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venerdì 2 ottobre 2009

Waltz with Quentin


Oh, se ho capito bene il film esce oggi: a me l'ultimo Tarantino è piaciuto un frego, a parte la francesina, cozzissima. Un bel remake di To Be or Not to Be, con l'inizio di Lubitsch rivoltato come un calzino nel finale ucronico. Film tutto di testa, iperteatrale, divertentissimo e asfittico. Tutto parlato, consiste in una serie di interrogatorii giustapposti, paratattici: un kammerspiel al vavavuma, seguito ideale di A prova di morte. Quando ti becchi una visione del cinema così, puoi anche fare a meno di una visione del mondo, io diche.

giovedì 5 marzo 2009

Le solite note

Ti ho mai raccontato di quella volta che ho visto Errol Flynn sfoderare l’uccello e suonarci il pianoforte? Oh, be’, è stato un secolo fa, io ero agli inizi, come fotomodella, e sono andata a questa festa - un mezzo mortorio - dove c’era Errol Flynn che, tutto compiaciuto di se stesso, tira fuori l’uccello e ci ha suonato un pezzo al pianoforte. Gran botte sui tasti. Ha eseguito You Are My Sunshine. Figurati che cazzo di sonata!
Lo racconta Marilyn Monroe a Truman Capote in Musica per camaleonti (III, 6: “Una bellissima bambina”).

Tu non ti meriti Cole Porter.
Mickey Sachs (Woody Allen) a Holly (Dianne Wiest) in Hannah e le sue sorelle (Woody Allen, 1986).

In realtà il mio sogno è sempre stato quello di ballare bene. Flashdance si chiamava quel film che mi ha cambiato definitivamente la vita. Era un film solo sul ballo.
Saper ballare.
E invece alla fine mi riduco sempre a guardare, che è anche bello, però… è tutta un’altra cosa.
Nanni Moretti sulla Vespa in Caro diario (Nanni Moretti, 1993).




domenica 2 novembre 2008

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XIII — NIENTE DA VEDERE?

E allora infila le cuffie e sta' a sentire. Queste note al pianoforte si trovavano in un film. Anni dopo, le hai risentite (ma senza rancore) in un altro film. Due sesterzi, uno per ciascun film riconosciuto.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Martellone e possono essere consultate qui. E che te lo dico a fare che il gioco si svolge anche in un altro juke-box?
AGGIORNAMENTO (Mercoledì 5 novembre): Due indizi.
Il primo lo trovi tra il titolo del post e la prima frase.
Il secondo è in una mia mezza bugia, inserita nei commenti al gioco stesso. Ho scritto: "Salvo smentite, di solito non ci sono indizi all'infuori del post relativo al gioco stesso, né su questo né sull'altro tavolo, e qualora ci fossero sarebbero del tutto involontari". È l'ora della smentita, ma ribadisco la mezza verità: qualsiasi aiuto risolutorio esterno a questo post è involontario. Ma stavolta c'è. E ci sarà anche venerdì, quando aggiungerò nuovi indizi, se nessuno trova prima.
AGGIORNAMENTO (Venerdì 7 novembre): Dovessi dare un titolo alla sequenza del primo film in cui si ascolta questa musica, sceglierei
Un urlo fantastico.
Mentre il secondo, filologicamente:
La vendetta del cinema muto.

SENTI E GIOCA

LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
I FILM DA TROVARE ERANO BLOW OUT DI BRIAN DE PALMA E GRINDHOUSE — A PROVA DI MORTE DI QUENTIN TARANTINO.
PUOI VEDERE QUI SOTTO LE DUE SEQUENZE CON LA STESSA MUSICA DI PINO DONAGGIO. MA ATTENZIONE: BLOW OUT È FORSE IL MIGLIOR FILM DI DE PALMA, E SE NON LO HAI MAI VISTO TI SCONSIGLIO DI GUARDARE IL PRIMO SPEZZONE. È QUEL CHE GLI AMERICANI CHIAMANO UNO "SPOILER".
I DUE SESTERZI TORNANO IN PALIO PER LA
SFIDA DI DOMENICA 9 NOVEMBRE.





L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

bianca: 7 bomboloni.
arcomanno: 6 bomboloni.
andrea: 2 bomboloni.
desaparecida: 2 bomboloni.
adlimina: 1 bombolone.

lunedì 27 ottobre 2008

En attendant vavavuma ovvero Two-Lane Blacktop is the picture

Performance and image, that's what it's all about.
G.T.O. (Warren Oates) in Strada a doppia corsia (Two-Lane Blacktop, 1971) di Monte Hellman.

Nei primi cinque anni del ventunesimo secolo, il cinema attraversò la più grave crisi d'idee della sua storia. Anche se che io sappia se ne accorsero in pochissimi e non credo se ne sia parlato granché. Forse perché identificarne e descriverne i motivi era un'operazione complessa e avrebbe richiesto troppo tempo. E comunque non ha il benché minimo interesse e non importa assolutamente nulla a nessuno, il che a ben pensarci potrebbe essere una causa non minore della suddetta crisi.
Ma non stiamo a parlar di crisicriticadellacriticacinematografica (d'ora in poi solo cri.cri.cri.) perché questo blog ha difetti d'elocuzione e gli scioglilingua sono controindicati. Volevo solo dire che una delle pochissime emozioni cinematografiche provate in quel quinquennio disperante è stata la visione di Strada a doppia corsia, che infatti non fu girato nel 2001 ma trent'anni prima, nell'anno in cui nacqui, anche se la coincidenza è del tutto priva di senso. Il film è diretto da uno strano signore che si chiama Monte Hellman, senza il quale Tarantino starebbe ancora a fare il cassettaro in periferia (Hellman produsse Reservoir Dogs, e dire che il miglior film di Quentin, A prova di morte, è un gigantesco omaggio al film di cui stiamo parlando è quasi un eufemismo).
Ricordo che lo vidi in un cinema parigino che si chiama "L'Harlequin". Prima della caduta del Muro di Berlino, si chiamava "Le Cosmos" e proiettava solo film sovietici. Ma a parte il nome e una riverniciatura, la sala principale è rimasta immutata nelle sue due principali caratteristiche: essere enorme, e sempre deserta. È la sala ideale per scoprire Strada a doppia corsia.


Leggo sul Mereghetti: "Senza le ruffianerie e il folclore di Easy Rider e di Punto zero, uno spaccato dell'America come terra di nessuno che ha retto bene all'usura del tempo. I personaggi non hanno nomi, non hanno interessi al di fuori delle macchine, si parlano a malapena (a parte Gto, che inventa storie a ruota libera): il road movie diventa un'agghiacciante metafora di solitudine e di vuoto esistenziale".
Io adoro il Mereghetti. E non solo perché non dimentica mai di dire se in tale film l'attrice protagonista si vede nuda, fin dove e per quanto tempo. Quindi non voglio parlar male di lui, come non ho intenzione di essere il grillo parlante che fa cri.cri.cri. Però stavolta delle due l'una: a) Mereghetti non ha mai visto Strada a doppia corsia; b) lo ha visto, ma nell'anno in cui nacqui, e non se lo ricorda più. Perché quando esci dalla proiezione di Strada a doppia corsia, la prima cosa a cui pensi non è che hai appena assistito a una metafora, quale essa sia. Per non parlare di concetti densi di significati come "solitudine" e "vuoto esistenziale". No. Quando esci dalla proiezione di Strada a doppia corsia, la prima cosa a cui pensi è che al confronto Samuel Beckett era un autore decisamente verboso, con troppe cose da dire e milioni di laboriose metafore. En attendant Godot, di cui Hellman pare abbia realizzato la prima messinscena teatrale negli USA, sta a Strada a doppia corsia come I miserabili di Hugo sta a un libro di venti pagine bianche.
La faccio breve. Tre motivi per amare questo film. E poi anche un quarto, se fai il bravo.
1) In Strada a doppia corsia c'è Warren Oates. Un film con Warren Oates è automaticamente un capolavoro. Warren Oates era una garanzia, sempre. Nella mia camera verde, Warren Oates ha uno spazio esclusivamente dedicato a lui, nella visitatissima "cappella Garcia". Appena entri, passata la seconda colonna a destra. Le donne incinte pagano il doppio, non siamo mica qui per mostrare le croste di Piero della Francesca a Monterchi.


2) In Strada a doppia corsia gli altri due protagonisti sono il cantautore James Taylor e il batterista dei Beach Boys, Dennis Wilson. Taylor interpreta "il Pilota". Guida l'automobile e non canta mai. In tutto il film dice quattro, cinque battute massimo. Per parlare di motori. Wilson interpreta "il Meccanico". Quando serve ripara l'automobile o ricarica la batteria. Ma non nel senso delle percussioni. In tutto il film dice una, due battute massimo. Per parlare di motori. Ciò (non) detto, Monte Hellman ha dichiarato più volte che l'idea del film gli è venuta ascoltando "Me and Bobby McGee" cantata da Kris Kristofferson. Cosa c'entri "Me and Bobby McGee" con Strada a doppia corsia lo sa solo Hellman, ma va bene lo stesso, infatti nel film a un certo punto puoi sentire la canzone trasmessa da una radiolina scassata. Su questo almeno siamo tutti d'accordo: Kris Kristofferson è il peggior cantante mai generato da ventre di donna. Tranne quando canta. E questo è un secondo motivo per amare Strada a doppia corsia.
3) In Strada a doppia corsia puoi vedere uno dei cinque più bei finali della storia del cinema.


Ora tu mi dirai okay, molto bello e interessante, ma permetti: invece di mettere una locandina in bianco e nero e due foto che una neanche viene dal film di cui stai parlando, perché non hai scelto un paio di scene tra le decine che si trovano su youtube?
Allora, prima di tutto non permetto.
Secondo: Strada a doppia corsia è uno dei rarissimi film che vale ancora la pena di vedere al cinema, su maxischermo, e in una sala completamente deserta, mica in tv o peggio ancora sul tuo pc. E questo è un quarto motivo per amare Strada a doppia corsia.

lunedì 30 giugno 2008

MUSICA PER I TUOI OCCHI

ATTENZIONE: QUESTO POST È STATO RETTIFICATO QUI.

Esiste dunque una musica che può essere suonata nell’acqua.
Jean Louis Schefer (a proposito di un fotogramma di Charlot soldato, Charlie Chaplin, 1919), L’uomo comune del cinema (traduzione di Michele Canosa), Quodlibet, Macerata 2006, p. 59.

Ti sei stufato di andare al cinema, eh? E allora sai che ti dico? Vai in discoteca!
Ealcinemavaccitu è moderatamente orgoglioso di presentarti uno spin-off sonoro, ad opera dell'oscuro e dispettoso e atrabiliare dottor Stenelo: eindiscotecavaccitu.



Il pilota della serie è dedicato alle colonne sonore; i prossimi ed eventuali episodi potrebbero non rispettare la trita regola della critica cinematografica. Il dottor Stenelo considera infatti che l'abuso di aggettivi quale "rigoroso" e "coerente" sia dannoso per la salute e produca un calo della potenza sessuale (sostiene che la sua teoria sia confermata da numerosi studi statistici, ma si ostina a non rivelare le fonti).



Cionondimeno e conciossiacosaquandofosseché, supercazzolando come il servo del cugino spagnolo di Big Jim Slade, il quadro non è tondo e i nodi tecnici di Stenelo vengono a galla: cosa gli costava, ad esempio, ricordare che "Hooray for Hollywood" accompagna i titoli di coda de Il lungo addio? perché tralasciare il fatto che "Moonlight Fiesta" viene sparato da una radiolina all'inizio de Il fascino del delitto, cogliendo così l'occasione di notare che il titolo italiano del film è imbecille e che in origine si chiama Série noire? perché correre il folle rischio di affermare che Boby Lapointe canta "Framboise" in Tirate sul pianista, quando anche un topolino cieco a passeggio con Ludwig van sordo potrà rimproverare a Stenelo che nel film di Truffe si ascolta una versione assai più sincopata? Ah, saperlo…

 

Al momento, l'unica confessione che son riuscito a strappare di bocca a Stenelo (gliel'ho estratta col forcipe mentre sbadigliava, Stenelo infatti "ferait volontiers de la terre un débris / et dans un bâillement avalerait le monde") è che d'ora in poi potrete smammare da qui e andare in discoteca quando vi pare e piace. Basta cliccare sulla radio in ciliegio di Chigurh eindiscotecavaccitu, situata in cima a destra. E poi Stenelo ha aggiunto, deitticamente: "Spero che dopo essere andati lì, non torneranno più qui".
Io odio Stenelo.