Nella notte del 30 marzo 2015, durante la trasmissione "Piazza Pulita" condotta da Corrado Formigli si poteva ascoltare l'intervento di tale Severgnini, non ricordiamo su quale tema comunque di scarso 
interesse per gli studiosi.
 Pronta la risposta di Federico Rampini, all'epoca editorialista del 
defunto quotidiano "la Repubblica", in collegamento satellitare da New 
York.
Questa è una provocazione sul futuro diciamo 
digitale. Severgnini ha detto una cosa interessante – sì – citando 
crozza [impossibile ritrovare oggi il significato del lemma "crozza"], 
cioè, la tachipirina, no? Be', guardate che in America già adesso il 
primo medico di famiglia è diventato google. Nel senso che l'americano 
medio quando ha dei sintomi influenzali prima di tutto va sul motore di 
ricerca google consulta l'enciclopedie mediche e si fa l'autodiagnosi 
poi semmai va dallo specialista. Ora questo non è attenzione a… a non 
essere a non demonizzare queste innovazioni perché attraverso eh… il 
motore di ricerca attraverso l'accesso al sapere che ci offre internet 
si sono anche evitati molti errori medici. Perché…
Intervento di C. Formigli: "Allora fermiamoci qui."
F. Rampini e C. Formigli [in coro] : "… la classe medica a volte sbaglia. / Fermiamoci qui Rampini."
Improvvisamente la macchina da presa, con un repentino zoom verticale 
all'indietro, abbandona Rampini al suo appassionato intervento rivelando
 più precisamente lo spazio: un gigantesco tubo di lamiera qua e là 
arrugginito e trasudante umidità, di diametro congruo ma non 
ragguardevole, culminante in una ringhiera. Attorno a quella ringhiera: i
 mostri. 
 Non sono mostri. Sono esseri umani. Gli ultimi 
esemplari? Mai dire mai, la nostra, dobbiamo prenderne atto, è una lotta
 che durerà secoli. Seminudi, scheletrici, inzaccherati di ogni 
possibile lordura, si aggirano intorno al tubo-baratro e ridono 
orrendamente, piangono, si strappano i capelli. Primi piani fulminei, 
quasi subliminali: quella bocca parzialmente sdentata e i denti rimasti 
accusano carie devastanti eppure quella bocca è ilare, quei piedi dai 
quali scoppiano vesciche con effetti sonori mai registrati dagli archivi
 di missaggio, una mano che strizza freneticamente e senza costrutto 
un'appendice floscia e sgocciolante (ma di cosa?) tra due cosce 
assurdamente adipose e forse purulente. Molti si sporgono verso il 
fondo, verso l'origine di quell'oscuro richiamo: non demonizzare… 
monizzare… are… Alcuni di essi sporgono l'ano cosparso di emorroidi e 
spruzzano misere gocce di feci verso la latrina gigantesca al centro 
della quale si staglia l'oratore Rampini (così si spiegano le sue molte 
chiazze?). Non intenzionalmente, si badi (è importante): il loro corpo 
rachitico è continuamente scosso da convulsi accessi di tosse, dilatando
 lo sfintere e provocando l'involontaria espulsione.
Ma costoro stanno realmente guardando in fondo a 
quel fosso? Stanno ascoltando? È ancora possibile garantire 
un'intenzionalità in questa sarabanda di cui gli odierni ricercatori 
rintracciano echi iconografici di Dürer, di Charcot, di Tod Browning, di
 Lovecraft e del film "Alien 3" (secondo l'audace interpretazione di 
HGVG XII tutti gli esseri viventi della struttura edoniana sarebbero 
cloni di "Danny Webb")? E ancora: questo ennesimo, fastidioso ma 
comunque in medio termine condannato bubbone di umanità provvede al 
proprio sostentamento? E come? Forse ricorrendo al cannibalismo? Oppure 
dobbiamo prendere in considerazione l'assurda eresia di JHGYE XYV, che 
dietro Rampini si illude di intravedere un rettangolo di luce, a livello
 del suolo, dal quale – ma è solo un'illazione pseudoaccademica – 
verrebbe passato "del cibo" non meglio determinato, in modo tale da 
assicurare la preservazione del "corpo Rampini" e quindi del valore 
"libertà di pensiero"? Abbiamo seri motivi di dubitarne. 
 
 

