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martedì 17 maggio 2022

Stenshots

Inizio di To Play the King, BBC, 1993.
Non solo vent'anni prima del remake americano, House of Cards.
Anche quindici anni prima dell'inizio de Il divo.




martedì 18 gennaio 2011

Consolazioni

Male che vada almeno avremo portato a casa il fedelelismo.


domenica 8 marzo 2009

L'ultimo gioco in città

VII — PERCHANCE TO DREAM

Gelli l’avevo conosciuto sommariamente a Frosinone. Era il direttore della Permaflex. Anni dopo lo rividi in Argentina ad un ricevimento, e pensai: “Toh! Quello somiglia al direttore della Permaflex di Frosinone”.
Giulio Andreotti (Toni Servillo) interrogato dalla Commissione parlamentare ne
Il divo — La spettacolare vita di Giulio Andreotti (Paolo Sorrentino, 2008).


dormi.jpg

Indovina da quale film è tratto questo fotogramma e vinci tre guanciali. Mercoledì aggiungerò un fotogramma e dormirai tra due cuscini. Venerdì ne aggiungerò un altro e ti sfilerò il penultimo guanciale da sotto la tua testolina.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate ecc. ecc., tanto ormai celosai. Se non riesci a trovar sonno affidati a Morfeo.

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA LUNEDÌ 9 MARZO ALLE 14.33. IL FILM DA TROVARE ERA "THE ELEPHANT MAN" (DAVID LYNCH, 1980). GEGIO SI AGGIUDICA TRE GUANCIALI.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 15 MARZO.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

afasol: 8 guanciali.
arcomanno: 3 guanciali.
gegio: 3 guanciali.
bianca: 2 guanciali.

lunedì 8 settembre 2008

Bicchieri 2 (“Il divo”)

Andreotti — tutto cognome (anche sua Mamma — v. — lo chiamava: ♫ Andreotti). Capo storico della Democrazia Cristiana, con Fanfani (v.), ma di lui più pervicace (v. anche Almirante). Da non confondere con Andreotti, Giulio: immortale — Divino (v. Jicca). Cfr. Nixon, Pinochet, Suarto, et alii: che possano, e sia il silenzio, scomparire del tutto. E v., per il problema della reductio ad cognomen: Leoncini; Leoni.
Giuseppe A. Samonà, Quelle cose scomparse, parole (Dizionario), Ilisso, Nuoro 2004, p. 14.

Gli piacerebbe vedere un Alka-Seltzer, ecco cosa gli piacerebbe vedere adesso come adesso, un Alka-Seltzer che affonda sfrigolando in un bicchiere d’acqua fredda.
Don DeLillo, Underworld (traduzione di Delfina Vezzoli), Einaudi, Torino 1999, p. 386.

Avvicinati, Francesco: voglio rivelarti un segreto. Una cosa che non ho mai detto a nessuno.
Giulio Andreotti (Toni Servillo) a Francesco Cossiga ne Il divo (Paolo Sorrentino, 2008).

Best scene: lo schermo ridotto a guardiola, dentro il faccione di Riina: “potreiavereunbicchiered'acquaconlebollicinedentrocortesemente?”. In generale tutte le scene con la corrente andreottiana, vertigini di verosimiglianza fisiognomica (io non sono lombrosiano; ma il cinema sì, direi). L'idea spaventosa che in Italia ci siano corpi e volti che somigliano a Sbardella, che somigliano a Ciarrapico, che somigliano a Cirino Pomicino. E persino a Riina, e lì la mimesi mostra persino lo sforzo (lo sforzo! c'è qualcuno che è pronto persino a soffrire per somigliare a Riina!): per avere quel faccione da bamboccio invecchiato senza rughe, una maschera di cera ottenuta attraverso liquefazione, il sospetto di un volto chirurgicamente ricostituito dopo ustioni tremende, tipo “homme sans visage” letteralmente sciolto in seguito a esplosione di bomboletta spray.
The worst: le scene con Fanny Ardant, insopportabile virago. Non mi piaceva neppure nei due Truffe, figurarsi ora. Lei invece somiglia sempre più a se stessa, un'icona insensata e fastidiosa (cozza inconsapevole che si atteggia a fatalona, imbarazzo garantito, almeno per me). Forse pure Degli Esposti è tirata via (e pure con Scalfari qualcosa non funziona, mi sembra).

Shakespeare sì, ma Shakespeare modesto. Uno Shakespeare dell'Italia non può che essere modesto, come modesti sono i suoi dirigenti. Infatti la tirata geniale su bene e male, con Servillo che improvvisamente si mette a sputacchiare idrofobo, è tirata modesta, è tirata per i capelli, tirata che si avvita su se stessa, saliva sprecata di un gobbetto che vorrebbe esser Richard ed è invece solo cosa nostra(na; e anche strana, e anche straniante): un ennesimo alibi, insomma.
E poi le passeggiate per Roma, certo: 4 passettini fra le nuvole.
Riina che si alza davanti ad Andreotti: quelle macchioline di piscio sulla patta dei calzoni. Odor di santità (che era proprio odor di piscio, appunto).
Nella scena dei suicidi, avrei ricordato il biglietto lasciato da Gardini (o è una leggenda metropolitana?). Una parola sola: “Grazie”.