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venerdì 28 gennaio 2022

The Tragedy of Macbeth (Joel Coen, 2021)

1984: L’impressione che mi fece da pischelletto, all’anteprima di Blood Simple una domenica mattina, quel carrello in avanti sul bancone del bar che scavalca l’ubriacone accasciato.
2022: Io che subisco The Tragedy of Macbeth.

giovedì 26 marzo 2020

It's the Same Old Song

Negli anni Ottanta in Francia la rivista di cinema non era "Première", pura promozione pubblicitaria, e non erano "Les Cahiers du cinéma" o "Positif", che avevano perso tutti i tram.
La rivista di cinema era "Starfix". Io ero abbonato. Per gli abbonati c'erano le anteprime, domenica a mezzogiorno, in un cinema di medie dimensioni sperduto nei Gobelins, l'Escurial, poi diventato Escurial Panorama.
L'Escurial domenica a mezzogiorno proiettava le anteprime di "Starfix". Per tutti gli anni Ottanta. Sabato a mezzanotte proiettava Eraserhead. Per tutti gli anni Ottanta. Io non mancavo nessuna domenica. E la mezzanotte prima, spesso ero là: per sghignazzare. Rovinavo la proiezione di Eraserhead, unico pischelletto a ridere a crepapelle in una sala sempre piena. La cosa femmina nel radiatore con i tumori alle guance canticchiava "tu hai le tue cosine e io ho le mie" spiaccicando quel verme di feto con le sue scarpette da mago di Oz e mi sganasciavo. Il buon Jack Nance lo accoltellava facendo sprizzare schizzi di muco sanguinolento e io mi rotolavo nella poltrona dalle risate. Ora a rivedere quelle immagini non rido più, ma ricordo quelle reazioni e ancora le capisco, anche se non sono più mie.

Bene.

Detto questo, voi non potete immaginare cosa passa nella testa di un tredicenne quando vede, primo tra pochi, quel carrello sul bancone del bar, che ostacolato dall'ubriaco sfracellato lo scavalca per proseguire la sua corsa. Un'idea del cinema, e del mondo, avrebbero detto i Cahiers se non avessero perso tutti i treni.
Molti anni dopo, davanti A propos de Nice di Jean Vigo, la panoramica sulle arcate, con la cinepresa che le segue facendo su è giù: ma è la stessa cosa, era già Blood Simple mezzo secolo prima! È la stessa "canzone"! Ma con un significato diverso!
Qui il finale: e anche quello, immagina l'effetto, allora, su un pischelletto.

sabato 2 aprile 2011

Way Out There

È ora che figlia9 cominci a vedere film che la bildunghino come si deve, dico io. È ora che si confronti con modelli paterni migliori di quello che le è toccato in sorte, dico io. Ho proprio qui un dvd che fa alla bisogna, con l'opzione doppiaggio italiano. Io lo vidi a 16 anni.

Il bruttone in moto? Niente, è solo un sogno.

Sì, no, ehm: diciamo che è un sogno diventato realtà, va bene? Ma non aver paura, mica è Chigurh. Cioè, quasi ma non del tutto. Eh? Chi è Chigurh? Ah… Non importa, dai, qui fa ridere. Perché non ridi?

Va bene tutto, capisco i problemi di labiale, capisco che il riferimento geografico negli anni Ottanta poteva sfuggire a un italiano idiota (pleonasma). Capisco tutto. Ma per la spettacolare punchline finale il responsabile del doppiaggio non poteva inventarsi qualcosa di meglio che un miserabile: "Non so, forse era Disneyland"?!


Mentre carico il filmato scopro che quanto scrivo si riallaccia involontariamente non solo all'header ma anche al primo post che scrissi. Quando si dice mordersi la coda.

lunedì 17 gennaio 2011

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

III — ESSI PESANO

Tre esemplari dell'ultimo, fantastico videogioco della Wii a chi riconosce il film da cui è estratto questo fotogramma! Nuove immagini giovedì e sabato, ma a furia di saltellare sfonderò un paio di giochi.


ATTENZIONE: La partita si è conclusa lunedì 17 gennaio alle 17.12. Strelnik apre la graduatoria 2011 riconoscendo Barton Fink (Joel & Ethan Coen, 1985).
La prossima sfida si terrà lunedì 24 dicembre.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
Strelnik: 3 esemplari dell'ultimo, fantastico videogioco della Wii.

giovedì 5 agosto 2010

Niente da vedere niente da nascondere

— Cambia il tempo…
— Ti prego, cara Giulia: non essere sempre così didascalica.
Giulia (Dominique Blanchar) e Corrado (James Addams) ne L'avventura (Michelangelo Antonioni, 1960).

— Vieni, cara!
— Eh, sto controllando il soffritto…
— Ma vieni, cazzo! Corri!!
— Ma che c'è?!
— C'è Minzolini! Corri! Minzolini, cazzo, vieni!!! Corri…
— …
— …

Non è la prima volta che mi capita. Sarà almeno un anno che mi porto dietro questa sensazione, senza riuscire a darle un nome.
Ma perché grido così.
La vanità dell'urgenza, quasi dovesse veramente succedere qualcosa, e per salvare una miserabile rotella cipollina si perdesse chissà quale messaggio in codice, l'occhiolinata definitiva, la gestualità massonica dell'unirsi, incrociarsi, aggrovigliarsi di quegli artigli. Appuntarlo, inchiodarlo come una spaventosa farfalla rinchiusa in un quadro-bacheca, badando a non ritrovarsi tra i piedi quell'impiastro di Jerry Lewis.
Quelle dita, soprattutto. Cogliere il maneggio fuggente. Come quell'indimenticabile rotear di polso dell'ascensorista Shirley nell'Appartamento. E quando accade, soprattutto: avere un complice, accanto. Un testimone oculare.
Quindi, il ricadere dell'attenzione, schiacciata dall'evidenza del tutto. La compattezza scomposta di quegli "editoriali" ti vota al fallimento, sempre, lasciandoti con la certezza che il particolare essenziale ti è sfuggito, anche stavolta. Semplicemente perché non c'era.

L'indomani sono in auto, e mi vengono addosso colline, vigneti e olivi, ce n'è uno smisuratamente alto, come certi alberi del nordovest americano, dove non sono mai stato. Un carrello in avanti (quelli laterali sono un'esclusività del solitario di Croisset), e di colpo penso, e aggravando il satori con un'emissione pomposa dico ad alta voce: "Minzolini è un paesaggio".(1)
O un tramonto. Stai lì a guardarlo, ma con i nervi tesi, mai sereno ("sono sereno" era la frase preferita dei politici un attimo prima del tintinnar di manette, questo lo ricordo come fosse ieri). Ci fosse un raggio verde, chi può mai dire? E in quel caso, l'opportunità di brillare, vedendolo per primo in un istante preciso, indimenticabile, collocabile nello spazio della memoria, lasciando un'indelebile incisione nell'immaginario altrui: "Guarda! Hai visto?!". Oppure pensare che la tua ansia insoddisfatta partecipi dell'orizzonte, modificandolo nel delirio solipsistico riservato ai bambini o a certi tedeschi ("C’è un tale in Germania, uno tipo Fritz. O Werner. Ha questa teoria: se vuoi fare un test, tipo perché i pianeti girano attorno al sole, di cosa sono fatte le macchie solari, perché l’acqua esce dal rubinetto, insomma queste cose devi guardarle. Ma quando le guardi, a guardarle le cambi. E a quel punto non sai più cosa è successo, o cosa sarebbe successo se non ci avessi ficcato il naso. Si chiama 'Principio d’indeterminazione'. Sembra un delirio, ma persino Einstein dice che quel tale ci ha preso").
E invece. Niente da vedere niente da nascondere. Minzolini è arte concettuale. Nei dettagli non si nasconde nulla: non è mica Dio. Solo un fatto estetico: l'imminenza di una rivelazione che non si produce. Queste cose devi guardarle. Come un guardiano di polli renitente, che quando scrisse di libri e muraglie si immaginava cieco (era solo una finzione premonitrice).
Allora "the horror… the horror…"? La battuta sarebbe davvero azzeccata, credo, ma solo se a pronunciarla fosse un indolente, annoiatissimo George Sanders. Sogni d'oro, sweet cesspool.


1) E in auto c'è anche una bambina di otto anni. A proteggerla da Avatar, che ha già visto con me, ci pensa Bondi. Ma chi la salverà, se nel futuro dovesse ricordare, suo malgrado, "questo carrello contro natura"?

lunedì 17 maggio 2010

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XX — CAVE BOWSER

Riconosci il film da cui è estratto questo fotogramma e vinci tre idraulici polacchi. Nuove immagini giovedì e sabato, ma intanto Mariowski e Luigiwski saranno già scappati giù per il tubo.
AGGIORNAMENTO (giovedì 20 maggio): All you need to make a film is a pipe and a gun. Due idraulici polacchi verranno a ripararti le tubature se riconosci il titolo di questo film.
AGGIORNAMENTO (sabato 22 maggio): Dopo quest'ultimo indizio meriteresti francamente di annegare in un bicchier d'acqua. Fortuna per te che Luigiwski è rimasto nei paraggi.

pipes.jpg

pipes2.jpg

Pipes3.jpg

ATTENZIONE: La partita si è conclusa sabato 22 maggio alle 22.09. Il nuovo contendente Dario ha riconosciuto Blood Simple (1981), primo film dei fratelli Coen. La prima immagine del quiz è l'ultima del film.
La prossima sfida si terrà lunedì 24 maggio.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arco: 4 idraulici polacchi.
Strelnik: 4 idraulici polacchi.
bianca: 3
idraulici polacchi.
oscar amalfitano: 3
idraulici polacchi.
dario: 1 idraulico polacco.
nessundorma: 1 idraulico polacco.

venerdì 22 gennaio 2010

Satori casalingo o O Nestlé

Piccoli, piccoli editori,
neppure la raccomandazione di un God
può salvarvi dagli studi di satori.
Salvante Fruzzetti, La mia Modica.

E comunque da vari giorni mi becco l'insonnia alla rovescia. Mi sveglio in mezzo alla notte e non mi riaddormento più.
La mattina erro per la casa come uno zombi, ma davvero(1). E zombicchiando(2) faccio torpide battute a figlia7(3) che a volte ride: per pietà, suppongo. Prima di levarsi dalle palle, ieri la colf romena(4) mi ha detto: "Guarda che devi aprire il barattolo di Nutella nuovo, in quello vecchio la cioccolata che resta in fondo ormai è troppo dura". Io tra me e me pensavo Seee, troppo dura un cazzo, transilvana di poca fede, qui non si butta via niente, mica che uno apre un nuovo barattolo di Nutella così. Allora stamattina con lo scalpello(5) raschiavo disperatamente il fondo del barile: se mi guardassi allo specchio sono sicuro che mi sarei ritrovata stampata la stessa identica espressione balorda di Jerry Lundegaard.


Mi dico: è vero, è dura, ma sul muffin caldo magari fonde.
Macché, non fonde.
Fa solo i grumi. Pallette di burro marrone che rotolano rancide sul muffin tostato.(6)
(Même à déboucher les cabinets, elle devait souvent renoncer la mère Cézanne tellement c’était difficile. « Je ne sais pas ce qu’ils mettent dedans, mais faudrait pas d’abord qu’elle sèche !... Je connais ça… Ils vous préviennent toujours trop tard !... Ils font exprès d’abord !… Où j’étais avant il a même fallu faire fondre un tuyau tellement c’était dur !... Je ne sais pas ce qu’ils peuvent bouffer moi… C’est de la double !... »)(7)
Rifilo il muffin a figlia7,(8) lei addenta. Dico: "Buono, eh? Eh?!". Non risponde. Mi sfracello sulla poltrona, a fissare come un bambino ebete i cartoni animati per bambini ebeti che danno alle otto del mattino su un canale dell'Etat Républicain de l'Identité. A un certo punto mi accorgo che figlia7(9) mi sta guardando con un'espressione preoccupata. Il fatto è che mi son messo a canticchiare senza neppure rendermene conto: "Ouh là qui va là? — Inspecteur Gadget! — Non, mais ça va pas — Ouh! Ouh!".(10)
Poi arriva la pubblicità di un nuovo tipo di cereali ricoperti di cioccolata. Si vede una fabbrica gigantesca, macchinari industriali retrofitting(11) giganti, il tutto per ricoprire di cioccolato un chicco di riso soffiato (o grano, o avena, o qualcosa, no, avena no, una cosa croccante, comunque).(12)
E nella testa che gira sempre più vuota vengo attraversato dall'idea (iperbole)(14) che forzando un po', o facendolo precedere da un vocativo "O" (ma perché?!), Nestlé è l'anagramma di "Stenelo".(15)
Ma senza riuscire a cavare uno straccio di senso da questa inutile scoperta.



1) [ma da vero] nel ms.
2) Quando ero piccolo mio nonno mi raccontava le avventure di un bambino(*) chiamato Zompicchio.
3) Pronunciare [figlia8], altrimenti ci arrabbiamo.
4) Bastarda fancazzista sistemata precedentemente
qui.**
5) [il scalpello] nel ms.***
6) Nota n° 6.****
7) Questo capoverso è quasi tutto in francese.*****
8) Appunto.
9) Vedi nota n°6.******
10) Su! Tutti insieme!
Eh là qui va là (Inspecteur Gadget)
Eh là ça va pas (Ouh ouh!)
Oh là je suis là (Inspecteur Gadget)

C'est moi que voilà (Inspecteur Gadget)
Ça va être la joie (Ouh ouh!)
Au nom de la loi (Moi je vous arrête)
Je vous arrête là!!

(Go go)
Gadget à main
(Flash!)
Gadget au chapeau
(Hé ho)
Gadget au poing
(Oh la)
Elastico-Gadget

Les bandits sont là (Inspecteur Gadget)
Ils n'échapperont pas (Ouh ouh!)
Si l'inspecteur fait gaffe (Fait gaffe aux gadgets)
Qui marchent ou marchent pas!!

(Go go)
Gadget à main
(Flash!)
Gadget au chapeau
(Hé ho)
Gadget au poing
(Oh la)
Elastico-Gadget*******
11) Non preoccuparti, ti spiego anche questa.********
12) Dopo attente ricerche, siamo in grado di affermare che i chicchi contengono cianuro con dosaggio identico alla pasticca masticata da Joseph Goebbels.*********
14) Infatti il cioccolato non fa bene al colesterolo.**********

15) Questa è un'illustrazione che spacca:***********





(*) Più verosimilmente un nano. [Nota dell'Editore]
(**) Ma anche . [Nota dell'Editore]
(***) Sì, ma questo tipo di note dovrei farle io, credo. Eh. [Nota dell'Editore]
(****) Quarta nota. [Nota dell'editore]
(*****) E non l'hai manco scritto te. [Nota dell'editore]
(******) Guarda che è la nota 3. [Nota dell'editore]
(*******) File under "Volevo essere Andy Kaufman". E comunque anche 'sta canzone è in francese. [Nota dell'editore]
(********) Sì, ma il link rimanda a una pagina in inglese. [Nota dell'editore]
(*********) MA CHE CAZZO DICI?! Primo Goebbels si è sparato, secondo quelle sono normalissime crocchette al cioccolato! Qui finiamo sotto processo, razza d'imbecille! Ma chi me l'ha rifilato, questo cretino? Ho capito che stavolta la tipografia la paga la provincia e il resto va a spese d'autore, ma questa è la volta che sputtaniamo definitivamente tutta la casa editrice e chiudiamo bottega sul serio. Ma dimmi te se devo passare mesi a compilare gli studi di settore per poi leggere (e pubblicare?!) le stronzate di questo cane raccomandato. [Nota dell'editore]
(**********) Pure superstizioso, eh? Cane. Cane raccomandato. [Nota dell'editore]
(***********) Ma no che non spacca, è un'illustrazione fin troppo trita e ovvia. Di una banalità sconfortante. Non se ne può più di quella scena. [Nota dell'editore]

Visto, si stampi. È ora di farla finita. Una pillola di chocapic e addio per sempre.

Ed. Arnold e Willy Montatori (coll. "Meridiano livido con riporto"), Pizzighettone 2010.

domenica 4 gennaio 2009

L'ultimo gioco in città

I — ANDARE LONTANO (CANTO D'AMORE DI J.A.PRUF.GOD)

Come annunciato, con l'anno nuovo a volte sarò sostituito da un nuovo mazziere, altrettanto perverso, e polimorfo quanto gli atomi di polvere di Lucrezio. Il gioco di oggi lo ha commesso lui.
Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se blogspot non ti piace puoi sempre andare a giocare su splinder. Ma in tutti i casi heaven, heaven is a place, a place where nothing nothing ever happens.

Quando fracassando la porta l'esterno fa irruzione sottoforma di pompieri
how you gonna come, con le mani sui soprammobili o intente a documentare il tutto sul blog ?
Oh, allora,
quando i libri non letti tonfano valangando dalla mensola e ci sono compiti dei figli da controllare
quando le dita non colpiscono i tasti, intirizzite dall'inverno del tuo scontento (benché parecchio scontato, l'avrete notato)
e ti chiedi sentendoti un lazzarone perché cazzo sei tornato dalla vulcanica Lanzarote nella torpida Patatonia
quando i piatti volano ma non perché sei in un b-movie fantascientifico anni '50 e se comincia la caccia all'alieno l'alieno sei tu
quando ti rendi infine conto che faces & books stanno distruggendo lo schermo che ti faceva da schermo e non è il caso di scherzare, non è opportuno schernire, non puoi più sterzare
quando temi una mattina di svegliarti da sogni agitati trasformato in uno schermorario

oh, è questo il momento
in cui ti chiederai qual è quella cosa che anche se non la fai non succede assolutamente nulla a nessuno
e se comunque la fai succede pochissimo a pochissimi
e quel pochissimo dura così poco che già dirlo effimero è prolungargli l'esistenza di un'eternità
e se qualcuno vorrà lodare quel qualcosa e preservarlo nel tempo quasi fosse una gemma tu stesso giudicherai quel qualcuno un po' gonzo
e ti domanderai perché ciò che è virtuale è irrazionale e insieme così relativo però assai poco complesso e comunque niente di trascendentale
e capirai in un solo momento quanto è falsa la promessa di un socialnettismo dal volto umano e che i socialnetworkers non saranno mai compagni ma al massimo amici

Oh, in quell'ora,
quali reti ti salveranno, pescatore di anonimi
quali nodi saranno abbastanza sicuri, scorsoio a parte
quali captcha freneranno la tua caduta da quel campo di seghe sulla collina, fin giù nel reale
su quali piattaforme soffici riposerai
quali siti accoglieranno te, navigatore naufragato e stanco, surfista imbolsito a forza di ipertestate, nuotatore schifato dal linkuame che lo circonda

Te, che rododattilo diteggi su tastiere alle sei del mattino
Te, che libero dalla ragnatela finirai avviluppato nel monotono e implacabile e peneloopiano farsi e disfarsi della tela domestica
Te, che potrai vantarti un giorno forse per un solo disegno di germano finito in un francobollo da tre cent
Mentre l'alzavola altrui sarà su quello da ventinove (*)

(*) e in queste due ultime righe si annida il quiz cinematografico di oggi. Premio: due byte.

DUST

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA SULL'ALTRO TAVOLO DA GIOCO DOMENICA 4 GENNAIO ALLE 15.27.
LA SOLUZIONE ERA "FARGO" (JOEL & ETHAN COEN, 1995). E SE È VERO CHE "HEAVEN IS A PLACE WHERE NOTHING EVER HAPPENS", È ALTRETTANTO VERO CHE "A LOT CAN HAPPEN IN THE MIDDLE OF NOWHERE", COME RICORDAVA LA LOCANDINA ORIGINALE DEL FILM. IL VINCITORE DEL PRIMO GIOCO DELL'ANNO È IL FELINO ARCOMANNO
.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 11 GENNAIO.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

arcomanno: 2 byte.

giovedì 12 giugno 2008

"Cinespia!" investiga l'investigatore! Rivelazioni scottanti! Molto hush-hush!

— La solitudine l’ha inasprito, Marlowe. Ha mai voluto bene a qualcuno?
— Una volta. La sposai, ma era troppo tardi. Non ha funzionato.
Conversazione telefonica tra Stan Laurel e Philip Marlowe, intercettata nel 1964 da John Edgar Hoover e archiviata da Osvaldo Soriano in Triste, solitario y final, Ediciones Corregidor, Buenos Aires 1973.

— Lei ha figli, signor Marlow?
— La prego, si ricordi di scrivere Marlowe, con la e, altrimenti i suoi lettori mi confondono con un marinaio. Marmocchi? Per carità! Sarei stato un pessimo padre: mi ci vede a cambiare i pannolini e cantare "Fate la nanna coscine di pollo"? Però se mi passa quel barattolo di lucido da scarpe nero posso cantarle "Swanee".

— Prego, scusi?

— "Swanee"… Ma già, lei è giovane, non ha ancora sentito niente, Al Jolson non sa nemmeno chi sia.

— Dicevamo dei figli, Marlow...

— Marlowe. Be', un tempo ho avuto un gatto. Ma mi ha tradito con una coniglietta. Non che me la sia presa, intendiamoci.

— In che senso non se l'è presa?

— Be', insomma, lei mi capisce, it's okay with me, ecco.

— Questa mi sembra di averla già sentita.

— Stia a sentire, amico, non me ne importa niente se l'ha già sentita o no, io l'ho detta comunque. E ora se ne vada al diavolo, mi lasci solo, lei mi ha fatto solo venire un grande sonno, giovanotto.

L'anziano Philip Marlow, intervistato dall'inviato speciale di "Cinespia!" Stenelo Kautzsch il 9 giugno 2008 al reparto geriatrico dell'Hospital Angeles (Tijuana).

Non c'è che dire, cari lettori. Incrociando questi due documenti è chiaro che qualcosa non torna. La confusione del vecchio investigatore privato tra un bambino e un animale domestico è l'indizio che gatta ci cova, se possiamo permetterci il gioco di parole. La senilità non spiega tutto, soprattutto se confrontiamo le parole di Marlowe con due reperti audiovisivi che siamo riusciti a procurarci secondo i soliti metodi, ben noti ai fedeli lettori della nostra infallibile rivista (parlano da sé i 754 processi in diffamazione, tutti vinti da noi). In questo filmato, ad esempio, vediamo un già non più giovane Marlowe sdegnare la duplice opportunità di un matrimonio onesto e non privo di interessanti risvolti economici. Guardiamolo mentre il padre delle due pretendenti lo mette generosamente in guardia, premonitore:



Ma il matrimonio non s'aveva da fare, chiaramente, e in nome di un "desiderio d'indipendenza" tanto assurdo quanto malriposto, il nostro sprecherà gli anni più belli in vagabondaggi notturni per squallidi supermercati, in cerca di quel senso dell'esistenza che l'uomo di ieri e di oggi può trovare solo nell'ambito di una sana vita domestica, tra l'affetto e la consolazione di una moglie fedele e la luminosa speranza delle nuove generazioni:



Come andò a finire, cari lettori, ormai lo sanno anche i topi (per tacer dei gatti! se ci è concessa una punta di leggerezza umoristica). Un matrimonio tardivo, con una donna di facili costumi (troppo, troppo giovane; e troppo, troppo ricca!), ed è subito crisi, con l'inevitabile separazione, e quindi il divorzio: un copione fatale. Durò appena qualche mese, l'unione tra Philip e Linda Loring. Troppo poco per far venire alla luce un piccolo Marlowe. Troppo poco? È tutto da vedere! E noi di "Cinespia!" abbiamo visto e sentito tutto. Spulciando gli archivi dell'ospedale pubblico di Poodle Springs, siamo riusciti a rintracciare un certificato di nascita risalente al 1953 (sì, ahimé, cari lettori, avete già capito, si tratta di una paternità precedente il matrimonio vero e proprio, ma noi non siamo qui per giudicare e ci atteniamo ai fatti, senza omettere nulla). Una povera creatura senza nome, abbandonata senza neppure offrirle la salvezza del battesimo da tali "Mr. P.M." e "Miss L.L." (come risulta dal suddetto certificato).
Ma dopo molte ricerche "Cinespia!" ha ritrovato per voi le tracce del figlio di Marlowe! È lui, senz'ombra di dubbio. Distrutto dalle vicissitudini e dai vizi, privato dell'amore dei genitori, senza nessuno in grado di indicargli la retta via, eccolo brancolare, inconsapevole (anche se come sapete noi di "Cinespia!" abbiamo sempre creduto nell'eredità genetica e nella predestinazione divina), sulle orme dello sciagurato padre, mentre viene ripreso dal nostro temerario inviato speciale Stenelo Kautzsch con una minicinepresa nascosta nel taschino.



martedì 1 aprile 2008

Rio Bravo, cioè Rio Grande, cioè Rio Bravo, cioè insomma.


I Sons of the Pioneers appaiono in Rio Bravo, cioè Rio Grande, e non Rio Bravo, che è Un dollaro d'onore ed è di Hawks, mentre Rio Grande (cioè Rio Bravo) è di Ford e questa bistecca è mia, Valance. La cavalleria bivacca e quelli spuntano da chissà dove e si mettono a spingere la canzoncina (pousser la chansonnette, mi piace l'espressione francese, che ce posso fa'). Secondo me l'unico western in cui un momento musicale si integra perfettamente con l'azione resta Rio Bravo, quello di Hawks (ma in Hawks, e in particolare in quel film, tutto si integra perfettamente, è un cinema performativo, finché c'è vita c'è cinema e viceversa) e non Rio Bravo di Ford, che infatti si chiama Rio Grande. Non ci si bagna mai due volte nello stesso film, e infatti Rio Bravo e Rio Grande sono lo stesso fiume, ma non lo stesso film. E tutto questo ci porta al vecchio Drugo, che infatti non si chiama Drugo ma Dude, come Dean Martin in Rio Bravo, quello con John Wayne ma non quello di Ford. E anche se tumbleweed è intraducibile, è proprio con i figli dei pionieri che si apre Il grande Lebowski, è una bella canzoncina spinta dal vento (mais faudrait pas trop pousser, tout de même), precisa e confusa come un tumbleweed, e si integra perfettamente con l'azione del film, tanto in quel film nulla si integra perfettamente, è un cinema post performativo, finché c'è cinema c'è cinema e viceversa e va bene così.