zoologia fantastica ("Animali degli specchi"), Einaudi, Torino 1962, pp. 19-20.
mercoledì 8 ottobre 2008
Dacci un Taglio
— Don Lucchesi, lei è un uomo di finanza e di politica. Io queste cose non le capisco.
— Le pistole le capisci?
— Sì.
— La finanza è una pistola. La politica è sapere quando devi premere il grilletto.
Vincent Mancini (Andy Garcia) e Don Lucchesi (Enzo Robutti) nel Padrino — Parte III (Francis Ford Coppola, 1990).
lunedì 21 aprile 2008
Bamboccioni, chista gioventù...
Nel deserto, El Topo (Alejandro Jodorowsky) impartisce ordini al figlioletto (Brontis Jodorowsky), completamente nudo a parte un cappello e un paio di mocassini in El Topo (Alejandro Jodorowsky, 1970).
E allora, il giovane don Vito, se gli hanno ammazzato la mamma, come può continuare a fare il bamboccione, dato che di mamma — lo sanno tutti i bamboccioni — ce n'è una sola? Va a teatro a broccolìn a vedere una napoletanata e a un certo punto che ti fa l'attore, bamboccione mélo? Si mette a cantare una roba che manco a farlo apposta (cioè facendolo appostissima, per il pubblico bamboccione che costruirà questo grande impero bamboccione che si chiama iuessei) si intitola "Senza mamma". E poi la rete, piena di informazioni, grassa di blog (che sono l'ultima, disperata spiaggia dei bamboccioni moderni) ti spiega che "Senza mamma" l'ha scritta tale Pennino, e che tale Pennino era nientemeno che il nonno della mamma di Coppola. Ah! La mamma! Il nonno! La zia! La pappa! Bamboccioni!