Visualizzazione post con etichetta Robert Aldrich. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Robert Aldrich. Mostra tutti i post

martedì 13 settembre 2022

Non solo Aldrich

È un aspetto credo singolarissimo dell'opera di Quentin Tarantino di cui mi resi conto con Pulp Fiction (il senso di Reservoir Dogs mi sfuggì per anni, sciaguratamente, al cinema mi capita spesso). Nella citazione si tratta di mascherare il riferimento inafferrabile (ma il cineipotalamo può sempre coglierlo) con l'omaggio pop: pop discutibilmente sottovalutato, o a rischio d'oblio altrettanto ingiusto, o fossilizzato nel rispetto accademico. Tarantino riesuma e dà nuova vita (il cinema anima cadaveri, dà movimento a fotogrammi congelati, non ha mai fatto altro) a un cosmo che non ha nulla a che fare con un panico caos postmoderno: per chi vuol vederla c'è una gerarchia, una massima concentrazione prodotta e richiesta. C'è "ordine", "metodo".
Barry Lyndon dietro Mandingo, Rohmer oltre il grindhouse, Lubitsch sotto Castellari.
Godard lo definì: "un facchino".
Non è detto che sia un insulto, anche se per Godard lo era di sicuro (Godard insultava tutti, era il suo "ordine", era il suo "metodo").
Anche perché in fondo, cosa fa un facchino?

– Dans cette valise…
– … Il y a des surprises!




lunedì 11 ottobre 2021

Squid Game (Hwang Dong-Hyuk, 2021)

Finito due sere orsono. L'idea che mi sono fatto è che lo sceneggiatore e regista Hwang Dong-Hyuk avesse ben chiari (pare da un decennio e mezzo) i primi due episodi e l'ultimo, ma non si sia reso conto di quanto il secondo episodio mandi in tilt di verosimiglianza il tutto (finire là dentro, passi; tornarci, andava spiegato meglio). Fuori da quella sceneggiatura non c'è niente o quasi (quel "quasi" è forse il motivo per cui l'ho vista per intero, come per altre serie recenti, da Mare of Easttown a The Undoing): quindi la serie è solo quella sceneggiatura, con i suoi pregi e difetti. In mezzo c'è un "bolo" moderatamente avvincente, moderatamente spassoso, non esattamente originale. Eufemismo: La settima vittima di Robert Sheckley è datato 1953 e su questa striminzita distopia satirica si è ricamato con centinaia di libri, film, fumetti, videogiochi, serie. Il fatto che negli ultimi decenni la televisione, internet e parte dell'umanità (come protagonista, spettatrice o entrambi) abbia trasformato quella distopia in realtà non giustifica la ripetizione, a meno che essa non si concentri precisamente su quell'inveramento. La serie non fa questo. Quel bolo non è privo di qualità (principalmente un parco attori eccelso, cosa che in Corea del Sud è norma da tempo), ma manca di qualsiasi qualità particolare (Eigenschaften), in un certo senso simile alla "perfezione" di un Parasite, che colpisce al cuore tutti gli spettatori e nessuno di noi preso individualmente, qui, ora. Non c'è un minimo dettaglio della scenografia, dei costumi, dei colori, delle figure geometriche che non sia raccattato con più o meno furbizia, più o meno latrocinio, dall'immaginario Walmart degli ultimi settant'anni: dal disneyano e lievemente sottovalutato Buco nero alla Nintendo di SuperMario, dall'inguardabile Fuga di Logan ai simboli del controller PlayStation (non oso nominare Black Mirror perché sarebbe insulto eccessivo, Black Mirror è veramente il Male assoluto). Tutto in "salsa" coreana, senza nulla del genio coreano. Cucina internazionale, installazione esausta, macchina celibe e in fin dei conti il Kitsch secondo la definizione di Hermann Broch (che comprendeva già il fulmineo e quindi necessariamente, inevitabilmente effimero successo planetario non come riscatto ma come sintomo). La fotografia è Netflix per difetto, quando va bene; nulla, quando va male.
Nessuna immagine per illustrare il post, perché già ora non ne ricordo una.

EDIT e P.S.: Un'immagine, via, e malgrado tutto. Forse questa, presa dall'ultimo episodio, sicuramente il migliore. La serie ha i suoi momenti, le sue verità più o meno casuali, più o meno involontarie, più o meno logiche. Tra esse, l'idea di un "catfight" nel fango esclusivamente virile: ci viene in altri termini risparmiata l'inverosimiglianza ludico-politica di una o addirittura due "femmine" nella finale di un gioco che presentandosi come "egualitario" ripropone, conferma ed esalta tutti i rapporti di forza possibili immaginabili, che siano "naturali" o meno (non che questa contraddizione tra gli intenti del gioco e il suo svolgimento sia mai veramente trattata). Quindi un California Dolls in versione truculenta (negli anni mi son fatto l'idea che l'ultima opera di Robert Aldrich, forse ingiustamente considerata minore in Occidente, sia amatissima nei Paesi asiatici), fatto di soli maschi, in chiave ovviamente bromance e cripto-gay, di modo che la componente erotica esclusa dalla porta principale del copione rientra per pochi istanti dalla finestra della confusissima "règle du jeu".

giovedì 31 ottobre 2013

Abbassa i toni, dolce Carlotta

Parlate piano.
Piano.
Sto ascoltando la dichiarazione quotidiana di Enrico Letta.


Piano.
Devo ascoltare il monito di Giorgio Napolitano.


Piano.
C'è il commento di Gian Carlo Caselli.


Piano. Non fate troppo rumore.
Per piacere.
Grazie.

domenica 5 aprile 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XI — Mt 20, 16

Indovina indovinello:

Con la bocca della seconda il primo diventa l'ultimo.

Tre versetti della Bibbia a chi riconosce il titolo italiano del film nascosto in questa frase.

P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso gli eredi del notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non conosci il catechismo vai all'Inferno.

(Con la diabolica collaborazione di DUST)

AGGIORNAMENTO (mercoledì 8 aprile): Alla fine del pomeriggio di ieri un giocatore anonimo ha lasciato un indizio (si nasconde nel terzo commento a questo post). Dubito che sia involontario, e la pista non proprio rettilinea dovrebbe condurti alla soluzione. Comunque, dato che un versetto è stato già bruciato, ne restano in palio solo due.
AGGIORNAMENTO (venerdì 10 aprile): La mente perversa di Dust ha sfornato un nuovo indovinello. Ti restano solo due giorni e un versetto.

Un misero bottino
Se lo dai all'uomo giusto, con questo ci fai trenta denari. Con quella, invece, un paio di scudi.

LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
IL FILM DA TROVARE ERA UN BACIO E UNA PISTOLA (KISS ME DEADLY, 1955), CAPOLAVORO DI ROBERT ALDRICH.
LA
PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 12 APRILE.

kiss-me-deadly-11.jpg