mercoledì 20 aprile 2011

Quidopo

Stasera "Porta a porta" dedicato all'aldilà. Tra gli ospiti di Bruno Vespa, Pippo Franco e Margherita Hack. Tra gli ospiti a sorpresa, Sten ha declinato (la RAI paga troppo poco), l'ipotesi Clint Eastwood sta sfumando mentre sembra quasi sicuro un intervento di Francesco Tirone.


giovedì 14 aprile 2011

Il processo breve

Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. poiché senza che avesse fatto alcunché di male una mattina venne arrestato. "Come un cane!" disse e gli parve che la vergogna gli dovesse sopravvivere.

domenica 10 aprile 2011

Il cavaliere dimezzato

"Intesa o è meglio dividersi."


venerdì 8 aprile 2011

Too Late the Hero (Scilipoti's List)

Quella volta che arrivò troppo tardi per Ejzenštejn.

E troppo presto per Spielberg.

Quella volta che voleva farsi un tuffetto nel Mar Rosso.


Quella volta che si presentò preparatissimo all'esame di primo soccorso.

Quella volta che disse: "Si nota di più se vengo".

duSTen)

martedì 5 aprile 2011

Yolanda and the wolf

Esercizio 3, p. 111, punto "c)":
"Il y a un intrus dans chaque liste. Recopie les listes sans l'intrus."
sympathique — effrayant — rayonnage — citoyen — aboyer.
È già molto che sgrido figlia9, ma stavolta sono io a fare su e giù per il salone. Dopo molti huff and puff mi avvicino per abbaiarle (effrayant!): "Senti, lascia perdere, son già due ore che facciamo i compiti" (2, dopo ben 8 ore di scuola) quando improvvisamente, eureka! Basta incrociare la singolarità fonetica con quel che manca in casa e l'enigma è risolto.


sabato 2 aprile 2011

Way Out There

È ora che figlia9 cominci a vedere film che la bildunghino come si deve, dico io. È ora che si confronti con modelli paterni migliori di quello che le è toccato in sorte, dico io. Ho proprio qui un dvd che fa alla bisogna, con l'opzione doppiaggio italiano. Io lo vidi a 16 anni.

Il bruttone in moto? Niente, è solo un sogno.

Sì, no, ehm: diciamo che è un sogno diventato realtà, va bene? Ma non aver paura, mica è Chigurh. Cioè, quasi ma non del tutto. Eh? Chi è Chigurh? Ah… Non importa, dai, qui fa ridere. Perché non ridi?

Va bene tutto, capisco i problemi di labiale, capisco che il riferimento geografico negli anni Ottanta poteva sfuggire a un italiano idiota (pleonasma). Capisco tutto. Ma per la spettacolare punchline finale il responsabile del doppiaggio non poteva inventarsi qualcosa di meglio che un miserabile: "Non so, forse era Disneyland"?!


Mentre carico il filmato scopro che quanto scrivo si riallaccia involontariamente non solo all'header ma anche al primo post che scrissi. Quando si dice mordersi la coda.

giovedì 31 marzo 2011

Senza ironia

Prevedo che l'uomo si rassegnerà a imprese ogni giorno più atroci; presto non vi saranno più che guerrieri e banditi; dò loro questo consiglio: l'esecutore di un'impresa atroce immagini d'averla già compiuta, s'imponga un futuro che sia irrevocabile come il passato.
Jorge Luis Borges, Finzioni ("Il giardino dei sentieri che si biforcano"), Einaudi, Torino 1955, p. 82.

Qualche nota in margine a questo post.

Sul sito del "Nouvel observateur", 29 marzo sera, un breve articolo sull'esito dell'incontro Sarkozy-Cameron colpisce la mia attenzione. Firmato da Vincent Jauvert, in un capoverso entra leggermente in collisione con la linea del settimanale francese, che ho già esposto sommariamente. Dice:

- Il y est affirmé que l'intervention militaire a permis de sauver des 'centaines de milliers de personnes d'une catastrophe humanitaire annoncée'. D'où vient ce chiffre très important? Mystère.

Sì, lo so. Nel link che ho messo sopra questo capoverso non lo trovi. Era il primo punto "strano" della dichiarazione franco-britannica, secondo Jauvert. Dopo poche ore è sparito.
(Ieri mattina, da commentatore, gli ho chiesto gentilmente spiegazioni. Non so proprio cosa mi ha preso, tanto più che i commenti del nouvelobs sono un mix di spam e preoccupante spazioazzurro. Per il momento non ho avuto risposta.)

***

Quand'è che ho cominciato a dubitare di quel che leggevo sui giornali (soprattutto di centrosinistra, se non nettamente a sinistra, come "il manifesto") e vedevo in tv? Quando vidi le fosse scavate nella sabbia, davanti al Mediterraneo? Forse sì, non ricordo. Ricordo invece la reazione vergognosa che ebbi di fronte all'editoriale di Vittorio Zucconi, l'indomani, su "la Repubblica". Vittorio Zucconi, per molti giorni, firmò gli editoriali sulla Libia. Mi chiedevo perché, con quali credenziali. (E dire che a me Zucconi sta pure simpatico.) E ricordo ancora di non esser riuscito a trattenermi dal notare la strana costruzione dell'articolo, una "littérature du ressassement" (ma da "roman de gare", con un'ideuzza ripetuta ad libitum pur essendo già mediocre in partenza), l'assurdità di un editoriale che girava freneticamente in tondo, come il trito criceto nell'annosa ruota, per arenarsi esausto su un'immagine grottesca:

Se non ci fosse la maledetta spiaggia, soltanto grigia e malinconicamente fuori stagione e fuori tempo, come nel finale dei film di Fellini. Quale governo rispettabile oserà mai più farsi fotografare mentre ossequia e bacia il macellaio di Tripoli, ci si chiedeva ieri? Quale turista, per quanto disperato, oserà mai affondare la paletta in quella sabbia.

Era il 24 febbraio. La paletta mi faceva ridere. Sardonicamente, ma ho riso. Mi sentivo peggio di Jünger a Parigi, questa è la verità. Da un canto. Ma va detto a mia misera difesa che dall'altro canto, forse, qualcosa non mi tornava.
Il giorno dopo (25 febbraio) leggo, sempre su "Repubblica", un articolo di Vincenzo Nigro, l'inviato di "Repubblica" a Tripoli.
Addio paletta di piccoli Burke & Hare, addio maledetta spiaggia tripolitanriminese, addio turista disperato: "F for Fake". Ma nella chiusa tutto viene miracolosamente riesumato: un capolavoro di prestidigitazione che avrebbe ricevuto il plauso di Orson Welles.

Da Bab Al-Aziziya o dal luogo in cui si ripara, Gheddafi comunque sta provando a dare gli ultimi ordini. Carri armati sono stati visti in marcia verso Misurata, a Zawia si è combattuto, dicono che bombe e missili dell'esercito avrebbero colpito i ribelli, 40 morti e anche una moschea distrutta. Da qui, dalla "calma" di Tripoli è difficile, impossibile verificare, sapere, conoscere i dettagli: in albergo confermano che verso Zawia l'esercito, o i mercenari che siano, si preparano a difendere la strada verso Tripoli. Non c'è nessun modo per confermare i racconti di chi ha visto miliziani entrare negli ospedali a uccidere i rivoltosi feriti e ricoverati. Nessuna conferma nemmeno sulla nazionalità dei mercenari (italiani? Sembra impossibile).
Un libico, arrivando con noi in aereo, guardava le foto delle fosse in cui sono state sepolte alcune delle vittime. "Non è una fossa comune, è uno dei cimiteri di Tripoli, vicino al mare, si vedono anche le sepolture più vecchie in secondo piano". Ma ormai è chiaro: nella guerra contro Gheddafi ci sono tante notizie diffuse senza controllo, rilanciate e trasformate in fatti veri.
Tante delle cose di cui accusano Gheddafi oggi sono clamorosamente false. Ma nei 40 anni del suo regno migliaia di ribelli nelle fosse comuni ci sono finiti per davvero: presto qualcuno potrebbe andare a scavare quelle vere. A rovistare nel passato di un regime che questa sera, a Tripoli, ormai sembra senza futuro.

Vertigini temporali, ancora una volta, spiagge dai sentieri che si biforcano. Storpiando l'amico Hayao Yamaneko, "se le immagini del presente sono truccate, usa le immagini vere del passato". Tanto la DeLorean dell'informazione funziona anche invertendo la freccia del tempo, come insegna Martin Amis: back to the past.

26 febbraio. Nigro comincia a essere davvero a disagio. Questo articolo lo lessi sul cartaceo, non avevo accesso alla rete.

I racconti che da Tripoli rimbalzano su Reuters e sulle tivù parlano di decine di morti. È inutile, è impossibile chiedere di andare a controllare, verificare negli ospedali. Una rivoluzione che crolla è pericolosa e bugiarda, una rivoluzione che arriva non è attendibile, e di sicuro usa tutta la disinformazione, le bugie che può inventarsi per rovesciare il regime. Cattive informazioni nella notizia dell' aeroporto militare sotto il controllo dei ribelli, così come bocconi avvelenati sulle fosse comuni in riva al mare che invece sono il triste cimitero di Tayura. […] Troppo tardi il regime si è accorto di alcuni errori, tra cui quello degli ultimi giorni: aver provato a tener fuori i grandi media stranieri, le odiate Al Jazeera e Al Arabiya. [Nigro non pensa o omette di ricordare che Al Jazeera è di proprietà del Qatar, che pare abbia qualche interesse a veder cadere Gheddafi] Dovevano evitare piazza Tahrir, ma è stato un autogol. Dall' estero, parlando al telefono con i libici, inventando e ingigantendo quello che è successo per davvero, i network arabi hanno accelerato la decomposizione del regime. Non è vero che i cacciabombardieri abbiano colpito indiscriminatamente i quartieri di Fashlun, Siahia, Gerganesh: abbiamo visto, ci siamo fatti raccontare le case, le strade, e non ci sono i segni dei bombardamenti. Gli aerei hanno lavorato sulla strada di Misurata contro colonne di ribelli che adesso sembrano di nuovo in marcia verso la capitale.

In questo contesto l'ultima frase è un'ipotesi assolutamente verosimile, ma senza riscontri. Nigro non è sulla strada di Misurata e visto quel che ha appena scritto sorprende l'assenza di fonti. Quel "sembrano" spostato più avanti, tuttavia, mi suona come un'ammissione-lapsus. Ma comunque si noti la differenza che Nigro suggerisce tra i bombardamenti aerei indiscriminati contro i civili (falsi, all'epoca) e quelli contro persone armate (verosimili, ripeto).
Purtroppo sul sito di "Repubblica" l'articolo di Nigro (la cui importanza è testimoniata dal richiamo sulla prima pagina del cartaceo) è indicizzato malissimo. Forse quel giorno non apparve sul sito o più probabilmente ci restò pochissimo, non posso saperlo. Fatto sta che se copi qualsiasi passo e lo incolli virgolettandolo su google ottieni solo quattro risultati (o nove, dipende dal passo citato). E uno di essi rimanda al sito di "Repubblica". Il che è quantomeno strano, se si considera che la rete è un ricettacolo di mammolette pacifiste, complottisti balbuzienti e dietrologi disperatamente alla ricerca del segreto che tramuti in oro la quinta acqua del bollito.
Ed è un peccato perché tra tutti gli articoli di Nigro che ho letto, questo mi sembrava il più documentato, il più interessante, il più onesto.

Il 18 marzo torna Vittorio Zucconi. E chiude definitivamente la questione.

In Libia, come in Egitto, era la voce di una gioventù cresciuta nel sogno di Internet, non nella aspirazione al gilet al tritolo, a chiedere aiuto. A dimostrare di essere pronta a pagare con il proprio sangue la liberazione, mentre qualcuno osava ironizzare sull´esistenza di fosse comuni o distinguere fra sepolture individuali o di massa.

Niente ironia: lo ordina Zucconi. Strano divieto, lanciato da un giornalista che ho spesso apprezzato per la capacità di destreggiarsi nell'arte dell'ironia, che puntella una carriera di articoli sul nulla siderale (buffi costumi locali statunitensi, piccoli cruccetti del nerd, simpatica vita da nonno).
Niente ironia, siamo d'accordo. Ma le notizie? "Non capisco, non si sente!…" Il rumore del Mediterraneo è assordante. In ogni caso la richiesta è maleducata, fortuna che ormai la fa solo "qualcuno": come si permette, come "osa" chiedermelo? Io sono una persona seria, un professionista, per i poveracci che vanno a pesca di notizie c'è Paparazzo.
Visto il tono preferisco ubbidire. Ed è per questo che non ho intitolato il post "Porca paletta".


(1) Lascia sbalorditi, sul sito del quotidiano (diretto proprio da Zucconi) l'assenza assoluta di articoli di esperti. Per settimane la geopolitica si è ridotta a un link che rimandava al sito di "Limes", dello stesso gruppo editoriale. Pochi giorni dopo l'intervento militare il link è stato tolto dalla pagina. Si aspetta ancora il suo ritorno. Forse quel che vi si trova non conforta la linea del giornale, espressa in chiari termini in questa riunione di redazione.

lunedì 28 marzo 2011

Tonsils. Positively tonsils.

Sento or ora la presentatrice del canale francese all-news i>TELE che introduce un reportage sull'avanzata verso Tripoli in questi termini: "Les rebelles ont repris les villes d'Ajdabiya et de Ras Lanouf appuyés par les bombardements de la coalition…". Lo dice senza batter ciglio. L'avanzata militare resta naturalmente la notizia principale e al resto viene assegnato lo strapuntino della proposizione subordinata, di modo che lo spettatore francese possa godersi tranquillamente le immagini dei combattenti, che scorrono davanti alle telecamere sventolando le bandierine della République e ringraziando Sarkozy, senza interrogarsi circa un intervento che non ha più assolutamente nulla a che fare con la legalità.
Se non col senno di poi, stampata in faccia quella comica espressione di sorpresa che gli inglesi chiamano double take e di cui Edward Everett Horton fu maestro indiscusso.

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

X — … AND MIND THE GAP

Un cavallo a chi riconosce il titolo del film da cui è estratto questo fotogramma.


ATTENZIONE: La partita si è conclusa lunedì 28 marzo alle 19.38. arco ha riconosciuto Il bacio dell'assassino (Killer's Kiss) del confidenziale Stanley Kubrick. Vince un cavallo, anche se invece di giocare a scacchi farebbe meglio a linkare il tumblr sul suo blog (o a comprarsi un nuovo pc).
La prossima sfida si terrà lunedì 4 aprile.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
bianca: 3 cavalli.
Strelnik: 3 cavalli.
oscar amalfitano: 2 cavalli.
suibhne: 2 cavalli.
arco: 1 cavallo.

sabato 26 marzo 2011

e se mi' nonna ciaveva le rote era un T-55 580 hp con motore diesel V-55

Laurent Joffrin è il direttore del "Nouvel Observateur", settimanale francese considerato vicino alla sinistra repubblicana. È stato tra i più ferventi sostenitori di un intervento in Libia, spingendosi ad appoggiare l'odiato Sarkozy persino quando questi minacciò di bombardare Gheddafi e le truppe lealiste da solo, qualora non si fosse riuscito a ottenere uno straccio di autorizzazione multilaterale.
Il suo editoriale di ieri riproponeva il solito nastro. Mentre scorreva placido, tuttavia, l'hardwar(e) Joffrin si è lasciato sfuggire una frase che mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta:

Ceux qui réprouvent l'intervention aérienne en Libye doivent se souvenir que, sans elle, les soldats du colonel Kadhafi auraient pris sans coup férir Benghazi, capitale provisoire des insurgés, et seraient aujourd'hui occupés à réprimer sans pitié ceux qui ont eu l'affront de mettre en cause la dictature d'un pouvoir ubuesque.

Una nuova dimensione spaziotemporale, in altre parole.
Oltre la storia fatta con i se, oltre l'ucronia, oltre la fantapolitica, oltre qualsiasi forma di "Minority (o preventive) report".
Qui c'è un balzo evolutivo.
Ora addirittura ci si ricorda di un futuro parallelo.
Devo ricordarmi di quel che non accadrà domani.
Non è difficile, in fondo. Basta equipaggiarsi: nuovi modi e tempi verbali (indicativo condizionato, participio anch'io, strafuturo remoto, passato ritornante, secondo lo schema lasciato intravedere dagli antesignani Pomì e Pummarò), una fialetta di pillole doverosamente bipartisan azzurre e rosse e passa la paura.
Lo sapevate? Lo sapevate che il deserto del reale è in Libia? Benvenuti.