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domenica 15 settembre 2024
mercoledì 13 settembre 2023
mercoledì 7 maggio 2014
Per me che sono nullità
un linguaggio di morte le battaje in cui credo il nostro si chiama martin sciulz e il vostro chi è chi è il vostro candidato alla presidenza europea onorevole castelli parliamunpoddeuropa per evitare di dire poi cavolate agli italiani pari al quindici percento non è una cifra da poco io capisco la rabbia di chi vuole che nulla cambi io capisco diciamo gli argomenti diciamo così però però onorevole castelli se lei interrompe continuamente e parla sopra sembra però una vecchia politigante di cui ormai abbiamo piene diciamo le tasche e aggiungo che per la prima volta renzi ha dato ai comuni un miliardo di euro ai comuni dopo anni anni e anni quindi l'esatto contrario di quello che sta sostenendo l'onorevole castelli come al solito quindi dicevo insomma dicevo replicando all'onorevole castelli perché gli ottanta euro di questo insomma questo sono ma basta ma basda con guesti ritornelli non l'ha letto ma gomungue quello che dice lei poco conta onorevole castelli dovrete giustificare agli italiani le bugie che avete raccontato finadesso nel tempo la percentuale di quelli ghe insomma scelgono nzomma così mi pare di ricordare è molto diminuita incentivarli a credere nella politica incentivarli a credere nella VERA politica questo è accaduto per vent'anni l'energia insomma le qualità io sono assolutamente sicura guardi non mi pare proprio questo il caso diciamo così noi facciamo accordi alla luce del sole parlo ovviamente di riforme istituzionali per le riforme appunto costituzionali che si aspettano ci fa a carico tutto alla luce del sole però mi lasci fare una battuta su quanto si diceva prima perché guardi va bene tutto però mi lasci dire una cosa importante ma basta giù le mani giù le mani giù le mani
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Straziami ma di baci saziami
domenica 6 ottobre 2013
Squalo allo scalogno: la ricetta infallibile
Oggi ho comprato lo squalo al mercato, e stasera mentre lo cucinavo ho messo Fazio Fabio come fosse la radio.
Fazio Fabio ha detto: io ho fatto le elementari (io sono come un bambino delle elementari? io ho fatto le elementari tanto tempo fa? un secolo fa? non ricordo, comunque:) un ettolitro non so cos'è.
Un ettolitro sono cento litri, ho detto ad alta voce dalla cucina. (Un etto di prosciutto, mi dia un etto di prosciutto: son cento grammi, lo so anch'io, che infatti sono laureato in prosciutto.) (Ma questo mica l'ho detto ad alta voce.) (L'ho pensato dalla cucina.)
Poi c'era l'intermezzo comico della Littizzetto Luciana. Che è durato un etto d'ora. Faceva molto ridere, ne sono assolutamente sicuro, non l'ho sentito perché dalla cucina le risate coprivano le battute.
Poi c'erano ospiti di Fazio Fabio la Littizzetto Luciana uguale alla Littizzetto Luciana di prima. Assieme a lei c'era uno con una faccia di cretino, non ricordo il nome. Erano venuti (tornata, nel caso di Littizzetto Luciana) per promuovere un prodotto: il remake de Il vedovo di Dino Risi.
Hanno mostrato una scena. Littizzetto Luciana in cucina (non la mia), il marito (interpretato da Faccia di Cretino), un cagnolino sul tavolo. Lei telefona con un telefono un po' grosso perché siamo italiani del 1959 ma cordless perché siamo italiani del 2013, il marito cretino se ne sta seduto a mangiare mango (è un frutto), il cagnolino sta sul tavolo, come ho già mirabilmente descritto.
Poi Littizzetto Luciana ha detto a Marito Cretino di annusare il culo del cane, c'è una logica in tutto ciò ma al momento non ricordo quale.
Poi Littizzetto Luciana ha detto a Fazio Fabio qualcosa tipo "Io spero che questo film spinga le giovani generazioni a vedere il film di Dino Risi".
Lo squalo andava benone. Prima ho fatto un soffritto di scalogno, quando lo scalognMa chi se ne frega di come ho cucinato lo squalo
venerdì 14 ottobre 2011
Punto di fuga
Sì, lo so che è la seconda volta che ti mostro questa scena. Ma sono due minuti di ripasso che levati: un piano sequenza di perfetta semplicità, almeno in apparenza. Panoramica di 90°, poi mdp inchiodata a guardare il lungomare della versiliana, con profondità di campo infinita e punto di fuga prospettico centrale, a perdita d'occhio (anche nel senso del "Boom", con lo stesso attore). Eyes Wide Shut con ottusa ostinazione, nella luce "tra cane e lupo" del crepuscolo. (Non so chi fosse Leonida Barboni, ma di certo non è mio suocero.) Intenso sviluppo economico e sociale promesso a tutti da un Paese sul punto di diventare Terra di Nessuno, mostruoso circolo vizioso la cui circonferenza non è da nessuna parte e il centro in una località che si chiama Ronchi Poveromo (manco a farlo apposta). Pasolini e Antonioni forse in segreto se la sognavano, una scena così. (Il secondo credo che lo dichiarò apertamente.) Come sfondo sonoro, una gran bella canzone in oscena versione "melodia d'ascensore", aspettando di sentirla risuonare nelle grandi Stande di Milanodue a uso e consumo di zombi leghisti. La mdp copre uno spazio infinito, come dicevo, ma in realtà non si allontana mai dal perno (l'uscita del locale). In attesa di buttarlo in faccia a qualcuno, all'epoca un treppiede serviva ancora a quello: far credere allo spettatore che Piove sia musica di commento, mentre è ancora, è sempre e solo musica di scena. (E infatti Modugno era cliente abitudinario dell'"Oliviero" di Comparini, topos cinematografico per eccellenza.) Il carrello non è sempre necessario, a volte anche una piccolissima panoramica può essere una questione morale.
In mezzo all'inquadratura, gesticola il più grande attore di tutti i tempi. Si vede solo lui, anche quando ormai è un puntino che corre in lontananza: non come nei finali di Charlot, dove lui si allontana con fiduciosa sprezzatura. No, lui qui sta scappando: è lui, il punto di fuga.
Un minuto e quaranta di cinema puro.
Notare che per quasi tutto il tempo dà le spalle allo spettatore. Un interprete fuori classe si riconosce dal fatto che recita anche di spalle (in Toro scatenato è così per quasi tutta la scena, quando lui chiede a Joe Pesci "Iufacmaiuaif?"). Dice: "Ahio. Me so' fatto male. A 'a mano". Il resto è danza, grazia terminale di uno sbronzo elegantissimo, metronomo naturale, a bello e apposta: cravatta a pois annodata alla brutt'e peggio, camicia bianca sgualcita e mezza fuori dai calzoni neri (sbraco millimetrato), giacchetta agitata in una tauromachia che Hemingway, Leiris e Manolete non siete nessuno, e mocassini pronti a inciampare in un ultimo inaudito tip o tap di claquettes (lui iniziò imitando Fred Astaire, infatti).
Quello stendersi in mezzo all'autostrada, tra un Anno Karenino di Frosinone e il vago ricordo di griffithiane donzelle in distress legate alle rotaie del cinema delle origini, per poi rialzarsi subito dopo, in un sussulto pupazzesco. Non tanto perché la vita, sebbene difficile, meriti di essere vissuta, ma quando mai: no, solo perché c'è ancora (sempre) una spider (o una Seicento, o un bus di turisti) su cui scatarrare. Il suicidio può aspettare: intanto ammazziamo gli altri.
Sospetto l'improvvisazione del genio, nell'evidenza di quell'Hitler sputacchiato ai tedeschi.
Magari ce lo meritassimo ancora, Alberto Sordi.
In mezzo all'inquadratura, gesticola il più grande attore di tutti i tempi. Si vede solo lui, anche quando ormai è un puntino che corre in lontananza: non come nei finali di Charlot, dove lui si allontana con fiduciosa sprezzatura. No, lui qui sta scappando: è lui, il punto di fuga.
Un minuto e quaranta di cinema puro.
Notare che per quasi tutto il tempo dà le spalle allo spettatore. Un interprete fuori classe si riconosce dal fatto che recita anche di spalle (in Toro scatenato è così per quasi tutta la scena, quando lui chiede a Joe Pesci "Iufacmaiuaif?"). Dice: "Ahio. Me so' fatto male. A 'a mano". Il resto è danza, grazia terminale di uno sbronzo elegantissimo, metronomo naturale, a bello e apposta: cravatta a pois annodata alla brutt'e peggio, camicia bianca sgualcita e mezza fuori dai calzoni neri (sbraco millimetrato), giacchetta agitata in una tauromachia che Hemingway, Leiris e Manolete non siete nessuno, e mocassini pronti a inciampare in un ultimo inaudito tip o tap di claquettes (lui iniziò imitando Fred Astaire, infatti).
Quello stendersi in mezzo all'autostrada, tra un Anno Karenino di Frosinone e il vago ricordo di griffithiane donzelle in distress legate alle rotaie del cinema delle origini, per poi rialzarsi subito dopo, in un sussulto pupazzesco. Non tanto perché la vita, sebbene difficile, meriti di essere vissuta, ma quando mai: no, solo perché c'è ancora (sempre) una spider (o una Seicento, o un bus di turisti) su cui scatarrare. Il suicidio può aspettare: intanto ammazziamo gli altri.
Sospetto l'improvvisazione del genio, nell'evidenza di quell'Hitler sputacchiato ai tedeschi.
Magari ce lo meritassimo ancora, Alberto Sordi.
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sabato 7 giugno 2008
Ciao ciao maestro: Oggi l'Italia fa ancora più schifo
DINO RISI, 23/12/1916 — 07/06/2008
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