lunedì 30 marzo 2009

Orecchie senza volto

MAURICE JARRE, 13/09/1924 - 29/03/2009

Non era tra i miei compositori preferiti, ma resta legato a uno degli stacchi di montaggio più impressionanti della mia infanzia.
1916, un giovane ufficiale in Egitto. Molte virtù, qualche vizietto: tra questi, accendere uno zolfanello e guardarlo consumarsi, tenerlo stretto tra le dita fino a bruciarsele, sopportando il dolore, più gratuitamente che stoicamente. Lo vediamo esibirsi in questo giochino masochista una prima volta. Poi una seconda: ma stavolta, nel preciso istante in cui il fuoco sfiora il polpastrello, lui soffia sul fiammifero e




Pochi anni prima (ma io lo vidi pochi anni dopo), Maurice Jarre aveva dato prova di maggiore audacia, scrivendo una partitura ossessiva e sgradevolissima per un grande film, ossessivo e sgradevolissimo.


domenica 29 marzo 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

X — LA SIRENA

Una breve sequenza, senza colonna sonora. Indovina il film da cui è stata estratta e vinci tre bagnini/e di "Baywatch". Mercoledì ripristinerò il suono, e mi tengo Pamela Anderson, che è "molto spontonea e sopra il tutto semplice". Venerdì allungherò la sequenza e chiederò a David Hasselhoff di fare compagnia a Pamela. A quel punto resterai solo con Mr. Sagdiyev.



P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso gli eredi del notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non sai nuotare vai all'acqua bassa.

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA MARTEDÌ 31 MARZO ALLE 21.13 (O FORSE DOMENICA 29 MARZO ALLE 21.04). IL FILM DA TROVARE ERA "IL NOSTRO AGENTE ALL'AVANA" (CAROL REED, 1959). AFASOL E I SUOI GUERRILLEROS IMBARCANO TRE BAGNINI SUL "GRANMA", LASCIANDO BRUNETTA A SGUAZZARE NELLA MARANA DI VIA PIETRALATA.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 5 APRILE.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

afasol: 11 bagnini.
arcomanno : 4 bagnini.
gegio: 3 bagnini.
bianca: 2 bagnini.

sabato 28 marzo 2009

Dacci un Taglio

Se sento qualcuno dire “come ai vecchi tempi”, mi butto dalla finestra.
Prima di andare in scena, un vecchio clown (Buster Keaton) al collega Calvero (Charles Chaplin) in Luci della ribalta (Charles Chaplin, 1952).

venerdì 27 marzo 2009

Dacci un Taglio

— Ti dirò cosa vedo qui, Sims. Il panorama del futuro. L'unico panorama che resterà da guardare. Più i rifiuti saranno tossici, più aumenterà il livello di sforzo e di spesa che i turisti saranno disposti a tollerare per visitare il sito. Però credo che non dovreste isolare questi siti. Isolare i rifiuti tossici va bene. Li rende più grandiosi, più minacciosi e magici. Ma la spazzatura ordinaria dovrebbe essere piazzata nelle città che la producono. Esponete la spazzatura, fatela conoscere. Lasciate che la gente la veda e la rispetti. Non nascondete le vostre strutture. Create un'architettura fatta di immondizia. Progettate fantastiche costruzioni per riciclare i rifiuti e invitate la gente a raccogliere la propria spazzatura e a portarla alle presse e ai convogliatori. Così imparerà a conoscere la propria spazzatura. Il materiale a rischio, i rifiuti chimici, le scorie nucleari, tutto questo diventerà un remoto paesaggio all'insegna della nostalgia. Gite in autobus e cartoline, posso garantirlo.
Sims non era sicuro che questa tirata gli andasse a genio.
— Che tipo di nostalgia ?
— Non bisogna sottovalutare la nostra capacità di provare desideri complessi. Nostalgia per i materiali della civiltà messi al bando, per la forza bruta di vecchie industrie e vecchi conflitti.
Don DeLillo, Underworld (traduzione di Delfina Vezzoli), Einaudi, Torino 1999, p. 303.

giovedì 26 marzo 2009

Scene madri: questo è questo, questo e questo

Su Nemico pubblico si è scritto a sufficienza, o forse troppo. La scena in cui Cagney spiaccica mezzo pompelmo sulla faccia di Mae Clarke, per sconvolgente che potesse sembrare nel 1931, ormai è stata analizzata più volte di quella della scalinata d'Odessa nella Corazzata Potemkin di Eisenstein. E non si può certo dire che abbia altrettanto valore: quando si vede il film la scena è già finita prima ancora che si faccia in tempo a dire "Ah, ecco la famosa scena in cui…". (Tra parentesi, va detto che da questa scena Cagney fu ossessionato per anni, quando era letteralmente costretto a fuggire dai ristoranti, perché clienti faceti pagavano i camerieri perché servissero mezzi pompelmi al suo tavolo.)
Andrew Bergman, James Cagney, Milano Libri Edizioni, Milano 1976, p. 19.




— SCENE MADRI. Questa non la dimenticherò mai, neppure quando a ottant'anni suonati uscirò di casa in mutande per non fare tardi a scuola. Cimino fu il più grande regista della sua generazione, che se ti azzardi a criticare esco la rivoltella con sei colpi nel tamburo e uno in canna e vediamo un po' who's laughing.
— C'è John Savage che avrebbe poi perso le gambe trainato da un elicottero. C'è John Cazale che, dopo essersi guardato in faccia in uno specchio crepato, sarebbe morto (ma davvero) per un cancro alle ossa e perché si ostinava a non capire che "questo è questo". C'è Christopher Walken che diventa in breve tempo uno zombie. E poi c'è De Niro che non muore mai, ma è come se.
Cimino non è un grandissimo regista, ma questo è un grande film. Prendi pure la rivoltella. Ne ho una anch'io.
Dialogo con un amico maltese su fb.




In Paura nella città dei morti viventi di Lucio Fulci si vede una donna vomitare sangue, poi le viscere, infine la totalità dell’intestino. Per questa scena è stato necessario un trucco. Da un lato c’è un’attrice che sputa sangue e pezzi di carne. Dall’altro c’è una bocca artificiale, ripresa in dettaglio, nel momento in cui vengono espulsi i metri di trippa. Lo diciamo per rassicurarvi e per spiegarvi alcuni “trucchi del mestiere” (come si dice nel gergo pittoresco degli artisti) davanti ai quali, senza di noi, rimarreste a bocca aperta, e perplessi.
Jean-Patrick Manchette, Les Yeux de la momie, Rivages / Ecrits noirs, Paris 1997, p. 324.


martedì 24 marzo 2009

Dacci un Taglio

Scrivere male, parlare male, dissertare di fenomeni tettonici nel bel mezzo di una cena di rettili, quant'è liberatorio e quanto me lo merito, espormi alla compassione altrui e poi insultare a destra e a sinistra, sputare mentre parlo, svenire indiscriminatamente, trasformarmi nell'incubo dei miei amici più disinteressati, mungere una vacca e poi gettarle in faccia il latte, come dice Nicanor Parra in un verso magnifico e anche misterioso.
Roberto Bolaño, "Letteratura + malattia = malattia", ne Il gaucho insostenibile, Sellerio, Palermo 2006, pp. 136-7.

lunedì 23 marzo 2009

La vita è altrove, and so what?

— Quello che stai leggendo è il mio rapporto medico?
— Sì.
— E cosa dice?
— Che sei completamente partito.
— Completamente?
— Forse ci sono un paio di cellule cerebrali ancora accese.
Il resto non è che cortocircuiti e scintille.
Fred o Bruce, agente infiltrato della sezione narcotici, incaricato di sorvegliare l’attività sospetta di Bob Arctor (Keanu Reeves), ossia se stesso, e il collega Hank (Mark Turner) o Donna o Audrey (Winona Ryder). Ambedue indossano la “tuta disindividuante” in Un oscuro scrutare (Richard Linklater, 2006).


Lo salvo in zona Cesarini perché lì c'è una forma-senso: embrionale, primitiva, magari infantile ma almeno Linklater ci prova. L'elaborazione grafica non trasforma la realtà fisica in cartoon, astratto finché si vuole ma coerente e compiuto; produce piuttosto un effetto (a volte sensibilmente sgradevole) di instabilità continua. Linklater adultera così l'immagine cinematografica in modo da rendere tangibile l'idea centrale di Dick, che poggia non sull'invenzione più o meno appassionante, più o meno divertente, di universi paralleli, ma sulla descrizione del loro continuo collassare (più deprimente che appassionante, dunque, e comunque per nulla "divertente", nel senso letterale del termine), e infine sul sospetto di una scarsa tenuta di tutti gli universi: dove per "tenuta" si intende qualcosa che non sta in piedi e che si comporta anche abbastanza maluccio. È quindi il primo tentativo di tradurre al cinema l’invenzione più felice dell’opera di Dick: l’intrusione di un sentimento gnostico nel classico tema degli universi paralleli, e di conseguenza della distinzione vero/falso, spesso tragicamente irrisolta. I personaggi scoprono di vivere in un mondo fasullo, senza che tale consapevolezza possa in alcun modo modificarne la condizione esistenziale. In altri termini, riprendendo il titolo di un celebre saggio di Dick, Un oscuro scrutare si chiede "Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni". Che era anche il problema del governo Prodi.
(E poi Keanu Reeves passato attraverso il rotoscopio è quasi tollerabile.)

domenica 22 marzo 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

IX — NODO ALLA GOLA

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cuffiette

Indovina da che film è tratta questa immagine e vinci quattro grazie presidenziali. Altrimenti aspetta il fotogramma di mercoledì e vinci tre grazie. Venerdì aggiungerò un'altra immagine, ma in tempi di crisi mi tengo Talia.
AGGIORNAMENTO (mercoledì 25 marzo): Pare ci siano otto milioni di modi per morire, ma secondo me è una cifra esagerata. Oh, a proposito: ho aggiunto una nuova immagine. Ma in compenso il tribunale ti ha negato una grazia.
AGGIORNAMENTO (venerdì 27 marzo): Avanti un'altra, come diceva Barbablù. Ti restano due grazie.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se credi di poter ancora provare la tua innocenza, telefona alla Corte suprema.

LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.
IL FILM DA TROVARE ERA LA SETTIMA VITTIMA (1943), PRIMO FILM DI MARK ROBSON, PRODOTTO DA VAL LEWTON E SOPRATTUTTO FOTOGRAFATO DA NICHOLAS MUSURACA.
LA
PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 29 MARZO. IN PALIO TRE BAGNINI DI "BAYWATCH".

sabato 21 marzo 2009

Dacci un Taglio

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Per grazia ricevuta (Nino Manfredi, 1971).

mercoledì 18 marzo 2009

Dacci un Taglio (e un indizio per L'ultimo gioco in città)

Nulla distingue i ricordi dagli altri momenti: solo più tardi si fanno riconoscere, dalle loro cicatrici.
Voce narrante (Jean Négroni) di La Jetée (Chris Marker, 1962).

martedì 17 marzo 2009

Dacci un Taglio

— Qui siamo in piena crisi. I confini sono sempre più confusi. Per essere una civiltà vincente, bisogna porre confini chiari tra giusto e sbagliato, tra questo e quello. Tuo padre lo aveva capito. Lui era l’arbitro di questo dannato minestrone di razze che c’è qui. Sapeva che la maggioranza non vuole sale e zucchero nello stesso bicchiere.
— Se i tuoi cocktail facessero schifo come le tue metafore, saresti disoccupato.
Il barista Cody (Leo Burmester) e Sam Deeds (Chris Cooper), sceriffo di Rio County, cittadina texana al confine col Messico in Stella solitaria (John Sayles, 1996).

lunedì 16 marzo 2009

Giromondo

La curiosa attrazione che prese il nome di Hale’s Tours, se davvero venne presentata [all’Esposizione Universale di Saint Louis, del 1904] nei modi previsti dal suo inventore, certo William Keefe, doveva consistere in un vagone ferroviario privo di una delle fiancate, che girava dentro un tunnel circolare la cui parete veniva a formare uno schermo continuo, senza inizio né fine. Sullo schermo venivano proiettate immagini prese da un treno in movimento.
Noël Burch, Il lucernario dell’infinito (trad. di Paola Cristalli, Il Castoro 2001), p. 40.

Inutile spiegare perché ieri sera ho ripensato a questa scena, che collocherei senza dubbio tra le dieci preferite del mio pantheon personale, se solo avessi un pantheon personale.
Poi mi sono detto che la scena poteva servire a illustrare sia i vent'anni dalla nascita di internet, sia i dieci dalla morte di Stanley Kubrick, inutile spiegare perché.



Ma poi lo so che potrebbe servire a illustrare qualsiasi cosa, in fondo.

Se un’immagine, guardata a parte, esprime nettamente qualcosa, se comporta un’interpretazione, essa non si trasformerà entrando in contatto con altre immagini; le altre immagini non avranno alcun potere su di essa, ed essa non avrà alcun potere sulle altre immagini. Né azione, né reazione: essa è definitiva e inutilizzabile, nel sistema del cinematografo.
Jean-Luc Godard, Histoire(s) du cinéma, 2b — Fatale beauté (1997).

domenica 15 marzo 2009

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

VIII — GUTTERBALLS

Nulla distingue i ricordi dagli altri momenti: solo più tardi si fanno riconoscere, dalle loro cicatrici.
Voce narrante (Jean Négroni) di La Jetée (Chris Marker, 1962).

Indovina il film da cui è stata estratta questa sequenza e vinci due birilli.



P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se ti senti fuori dal tuo elemento vai a giocare con Jesus Quintana.
ANNUNCIAZZIONE... ANNUNCIAZZIONE! (Mercoledì 18 marzo): Indizio nascosto nell'esergo. Mi riprendo un birillo, per farne un uso più cristiano.

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA MERCOLEDÌ 18 MARZO ALLE 23.44. IL FILM DA TROVARE ERA "SCARFACE" (HOWARD HAWKS, 1932). ARCOMANNO SI AGGIUDICA UN BIRILLO.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 22 MARZO.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

afasol: 8 birilli.
arcomanno: 4 birilli.
gegio: 3 birilli.
bianca: 2 birilli.

sabato 14 marzo 2009

Vertige de la mort

ALAIN BASHUNG, 01/12/1947 - 14/03/2009


Dacci un Taglio

La realtà è l’unità tra ciò che esiste e l’apparenza di ciò che esiste. Il dominio della realtà non può essere solo il risultato di una vittoria militare o di una politica economica, ma deve dominare al contempo ciò che esiste e l’apparenza di ciò che esiste. Tuttavia i padroni del mondo odiano la dialettica e non vedono che il loro dominio è a sua volta un’apparenza che il movimento reale renderà falso. Se ne accorgeranno soltanto quando essa ricomincerà a sfuggir loro.
Jean-Patrick Manchette, “57 notes sur le cinéma” (nota n° 51), in Les Yeux de la momie, Paris 1997, p. 38.

lunedì 9 marzo 2009

Un post sporco, illuminato male

Sono un esercito, diverso da tutti gli altri. Viaggiano attraverso le stelle in direzione di un luogo chiamato Oltreverso: la loro terra promessa. Una costellazione di nuovi, oscuri mondi. Necromonger, li chiamano. E se non riescono a convertirti, ti uccideranno.
Aereon (Judi Dench) in The Chronicles of Riddick (David Twohy, 2004).

Nella mia vita ho visto anche The Chronicles of Riddick, che è meno gagliardo di Pitch Black ma ha la mia simpatia. Perché è imbecille all'ennesima potenza, senza ritegno, con effetti speciali digitali raffazzonati, perché Vin Diesel mi fa ridere, sembra finto dalla testa ai piedi e forse lo è, perché la storia è assolutamente incomprensibile e a nessuno frega nulla (sembra riallacciarsi a un film precedente, appunto Pitch Black, con cui però non c'entra niente, in comune c'è solo Vin), si va avanti così per un'ora e mezzo tra sparatorie, scazzottate, battutacce da osteria e ricapitolazioni continue per chi si è distratto coi pop-corn (e ovviamente a ogni riepilogo si capisce sempre meno). Di tanto in tanto c'è Judi Dench che appare e scompare, come a dire "centelliniamo le apparizioni clou della guest star", ma non è Lillian Gish o Bette Davis, è Judi Dench. A un certo punto c'è pure Thandie Newton, che non ho capito se è buona o cattiva, però nell'ultima comparsata va a spasso inguainata in un corpetto da cui palpitano tette che non ha, è il corpetto che le fa apparire così, si chiama effetto wonderbra, comunque rimangono dentro. I cattivi del film, se ho capito bene, si chiamano "Necromonger", e nel film la parola viene detta in continuazione: "i Necromonger" di qua, "i Necromonger" di là… Assolutamente inutile, come questo post, ma più divertente, in compenso.


domenica 8 marzo 2009

L'ultimo gioco in città

VII — PERCHANCE TO DREAM

Gelli l’avevo conosciuto sommariamente a Frosinone. Era il direttore della Permaflex. Anni dopo lo rividi in Argentina ad un ricevimento, e pensai: “Toh! Quello somiglia al direttore della Permaflex di Frosinone”.
Giulio Andreotti (Toni Servillo) interrogato dalla Commissione parlamentare ne
Il divo — La spettacolare vita di Giulio Andreotti (Paolo Sorrentino, 2008).


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Indovina da quale film è tratto questo fotogramma e vinci tre guanciali. Mercoledì aggiungerò un fotogramma e dormirai tra due cuscini. Venerdì ne aggiungerò un altro e ti sfilerò il penultimo guanciale da sotto la tua testolina.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate ecc. ecc., tanto ormai celosai. Se non riesci a trovar sonno affidati a Morfeo.

ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA LUNEDÌ 9 MARZO ALLE 14.33. IL FILM DA TROVARE ERA "THE ELEPHANT MAN" (DAVID LYNCH, 1980). GEGIO SI AGGIUDICA TRE GUANCIALI.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 15 MARZO.

L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA

afasol: 8 guanciali.
arcomanno: 3 guanciali.
gegio: 3 guanciali.
bianca: 2 guanciali.

giovedì 5 marzo 2009

Le solite note

Ti ho mai raccontato di quella volta che ho visto Errol Flynn sfoderare l’uccello e suonarci il pianoforte? Oh, be’, è stato un secolo fa, io ero agli inizi, come fotomodella, e sono andata a questa festa - un mezzo mortorio - dove c’era Errol Flynn che, tutto compiaciuto di se stesso, tira fuori l’uccello e ci ha suonato un pezzo al pianoforte. Gran botte sui tasti. Ha eseguito You Are My Sunshine. Figurati che cazzo di sonata!
Lo racconta Marilyn Monroe a Truman Capote in Musica per camaleonti (III, 6: “Una bellissima bambina”).

Tu non ti meriti Cole Porter.
Mickey Sachs (Woody Allen) a Holly (Dianne Wiest) in Hannah e le sue sorelle (Woody Allen, 1986).

In realtà il mio sogno è sempre stato quello di ballare bene. Flashdance si chiamava quel film che mi ha cambiato definitivamente la vita. Era un film solo sul ballo.
Saper ballare.
E invece alla fine mi riduco sempre a guardare, che è anche bello, però… è tutta un’altra cosa.
Nanni Moretti sulla Vespa in Caro diario (Nanni Moretti, 1993).




martedì 3 marzo 2009

Dacci un Taglio

Si parla sempre loro come a dei bambini obbedienti, a cui basta dire “bisogna”, perché siano disposti a crederlo. Ma soprattutto li si tratta come dei bambini stupidi, di fronte ai quali balbettano e delirano decine di specializzazioni paternaliste, improvvisate il giorno prima, che possono far loro ammettere qualsiasi cosa in qualunque modo gliela dicano; e così pure il contrario l’indomani.
Voce di Guy Debord in In girum imus nocte et consumimur igni (Guy Debord, 1978).

lunedì 2 marzo 2009

Un risveglio 3

Mi è capitata una cosa curiosa: ho capito che non morirò giovane.
Jack Weil (Robert Redford) in Havana (Sydney Pollack, 1990).

Dieci cose che ho imparato nelle ultime due settimane, dormendo:

1) In alcune ore del giorno, nello Stato di Sonora si registrano le temperature più alte del mondo, forse.
2) Renato Soru ha perso le regionali in Sardegna, le ha vinte un altro, Veltroni ha chiesto scusa a tutti e si è dimesso.
3) Franco La Polla, 1943 — 2009.
4) Nei pici all'aglione c'è molto più aglio e meno peperoncino che nelle penne all'arrabbiata. Il piccì invece si è sciolto il 3 febbraio 1991. Scusa a tutti, aggiungere 'sti pici q.b. e servire in tavola.
5) La cattiva notizia è che Dio non esiste. La buona è che GOD è tornato dal Brasile, forse.
6) Quando era sindaco, Veltroni ha rinchiuso i Rom in un campo che pare un lager e ora si occuperà dell'Africa.
7) A Sanremo qualcuno ha vinto. Non la brutta canzone sui gay, interpretata da un tale.
8) Franceschini è il nuovo leader del PD, Borges sarà letto nei tunnel nel 2045 e l'opposizione batterà Berlusconi nel 2666.
9) Quando s’avvicina la fine, non restano più immagini del ricordo: restano solo parole ecc. ecc.
10) Si facevano i tortellini, a Bologna. Oppure le lasagne. Comunque Pranzo di ferragosto è un bel film.