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venerdì 22 ottobre 2021

Halloween Kills (David Gordon Green, 2021)

Firmato da David Gordon Green, Halloween Kills nella prima parte si presenta come il terzo reboot del capolavoro carpenteriano (1978), dopo il dimenticabile Halloween H20: Twenty Years Later (1998) di Steve Miner e l'indimenticabile ma durissimo Halloween (2007) di Rob Zombie. Si presenta anche e subito come seguito immediato del precedente Halloween (2018, sempre di Green, e di cui non ricordo quasi nulla), quindi torna indietro di oltre quarant'anni aggiungendo un sottofinale spurio all'originale, del quale riproduce quasi perfettamente il tono, l'atmosfera, i tempi, la qualità della pellicola, le luci e persino gli attori (apparizione lampo di un sosia perfetto di Loomis/Pleasence). Nella sequenza aggiunta è una piacevole sorpresa la presenza purtroppo fugace di Jim Cummings, attore e regista inafferrabile e bizzarro, degno di maggior considerazione, ammesso e non concesso che gli interessi ricevere quella considerazione, essendo egli bizzarro e inafferrabile, una sorta di Quentin Dupieux americano.
Si torna al presente ma senza soluzione di continuità (nell'atmosfera, nella qualità della pellicola, nelle luci, ecc. ecc.) con l'originale aumentato: passa l'idea – filologicamente corretta – che nel genere in cui si inseriva Halloween non è cambiato pressoché nulla dal 1978; passa l'idea – filologicamente corretta – che verso la fine degli anni Settanta il cinema diventa una rimasticatura continua di tutto ciò che ha preceduto quegli anni: che il cinema, invenzione per eccellenza del ventesimo secolo e suo punto di partenza (1895, i numeri sono un'opinione), è fatto per registrare e proiettare in eterno quel secolo e basta, di cui ha decretato la fine con circa vent'anni d'anticipo sul calendario.
Il film procede accompagnando in ospedale la Laurie Strode di oggi, e in tal modo continua ad ammiccare al ciclo di partenza: si sovrappone quasi ucronicamente alle peripezie della Laurie Strode di ieri in Halloween 2 (1981) di Rick Rosenthal, titolo sanza infamia e sanza lode con qualche guizzo sicuramente attribuibile a Carpenter stesso (completamente suo è a mio avviso il piccolo capolavoro extra saga Halloween III: Season of the Witch, del 1982, a firma di Tommy Lee Wallace come The Thing from Another World è a firma di Christian Nyby quando in realtà è di Howard Hawks).

Bene, forse benissimo.

Quindi, il tracollo. In una ventina di minuti appaiono:
– Una coppia di afroamericani, ambedue presentati come personale ospedaliero, lei convenzionalmente sgallettata e lui placidamente scemo.
– Grossa sorpresa: lei sgallettata è il medico, lui "l'infermiera". Battuta comica.
– Una coppia di gay.

Esaurite le quote, Michael Myers le ammazza tutte. Michael Myers è il white trash, è quello che aspetta che si costituiscano le quote e poi le ammazza. Non gli piacciono i neri, non gli piacciono le donne che fanno carriera, non gli piacciono i gay.

Non è molto interessante.
(In seguito ci saranno molti dialoghi su cosa è Michael Myers, cosa è "il male", cosa è "il Male", "il male fuori da noi", "il male dentro di noi", la stessa cosa ma con "il male" con la M maiuscola, moltissimi dialoghi, tonnellate di parole come altrettante cucchiaiate di farina cruda masticate a fatica dagli attori e rifilate in pasto agli spettatori, un bolo non richiesto. E che non è molto interessante. A un certo punto c'è pure la trovata: tante persone, chiuse assieme in un luogo chiuso e animate da buonissime intenzioni, possono trasformarsi in un'unica massa mossa da pessime intenzioni. È banale? Filmiamole come fossero un branco di zombi! Peggio mi sento.)

Chiusa questa parentesi sindacale, il film viene preso in mano da un altro, è ovvio che Green è andato a mangiarsi un panino gigante. Sembra lo scarto tra la prima mezz'ora di Johnny Mnemonic e l'assurda sbobba che esausta portava quel film più che promettente ai titoli di coda.

Quando la nipote di Laurie Strode ottiene i suoi primi piani la signora accanto a me gesticola sul divano, si arrabbia: ma come? passi Jamie Lee Curtis alla casa sua senza trucco e inguardabile, ma 'ste giovanotte sciape che cosa mi rappresentano? cos'è, il festival delle cozze a caso?
E io: eeeh… è che le cozze necessarie… con quel corpo da cozza necessaria… quel volto da cozza necessaria… a portata di mano… quelle del 1978… puoi fare il postmoderno quanto ti pare… non ci sono più manco con il lanternino… eeeeeehhhh…

Questo post è dedicato a Nancy Kyes, a P.J. Soles, e a Laurie Zimmer (che in Halloween non c'è, ma sta in Assault on Precinct 13, che è meno popolare di Halloween ma più bello).



domenica 11 gennaio 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

II — TARGETS

Vedere qualcuno nel momento in cui muore, di morte improvvisa. Questo è di per sé un motivo per rimanere attaccato allo schermo. È istruttivo, guardare un uomo colpito a morte mentre guida tranquillamente la macchina in una giornata di sole. Dimostra una verità elementare, che ogni respiro che fai ha due possibili conclusioni. E non è tutto. Comunque qui si cela una burla, un crudele sberleffo che in fondo sei disposto ad apprezzare anche se la cosa ti fa sentire un po' in colpa. Forse la vittima è un babbeo, una specie di tonto da film muto, tipicamente scalognato. Se l'è voluta, in un certo senso, per essersi lasciato riprendere dalla videocamera. Perché una volta che il nastro comincia a scorrere può finire soltanto in un modo. Questo è quanto richiede il contesto.
Don DeLillo, Underworld (traduzione di Delfina Vezzoli), Einaudi, Torino 1999, p. 166.

Ho estrapolato tre inquadrature da una sequenza, e ho tolto quel che si trovava in mezzo e la colonna audio. Indovina il titolo del film entro mercoledì e riceverai tre pallottole full metal jacket. Altrimenti aggiungo il sonoro e ti faccio secco con due sole pallottole. Poi venerdì ristabilisco l'integrità del filmato, ma mi incazzo da bestia e ti stendo con una pallottola in mezzo agli occhi.



P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non sai maneggiare il fucile e preferisci una pistola, sei un uomo morto e vai a fare da tirassegno a San Miguel.

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA DOMENICA 11 GENNAIO ALLE 15.40.
LA SOLUZIONE ERA "DISTRETTO 13 — LE BRIGATE DELLA MORTE" ("ASSAULT ON PRECINCT 13", 1976), SECONDO E MIGLIOR FILM DI JOHN CARPENTER, ALMENO SECONDO ME. IL VINCITORE È LO SCATTANTE "AFASOL", CHE SI PIAZZA IN TESTA ALLA GRADUATORIA.

LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 18 GENNAIO.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

afasol: 3 pallottole.
arcomanno: 2 pallottole.