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mercoledì 2 dicembre 2020
giovedì 4 ottobre 2018
sabato 6 ottobre 2012
Le Repas de bébé
Moi, je connais de jolies histoires. Et je fais de belles cocottes en papier !
Mi sono accorto che Mon oncle è un film senza primi piani. Il vocabolario di Tati pare non conoscerli. Ormai una scelta del genere mi pare più audace (o tignosa) di quella di un Chaplin che disdegna il sonoro. Il massimo di avvicinamento ai personaggi è in queste due inquadrature. Entrambe vedono il bambino in identica posizione: annoiato.
Per certi versi è come se Tati perseguisse deliberatamente la visione
non antropocentrica dei primi Lumière, forse passando attraverso
l'esperienza percettiva del circo (di cui non so nulla). Di tutti i
personaggi di Mon oncle, Hulot è il meno visibile e Tati vuole che sia
così: si piega, si volta, mette la mano davanti alla faccia appena ne ha l'occasione e a volte sfidando la cosiddetta naturalità
(infatti non è natura ma cultura). Forse anche in reazione all'eccessivo
protagonismo chapliniano (penso in particolare a Tempi moderni e al Grande dittatore), anticipando e oltrepassando l'aspetto programmatico di un Film keatonbeckettiano. Il corpo fisico di Hulot, il suo sfumare
progressivamente nell'indistinto (sempre meno corpo), fino
all'astrattezza (sempre meno fisico), diventa insomma il manifesto
(locandina del suo aiuto regista Pierre Etaix) dell'immagine
cinematografica secondo Tati. L'occhio dello spettatore non è guidato,
non è diretto: non a caso l'evoluzione dell'opera tende alla
bidimensionalità, alla composizione pittorica non figurativa, in modo
sempre più netto e a volte arduo se non faticoso (Trafic, alcune parti
di Playtime). Monsieur Hulot attraversa questi spazi, ma in modo
sempre meno "umano", e il nostro sguardo, che vorrebbe seguirlo, si
perde nelle figure geometriche, nei poligoni colorati dello schermo. Più
che di miopia, si potrebbe parlare di strabismo. Infatti era tutto
previsto fin dai primordi: il leader Jacques Tati è un chiodo.
[Quando pubblicai il post qui c'era un video ora irreperibile. Quelli di StudioCanal sono completamente idioti.
La sequenza è comunque celeberrima: imprevisto giorno di festa al villaggio, il volenteroso postino Tati si propone non richiesto di dirigere "i lavori", ci sono "cose" da allestire, montare, costruire in fretta e furia. Tra queste, piantare un chiodo nell'estremità di un'asse di legno. Lui tiene fermo il chiodo sull'asse, un compaesano ripreso di spalle si presta a colpirlo con il suo martellone. E lo manca. Il chiodo è enorme, è il chiodo più grande della storia dell'umanità. E però lo manca: son cose che capitano. Allora Tati dice riproviamo. E quello lo manca di nuovo. Allora Tati lo guarda, e grazie a un primo piano scopriamo il volto del nostro martellatore. È completamente strabico. Pas d'problème: basta dirgli di colpire con il martello sull'estremità opposta, no? Lui esegue diligente, sbaglia come da copione, colpisce il chiodo ed ecco fatto. Semplicità.]
La sequenza è comunque celeberrima: imprevisto giorno di festa al villaggio, il volenteroso postino Tati si propone non richiesto di dirigere "i lavori", ci sono "cose" da allestire, montare, costruire in fretta e furia. Tra queste, piantare un chiodo nell'estremità di un'asse di legno. Lui tiene fermo il chiodo sull'asse, un compaesano ripreso di spalle si presta a colpirlo con il suo martellone. E lo manca. Il chiodo è enorme, è il chiodo più grande della storia dell'umanità. E però lo manca: son cose che capitano. Allora Tati dice riproviamo. E quello lo manca di nuovo. Allora Tati lo guarda, e grazie a un primo piano scopriamo il volto del nostro martellatore. È completamente strabico. Pas d'problème: basta dirgli di colpire con il martello sull'estremità opposta, no? Lui esegue diligente, sbaglia come da copione, colpisce il chiodo ed ecco fatto. Semplicità.]
NOTE SPARSE:
1. Attraverso soluzioni non così diverse, si ritrova la medesima sensazione in alcune sequenze dei film di Jerry Lewis e in particolar modo nell'assolutamente folle Ragazzo tuttofare.
2. Andrea-Emilio Rizzoli mi fa notare: "Ricordo un suo cameo in un Truffaut (probabilmente Domicile conjugal) dove cercava di entrare in un vagone della metro, indeciso tra un ingresso e l'altro. Pochi secondi di arte assoluta". Me ne ero completamente dimenticato. Ho trovato la scena. Ho pensato "uh, ma quello non sembra Tati". Ma dato quel che si diceva poteva benissimo essere Tati, appunto, perché in qualche modo "non si somiglia". Ho cercato in un libro su Truffaut: l'attore che interpreta Tati che interpreta Hulot si chiama Jacques Cottin. QED. (Fatte ulteriori ricerche. Vertiginoso, per usare un aggettivo roso dalle tarme.)
3. «La grand-mère dit: "Je vais me servir de la margarine X". Et le grand-père qu'on représente répond: "Mais tu es folle! A nos âges, on ne change pas nos habitudes!"» (professeur Y). E quindi, a progresso concluso, il futuro apparterrà ai cani, come insegna Simak. Intanto il furbissimo nipotino John Landis raccatta l'accendisigaro della "car of tomorrow" sull'autoroute: e chiede a Belushi di riscaraventarlo dal finestrino della bluesmobile.
lunedì 21 marzo 2011
L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)
IX — POTUS
Tre ritratti autografati di Nancy Reagan ("Oh, Nancy's pretty good") se riconosci il film da cui ho tratto questo fotogramma. Nuove immagini giovedì e sabato, ma ogni volta donerò una foto di Nancy in beneficenza.



AGGIORNAMENTO (giovedì 24 marzo): Ritratto di Bunga Bunga dei fratelli Alinari. E Due foto di Nancy in palio.
AGGIORNAMENTO (sabato 26 marzo): Anche le infermiere ucraine hanno i loro hobby inconfessabili. Una foto autografata di Nancy per il solutore dell'enigma.
AGGIORNAMENTO (sabato 26 marzo): Anche le infermiere ucraine hanno i loro hobby inconfessabili. Una foto autografata di Nancy per il solutore dell'enigma.



ATTENZIONE: La partita si è conclusa senza vincitori. Il titolo da riconoscere era I tre amigos (¡Three Amigos!, 1986) di John Landis, uno dei film più sottovalutati della storia del cinema. La prima foto era il singing bush, che canta mezzo repertorio USA in due minuti con la voce di Randy Newman. La seconda il tableau vivant immortalato dall'infame El Guapo (anche un bambino avrebbe riconosciuto Jefe che impugna la scimitarra). Infine la terza immagine immortala tre oneste lavoratrici di Santo Poco mentre fabbricano divise di amigos, nella scena in cui Martin Short dirà la seconda migliore battuta del film, subito dopo questa:
La prossima sfida si terrà lunedì 28 marzo, se riesco a farmi venire uno straccio d'idea.
La prossima sfida si terrà lunedì 28 marzo, se riesco a farmi venire uno straccio d'idea.
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sabato 4 settembre 2010
Animal House of Freedoms
Finora lei mi ha ascoltato senza fiatare, ora mi faccia almeno la cortesia di lasciarmi parlare.
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lunedì 8 giugno 2009
Un risveglio 4: From Dusk Till Dawn
I (20.00-22.30) — IL FIUME ROSSO E L'USCITA POSTERIORE
I Tempi moderni coltivavano il sogno di un’umanità che, divisa in varie civiltà separate, avrebbe trovato un giorno l’unità e con essa la pace eterna. Oggi, la storia del pianeta è giunta a costituire un tutto indivisibile, ma ciò che realizza e assicura quest’unità così a lungo sognata è, ambulante e perpetua, la guerra. L’unità dell’umanità significa: non c’è possibilità di fuga, in nessun posto e per nessuno.
Milan Kundera, L’Arte del romanzo.
Milan Kundera, L’Arte del romanzo.
Gin outlet + Schweppes light, limone finito, niente fettina, due gocce di concentrato basteranno. Televisore acceso su canale di Stato francese, il cui processo di autononomia dal potere, ufficialmente avviato il 31 dicembre 1974, è stato arrestato qualche mese fa grazie a una riforma dell'audiovisivo applaudita da tutti. Ora la televisione è tornata a essere quella pre-'68: come fosse la RAI, di niente, di meno. Stasera Brice Hortefeux gongola. Penso che l'unica ragion d'essere al Governo di questo sinistro personaggio era garantire l'anello mancante tra Sarkozy e il Fronte Nazionale, nel 2012: just in (suit)case. (Ma non "full of blues", purtroppo.) Ora il Presidente non ha più bisogno di lui. Sono consolazioni.
Mia figlia intanto cerca di controllare una mandria di cavalli in fuga: devono attraversare il fiume che separa il salone dalla cucina. La guardo come fosse Monty Clift in un ultimo spettacolo: "Take 'em to Missouri, Matt". Le bambine sognano cavalli playmobil?
Ma sì, spegniamo la caja tonta. Andiamo in cucina. Uova, parmigiano, pepe da una parte. Pancetta (ma anche cipolla e vino bianco, sì sì, è la morte sua) dall'altra.
Mentre mangiamo la carbonara, decido che è giunta l'ora di mostrarle la seconda parte di quel film. Io avevo nove anni, quando lo vidi la prima volta. All'epoca, quando un film mi piaceva, tornavo a guardarlo. Quello lo vidi almeno 10 volte, in un solo mese. La prossima volta le farò vedere Il fiume rosso.
Arrivano le 22.00. Domani c'è scuola. Dovrebbe andare a letto. Ma non si può. A quel punto del film bisogna andare avanti per forza. Yahoo. Volume a manetta, finestre aperte, nessun vicino protesta. Ci alziamo e ci mettiamo a ballare, è la prima volta che lo vede, ma i gesti sono precisi, giusti: come se lo conoscesse a memoria. Sembra Joliet Jake: stessa leggerezza, stessa grazia, mentre cheek to cheek ci buttiamo saltellanti nella fossa dei leoni, dal podio alla rampa, in quel R'n'B, in realtà un tango camuffato, che infatti inizialmente pare fosse un ballo per soli uomini. Come faccia a conoscere i passi è un mistero. Deve essere un fatto ereditario, non c'è altra spiegazione.
Fino al minuto 5'36''. A partire da lì, il filmato è per soli adulti.
Ma sì, spegniamo la caja tonta. Andiamo in cucina. Uova, parmigiano, pepe da una parte. Pancetta (ma anche cipolla e vino bianco, sì sì, è la morte sua) dall'altra.
Mentre mangiamo la carbonara, decido che è giunta l'ora di mostrarle la seconda parte di quel film. Io avevo nove anni, quando lo vidi la prima volta. All'epoca, quando un film mi piaceva, tornavo a guardarlo. Quello lo vidi almeno 10 volte, in un solo mese. La prossima volta le farò vedere Il fiume rosso.
Arrivano le 22.00. Domani c'è scuola. Dovrebbe andare a letto. Ma non si può. A quel punto del film bisogna andare avanti per forza. Yahoo. Volume a manetta, finestre aperte, nessun vicino protesta. Ci alziamo e ci mettiamo a ballare, è la prima volta che lo vede, ma i gesti sono precisi, giusti: come se lo conoscesse a memoria. Sembra Joliet Jake: stessa leggerezza, stessa grazia, mentre cheek to cheek ci buttiamo saltellanti nella fossa dei leoni, dal podio alla rampa, in quel R'n'B, in realtà un tango camuffato, che infatti inizialmente pare fosse un ballo per soli uomini. Come faccia a conoscere i passi è un mistero. Deve essere un fatto ereditario, non c'è altra spiegazione.
Fino al minuto 5'36''. A partire da lì, il filmato è per soli adulti.
Visto? Bene. Ora: lavati i denti, spazzolali bene, ovunque, almeno due minuti, attenta che se bari me ne accorgo, sai, anche quando sono in cucina a lavare i piatti collosi di carbonara io ti vedo, ho un terzo occhio dietro la testa, io, come Peter Lorre. No, niente, lascia perdere, sbrigati, chi era Peter Lorre te lo spiego un'altra volta. Su, dai pigiama, a letto, presto. Dice "Scosta un attimo la tenda". Io "No, è ora di dormire e basta, domani c'è scuola". Lei: "Ti prego, un attimo solo, unattimosolounattimosolounattimosolounattimosolounattimosolo". Io scosto, e guardandola esasperato: "E allora?". "C'è ancora luce: è proprio estate!".
Non si è neppure addormentata che squilla il telefono. Un amico che fa il matematico nel deserto di Sonora. Non riceve la tv italiana, e non ha internet. Mi chiede dei risultati. "Non li conosco, e non me ne frega assolutamente nulla. Cosa? Eh? Parla più forte, c'è il vento che fischia nella cornetta. Eh? iesuichen? No no, guarda, non possumus proprio, ma manco per niente. Piuttosto six and three is nine, nine and nine is eighteen, gli altri calcoletti elettorali fatteli da solo e poi buttati nel Rio Grande".
Non si è neppure addormentata che squilla il telefono. Un amico che fa il matematico nel deserto di Sonora. Non riceve la tv italiana, e non ha internet. Mi chiede dei risultati. "Non li conosco, e non me ne frega assolutamente nulla. Cosa? Eh? Parla più forte, c'è il vento che fischia nella cornetta. Eh? iesuichen? No no, guarda, non possumus proprio, ma manco per niente. Piuttosto six and three is nine, nine and nine is eighteen, gli altri calcoletti elettorali fatteli da solo e poi buttati nel Rio Grande".
II (08.00) — COME SE L'AVESSI LETTA E HO UN ALTRO PROGETTO
— Vorrei fare un gran colpo, e poi ritirarmi.
— Ritirarsi? E dove?
Pike Bishop (William Holden) e Dutch Engstrom (Ernest Borgnine) ne Il mucchio selvaggio (Sam Peckinpah, 1969).
— Ritirarsi? E dove?
Pike Bishop (William Holden) e Dutch Engstrom (Ernest Borgnine) ne Il mucchio selvaggio (Sam Peckinpah, 1969).

Bastano i titoli dei giornali, e le foto pornoelettorali. Via dalle pazze folli, andiamo su youtube. Su youtube c'è il canale di giuliodavid. Il migliore (assieme al mio, eh, che cazzo): Bene, Pietrangeli, Godard, Bergman, Fellini, Antonioni, Renoir, Sordi, Volonté, Guzzanti: di tutto, di più. Un anno fa, quando ero ancora molto maldestro, cliccai inavvertitamente su "contenuto offensivo", credo fosse in quella scena in cui lui dice: "Non sono d'accordo: andiamocene via". Gli scrissi scusandomi, lui Tranquillo, la RAI mi ha già chiuso il canale una volta, ormai sono abituato. Poi: Ma sei francese o italiano? Io: Italiano, purtroppo. Lui: Mi piace quel purtroppo.
Stamattina il mio canale mi avverte che giuliodavid ha messo su un film minore, bello solo a tratti. Ma questo, nella sua ovvia banalità, oggi direi che "ci sta".
08.25. È ora di andare a scuola. Ci incamminiamo come due zombi. Poi a un certo punto io comincio a canticchiarle all'orecchio: "Come on... baby don't you wanna go... back to that same old place... sweet home Chicago...". Lei non batte ciglio, una maschera di cera intontita dal sonno e con lo sguardo fisso sul marciapiede davanti. Ci riprovo: "Hidehidehidehi...". Le punto il dito addosso. Niente. Come onomatopare a un muro. "Hodehodehodeho." Peggio che andar di notte, l'inverno. "Hedehedehedehe." E lì, improvvisamente, spunta un mezzo sorriso. Poi si volta, e il mezzo diventa pieno, dentini compresi e forniti dalla ditta. Solitamente, quando arriviamo davanti al portone della scuola, lei scappa dentro tutta contenta, senza neppure salutarmi. Questo non lo ha preso da me. Andare all'asilo dall'età di nove mesi ti aiuta a sorridere al mondo, là fuori. Ma stavolta si ferma sulla soglia, si volta e mi dà un bel bacino.
Scusate, non abbasso perché mi piace troppo. Volume a manetta, è vero che questa canzone è proprio bella bella bella.
08.25. È ora di andare a scuola. Ci incamminiamo come due zombi. Poi a un certo punto io comincio a canticchiarle all'orecchio: "Come on... baby don't you wanna go... back to that same old place... sweet home Chicago...". Lei non batte ciglio, una maschera di cera intontita dal sonno e con lo sguardo fisso sul marciapiede davanti. Ci riprovo: "Hidehidehidehi...". Le punto il dito addosso. Niente. Come onomatopare a un muro. "Hodehodehodeho." Peggio che andar di notte, l'inverno. "Hedehedehedehe." E lì, improvvisamente, spunta un mezzo sorriso. Poi si volta, e il mezzo diventa pieno, dentini compresi e forniti dalla ditta. Solitamente, quando arriviamo davanti al portone della scuola, lei scappa dentro tutta contenta, senza neppure salutarmi. Questo non lo ha preso da me. Andare all'asilo dall'età di nove mesi ti aiuta a sorridere al mondo, là fuori. Ma stavolta si ferma sulla soglia, si volta e mi dà un bel bacino.
Scusate, non abbasso perché mi piace troppo. Volume a manetta, è vero che questa canzone è proprio bella bella bella.
martedì 28 ottobre 2008
Dacci un Taglio
Chi ha buttato un intero carico di caramelle effervescenti nella piscina durante la gara di nuoto? Chi ha infilato cadaveri della scuola di medicina tra gli alunni del refettorio? A ogni festa di Halloween, gli alberi del campus sono coperti di mutande. A ogni primavera esplodono i cessi!
Tutto merito del gruppo Delta. Ma Dean Wormer (John Vernon), rettore del Faber College, non gradisce rivoluzioni situazioniste in Animal House (John Landis, 1978).
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lunedì 22 settembre 2008
"Cinespia!" svela il segreto del centrosinistra! Scoop hush-hush!
Senepà mafòt.
Scioderlò Delaclò, Alleanze pericolose (trad. it. di Guido Scortichini),
Ed. Vallasapé, Pizzighettone 2008.
Scioderlò Delaclò, Alleanze pericolose (trad. it. di Guido Scortichini),
Ed. Vallasapé, Pizzighettone 2008.
Cari lettori, se cercate le bufale, comprate i giornali o fatevi una mozzarella. Se volete la verità, una parola, una sola parola: "Cinespia!".
Oggi, per voi, finalmente, la risposta che aspettavate da dodici anni. Molti, disincantati, forse non la aspettavano nemmeno più. Ma ci sono rivelazioni che restano scottanti anche precotte.
Perché, avendo governato per ben sette anni, il centrosinistra non è stato in grado di affrontare il nodo del conflitto d'interessi? Nessuno ce lo ha mai spiegato. "Cinespia!" ha voluto saperlo, una volta per tutte.
L'inviato speciale Arkulari Bogenschuetze, che non abbiamo certo bisogno di presentarvi, ha passato gli ultimi mesi a studiare a memoria la parte. Ha imparato mosse e mossette di sinistra, tic e tac di centro, smorfiette e faccine socialdemocratiche. Ha persino cercato l'ispirazione dormendo sotto un ulivo, ma ha trovato solo la lapide di un governo all'ombra dei cipressi e dentro l'urne, con la scritta: "ZOMBIE — Torno subito".
Poi, travestito da principessa spaziale, neo-Günter Wallraff, è riuscito a inserirsi in esclusivi circoletti chic e shock. Non guardando in faccia nessuno, dopo tre mesi ha scoperto chi, nei salotti dell'impotenza, è stato la vera mente occulta del centrosinistra fin dal lontano '96. Prodi? D'Alema? Marini? Bertinotti? Veltroni? Macché, quelli sono solo pupazzi. Il vero marionettista è un altro. Lo riconoscerete subito, anche se nasconde il volto dietro gli occhiali scuri.
Oggi, per voi, finalmente, la risposta che aspettavate da dodici anni. Molti, disincantati, forse non la aspettavano nemmeno più. Ma ci sono rivelazioni che restano scottanti anche precotte.
Perché, avendo governato per ben sette anni, il centrosinistra non è stato in grado di affrontare il nodo del conflitto d'interessi? Nessuno ce lo ha mai spiegato. "Cinespia!" ha voluto saperlo, una volta per tutte.
L'inviato speciale Arkulari Bogenschuetze, che non abbiamo certo bisogno di presentarvi, ha passato gli ultimi mesi a studiare a memoria la parte. Ha imparato mosse e mossette di sinistra, tic e tac di centro, smorfiette e faccine socialdemocratiche. Ha persino cercato l'ispirazione dormendo sotto un ulivo, ma ha trovato solo la lapide di un governo all'ombra dei cipressi e dentro l'urne, con la scritta: "ZOMBIE — Torno subito".
Poi, travestito da principessa spaziale, neo-Günter Wallraff, è riuscito a inserirsi in esclusivi circoletti chic e shock. Non guardando in faccia nessuno, dopo tre mesi ha scoperto chi, nei salotti dell'impotenza, è stato la vera mente occulta del centrosinistra fin dal lontano '96. Prodi? D'Alema? Marini? Bertinotti? Veltroni? Macché, quelli sono solo pupazzi. Il vero marionettista è un altro. Lo riconoscerete subito, anche se nasconde il volto dietro gli occhiali scuri.
Bogenschuetze lo ha attirato in un tunnel oscuro, adescandolo con la promessa del trito pompelmo e dell'annoso panino. Il triste figuro è caduto subito nella trappola. Bogenschuetze allora gli ha chiesto: "Scusa, potresti dirmi perché non avete mai fatto una legge sul conflitto d'interessi, cortesemente? Perché mi hai tradito?". E gli ha puntato il mitra alla testa.
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domenica 21 settembre 2008
L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)
VII — THERE WILL BE BLOOD
Oggi la soluzione sarà ricompensata con due noccioline. Se non avrai trovato, mercoledì aggiungerò uno o due indizi. Ma da quel momento avrai solo una nocciolina e mezzo, e resterai con una fame da lupi.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio e possono essere consultate qui.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio e possono essere consultate qui.
ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA LUNEDÌ 22 SETTEMBRE ALLE 17.01.
IL VINCITORE È IL CASSIUS CLAY DELL'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ, IL PESO MASSIMO ARCOMANNO. LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA VENTOTTO SETTEMBRE E PERMETTERÀ AL VINCITORE DI OTTENERE DUE DOBLONI (O A DUE VINCITORI DISTINTI DI OTTENERE UN DOBLONE CIASCUNO); STAVOLTA BISOGNERÀ APRIRE BENE LE ORECCHIE, QUINDI FATTI VISITARE DAL TUO OTORINO. NELLA TREMEBONDA ATTESA, GODITI QUESTA BELLA SEQUENZA DI EROTISMO IN DECOMPOSIZIONE.
L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 5 noccioline.
andrea: 2 noccioline.
bianca: 2 noccioline.
adlimina: 1 nocciolina.
IL VINCITORE È IL CASSIUS CLAY DELL'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ, IL PESO MASSIMO ARCOMANNO. LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA VENTOTTO SETTEMBRE E PERMETTERÀ AL VINCITORE DI OTTENERE DUE DOBLONI (O A DUE VINCITORI DISTINTI DI OTTENERE UN DOBLONE CIASCUNO); STAVOLTA BISOGNERÀ APRIRE BENE LE ORECCHIE, QUINDI FATTI VISITARE DAL TUO OTORINO. NELLA TREMEBONDA ATTESA, GODITI QUESTA BELLA SEQUENZA DI EROTISMO IN DECOMPOSIZIONE.
L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 5 noccioline.
andrea: 2 noccioline.
bianca: 2 noccioline.
adlimina: 1 nocciolina.
lunedì 30 giugno 2008
MUSICA PER I TUOI OCCHI
ATTENZIONE: QUESTO POST È STATO RETTIFICATO QUI.
Esiste dunque una musica che può essere suonata nell’acqua.
Jean Louis Schefer (a proposito di un fotogramma di Charlot soldato, Charlie Chaplin, 1919), L’uomo comune del cinema (traduzione di Michele Canosa), Quodlibet, Macerata 2006, p. 59.
Ti sei stufato di andare al cinema, eh? E allora sai che ti dico? Vai in discoteca!
Ealcinemavaccitu è moderatamente orgoglioso di presentarti uno spin-off sonoro, ad opera dell'oscuro e dispettoso e atrabiliare dottor Stenelo: eindiscotecavaccitu.
Il pilota della serie è dedicato alle colonne sonore; i prossimi ed eventuali episodi potrebbero non rispettare la trita regola della critica cinematografica. Il dottor Stenelo considera infatti che l'abuso di aggettivi quale "rigoroso" e "coerente" sia dannoso per la salute e produca un calo della potenza sessuale (sostiene che la sua teoria sia confermata da numerosi studi statistici, ma si ostina a non rivelare le fonti).
Cionondimeno e conciossiacosaquandofosseché, supercazzolando come il servo del cugino spagnolo di Big Jim Slade, il quadro non è tondo e i nodi tecnici di Stenelo vengono a galla: cosa gli costava, ad esempio, ricordare che "Hooray for Hollywood" accompagna i titoli di coda de Il lungo addio? perché tralasciare il fatto che "Moonlight Fiesta" viene sparato da una radiolina all'inizio de Il fascino del delitto, cogliendo così l'occasione di notare che il titolo italiano del film è imbecille e che in origine si chiama Série noire? perché correre il folle rischio di affermare che Boby Lapointe canta "Framboise" in Tirate sul pianista, quando anche un topolino cieco a passeggio con Ludwig van sordo potrà rimproverare a Stenelo che nel film di Truffe si ascolta una versione assai più sincopata? Ah, saperlo…
Al momento, l'unica confessione che son riuscito a strappare di bocca a Stenelo (gliel'ho estratta col forcipe mentre sbadigliava, Stenelo infatti "ferait volontiers de la terre un débris / et dans un bâillement avalerait le monde") è che d'ora in poi potrete smammare da qui e andare in discoteca quando vi pare e piace. Basta cliccare sulla radio in ciliegio di Chigurh eindiscotecavaccitu, situata in cima a destra. E poi Stenelo ha aggiunto, deitticamente: "Spero che dopo essere andati lì, non torneranno più qui".
Io odio Stenelo.
Ealcinemavaccitu è moderatamente orgoglioso di presentarti uno spin-off sonoro, ad opera dell'oscuro e dispettoso e atrabiliare dottor Stenelo: eindiscotecavaccitu.
Il pilota della serie è dedicato alle colonne sonore; i prossimi ed eventuali episodi potrebbero non rispettare la trita regola della critica cinematografica. Il dottor Stenelo considera infatti che l'abuso di aggettivi quale "rigoroso" e "coerente" sia dannoso per la salute e produca un calo della potenza sessuale (sostiene che la sua teoria sia confermata da numerosi studi statistici, ma si ostina a non rivelare le fonti).
Cionondimeno e conciossiacosaquandofosseché, supercazzolando come il servo del cugino spagnolo di Big Jim Slade, il quadro non è tondo e i nodi tecnici di Stenelo vengono a galla: cosa gli costava, ad esempio, ricordare che "Hooray for Hollywood" accompagna i titoli di coda de Il lungo addio? perché tralasciare il fatto che "Moonlight Fiesta" viene sparato da una radiolina all'inizio de Il fascino del delitto, cogliendo così l'occasione di notare che il titolo italiano del film è imbecille e che in origine si chiama Série noire? perché correre il folle rischio di affermare che Boby Lapointe canta "Framboise" in Tirate sul pianista, quando anche un topolino cieco a passeggio con Ludwig van sordo potrà rimproverare a Stenelo che nel film di Truffe si ascolta una versione assai più sincopata? Ah, saperlo…
Al momento, l'unica confessione che son riuscito a strappare di bocca a Stenelo (gliel'ho estratta col forcipe mentre sbadigliava, Stenelo infatti "ferait volontiers de la terre un débris / et dans un bâillement avalerait le monde") è che d'ora in poi potrete smammare da qui e andare in discoteca quando vi pare e piace. Basta cliccare sulla radio in ciliegio di Chigurh eindiscotecavaccitu, situata in cima a destra. E poi Stenelo ha aggiunto, deitticamente: "Spero che dopo essere andati lì, non torneranno più qui".
Io odio Stenelo.
martedì 15 aprile 2008
Un risveglio
Hai mai beccato cinquecento pugni in faccia a sera? Irrita la pelle, dopo un po’.
Rocky Balboa (Sylvester Stallone) in Rocky II (Sylvester Stallone, 1979).
Ricordo che nei Blues Brothers la prima prova della band ritrovata, Jake & Elwood la danno in un localaccio di buzzurri, hanno appena il tempo di accennare un rythm'n'blues e allora capiscono perché il podio è circondato da una grata d'acciaio: serve a proteggerli dai lanci di bottiglie di birra. Allora la buttano su “Rawhide”, Elwood canta ma Jake è scazzato, fa lo sciopero dell'ugola, si limita a urlare la metà dei recitativi (head'em up! move 'em out! ride 'em in!), afferra una frusta e si diverte (si fa per dire, Belushi non ha mai riso, che io sappia, era un Keaton “Busted”, l'amico ciccio che avremmo tutti voluto avere, pace, sarà per un'altra vita) a far schizzare le cicche dalle labbra della platea coatta. Ormai coi lacrimoni agli occhi, perché i nostri son passati a “Stand By Your Man” e in fondo i cowboys dell'Illinois non sono cattivi, sono solo un po' scemi.
Insomma, il country non è il mio forte, ma mi piace anche l'inizio di Città amara con quell'attacco di chitarra che s'interrompe nella stanza di Stacy Keach, alzarsi dal letto la mattina è una faticaccia, quando la notte di cazzotti presi e di whisky incassati dura da una vita e non c'è nessuno che ti aiuti ad attraversarla, to make it through è una bell'espressione, persino infilarsi un pedalino è un'impresa, ed è proprio con Keach marcio alle prese con un pedalino che la musica riprende e si scopre che è una canzone perché stavolta c'è pure la voce di Kris Kristofferson. No, Kristofferson no! dirai tu. E invece sì, primo perché qui decido io, mica siamo in democrazia. Secondo perché tu ridi, ma Kristofferson almeno due meriti li ha. Ha una filmografia che alterna capolavori (I cancelli del cielo, Stella solitaria, Pat Garrett e Billy the Kid “director's cut”, Voglio la testa di Garcia), e film simpatici (Convoy — Trincea d'asfalto). E poi ha un fisico verosimile, nel senso che nella parte del “maschio cui nessuna femmina direbbe di no” è credibile, mentre se mi mostrano Keanu Reeves no, non ci credo, I don't buy it, come direbbero i cowboys dell'Illinois, che sono un po' scemi ma almeno non sono cattivi, in fondo.
E poi Keach esce dall'appartamento muffo, alla fine è riuscito pure a vestirsi, scende le scale, attraversa l'androne e si trova per strada (fuori c'è un sole che sembra prenderti per il culo, come si permette), e dietro di lui c'è la facciata hopperiana a mattoni rossi del palazzo. Uscire di casa è un atto di eroismo, roba da tough guys, ti spompa tutte le energie. Infatti Keach si ferma lì un attimo. Per riprender fiato e anche per chiedersi perché cazzo è uscito, prima o poi nella vita quella dannata domanda tocca farsela. Ah, già. L'allenamento in palestra. Lo sapevo che mi ero dimenticato qualcosa. Uffa. Keach si rituffa nell'androne buio, ancora la puzza di alcool e sigarette, ancora le scale, ancora l'appartamento, dove cazzo sta quella maledetta borsa coi guantoni e i calzoncini che ormai mi stanno pure stretti, where the fuck, sposta le bottiglie vuote, solleva la coperta caduta per terra, ah eccola. Ora possiamo andare. Forse. Però che bell'inizio, Fat City.
P.S.: Sì, lo vedo anch'io che la facciata non è di mattoni rossi, non sono mica cieco. Però è di mattoni rossi: “Di Benjamin Péret ammiravo la varietà dei punti di vista. Come sapeva ricreare la realtà! I ciechi, per esempio. Péret scrisse: ‘Non è forse vero che la mortadella è fatta dai ciechi?’. Accidenti, che incredibile precisione! So benissimo che i ciechi non fanno la mortadella. Però la fanno. Li si può vedere mentre la fanno” (Luis Buñuel).
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