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martedì 20 settembre 2022

Carlo Calenda Will Survive!

Qui è chiaro che il nostro ha sbagliato mestiere. Ottimo invece se interpretasse un candidato in un mockumentary/found footage.
Pensiamoci, non manca niente: la location derelitta "dietro casa del regista" che si è autofinanziato con il crowdfunding, la messa a fuoco come fosse tredici alla schedina, la macchina a mano traballante che bracca il protagonista alle spalle, la presa diretta "sento/non sento"…
Con la venatura horror d’ordinanza, con lui che parla sempre di "Quelli-Che-Vivono-Qua" e che però non si vedono mai, chissà chi sono e dove si nascondono, chissà se esistono veramente, ogni spettatore può farsi la propria terrorizzante idea, archetipo jung-vanziniano…
Solo nell’ultima immagine del film, un lampo d’inquadratura, eccoli, forse SONO LORtitoli di coda.

Il titolo del film è perfetto, anche per la sua componente meta insita nello stesso sottogenere:
AZIONE

Lui ha proprio quel perfetto physique du rôle da uomo qualunque imbolsito dagli anni e l’accidia (ma sotto il grasso i muscoli di un tempo non sono del tutto scomparsi), al quale però accadono cose DAVVERO FUORI DALL’ORDINARIO come in certi melgibson o brucewillis shyamalaneschi.
Con la coppia di spettatori e lui che fa
- ma quello… non è… tipo… il bambino di…
- NOOO! È vero, cazzo! Il bambino di "Cuore"! Madonna che gli è successo, poverino, che gli hanno fatto, ma allora è proprio vero quando si dice che [una cosa che si dice che, a caso]…

Con "il personaggio femminile" (Gelmini Carfagna Boschi Bellanova Pastorella), l’unica che alla fine sopravvive, come da trito copione. Ma COME sopravvive? Certo non pulita-illuminata-bene come nella foto profilo dei social, no, ma imbrattata di fango sudore e sangue, mentre fissa la cinepresa urlante e sghignazzante: forse contaminata, o forse anche solo impazzita…

Oppure alla fine ritroviamo lei e Charles Calenda (un uomo medio contuso dalla vita ma sotto tutti quei lividi esistenziali cova un grumo di nervi tesi pronto a esplodere e inzaccherare mezzo isolato), solo che uno dei due si è trasformato in Quelli-Che-Vivono-Qua. Lo spettatore non sa quale dei due sia, dietro quale dei due si nasconda uno di Quelli-Che-Vivono-Qua, anche se su reddit ci sono un paio di thread in cui gente che lo ha capito te lo spiega in modo anche abbastanza convincente.

mercoledì 27 aprile 2022

Stenshots



lunedì 8 marzo 2021

La Traque (Serge Leroy, 1975)

Un film da consigliarti che forse non hai visto.
La Traque di Serge Leroy, 1975.
Tirato giù alla cieca solo per l'alta quotazione in rete, perché che io sappia il regista non ha combinato nulla di memorabile.
Notevolissimo, ma occhio: è veramente tosto.

Vademecum senza spoiler:

1) All’inizio c'è una scena sconvolgente, tutti i personaggi (tranne uno, anzi una) all'osteria che mangiano, sembra una scena alla Chabrol solo che diversamente da Chabrol non si capisce nulla di quello che dicono (anche perché buona parte della conversazione tratta in media res di questioni notarili), siamo quasi dalle parti del documentarismo rurale alla Georges Rouquier di Farrebique. Quindi, e vale direi per tutto il film, come spesso con i francesi, audaci contrariamente agli italiani nell'uso della presa diretta:

2) Va visto con i sottotitoli (già compresi nelle versioni anche ad alta qualità circolanti in rete), ma soprattutto:

3) Bisogna tener presente che tutti gli attori del film sono l'esatto contrario del cinema verità, del documentarismo, ecc. Si tratta di attori navigatissimi e più che noti al pubblico francese dell'epoca. Ritroverai, e riconoscerai di certo Lonsdale, scommetto Marielle, forse Crauchet, addirittura un Michel Constantin; ma posso assicurarti che io, pure "cinéphile" francese dal 1981 circa, quindi solo dall'età di dieci anni circa, li ho colti tutti e subito tranne uno.

Quest'ultimo punto è cruciale, direi, per la lettura corretta del film, molto bello ma durissimo, ripeto come ultima avvertenza.
Il parco attori è quello strapopolare su cui lavorava Buñuel nei suoi ultimi film: i Pierre Maguelon, i Julien Bertheau, i Jean Rochefort, ecc. ecc.
Questa scommessa buñueliana non è mai stata sufficientemente sottolineata, forse perché un po' era la norma del cinema d'autore francese, dal Gabin (sarebbe meglio dire dai Gabin) di Renoir alla Bardot di Godard alla Marceau di Zulawski (indipendentemente dagli esiti), e forse perché la principale caratteristica del cinema francese, almeno secondo me che va detto non sono particolarmente ferrato nelle letture nazionalistiche della storia cinematografica, è proprio quella di saper rinnovare costantemente e da sempre il proprio parco attori in tutti i modi possibili, coprendo tutte le possibilità e permettendo dunque ogni permutazione e contaminazione.




mercoledì 6 maggio 2020

Spice Girls = Hitler

Non è esattamente il risultato che mi aspettavo ma "non è poi così lontano dalla realtà"!

lunedì 8 maggio 2017

No More Mr. Nice Guy: Macron al Louvre

– I expected someone like you. What did you expect? Are you an assassin?
– I'm a soldier.
– You're neither. You're an errand boy, sent by grocery clerks, to collect a bill.

Ai francesi non è stato concesso neppure un giorno di tregua.

Ieri sera, nella messinscena del Louvre, il frastornante "Inno alla gioia" era un trattamento Ludovico imposto a tutta una nazione: il vostro No espresso alla luce del giorno al fascismo di Le Pen si è tramutato al calare del sole in un Sì alla "Costituzione" europea che avevate rigettato nel 2005. "Statece": inchiodati davanti alla tv, con gli occhi sbarrati e il volume a manetta.
La strana camminata – dalla lentezza troppo a scatti per essere ieratica ma priva di umorismo montypythonesco – di una silhouette sfacciatamente bassa compensata da un'ombra sfacciatamente lunga, dove tutti hanno visto Napoleone e forse solo io il William Harford di Eyes Wide Shut cui si aprono finalmente none porte della Legge grazie a un "Fidelio" assegnato a forza da milioni di elettori.
Il volto lunare del prescelto e l'apice di una piramide divina in congiunzione astrale e perfettamente simmetrica ottenuta grazie a un'angolatura dal basso e centrale.
Il tutto in un'oscurità cosmica, nel buio notturno di un ritorno allo spazio riservato ai re, ai tempi in cui torpide Lady Lyndon firmavano assegni a rampanti avventurieri.

Chiaro: non fosse morto, riconosceremmo subito il regista di queste immagini. È lo stesso che girò lo sbarco sulla Luna.

Invece la messinscena è firmata dai comunicatori della campagna di Macron. A un certo punto anche i canali televisivi francesi si sono sentiti in dovere di dare l'informazione, con un brevissimo sottotitolo: "that's entertainment".
È come se i registi dell'incoronazione di Emmanuel Macron avessero avuto un'intuizione. Il nostro candidato viene attaccato come l'uomo dei banchieri, della mano invisibile del potere, del falso, della massoneria, dei produttori di Armstrong che a scatti poggia il piede sulla Luna in uno studio hollywoodiano.
Allora noi li prendiamo in contropiede. Li mandiamo in cortocircuito: eccolo, il caro vecchio Ludwig Van; eccola, l'orgia misterica di tutti i Palazzi della finanza; eccola, l'alba dell'umanità; eccola, la notte di tutte le Républiques. E quindi li lasciamo "radicalizzarsi": la massoneria, la piramide, Dio, la Luna, il dito, la notte, la moglie anziana, il tizio con il berretto, Beethoven. Si facciano esplodere in rete.

Una novità: in analoghe messinscene recenti, i personaggi e i canovacci comportavano sempre una componente comica, la battuta, "l'ironia" d'ordinanza, a volte la "simpatica" cialtronaggine, nella peggiore delle ipotesi il ghigno. Il film Macron al Louvre è plumbeo, è il "No more mister Nice Guy" di un horror di Wes Craven che lo psicopatico "fritto" sulla sedia elettrica minacciava sarcastico al mondo intero: prima di reincarnarsi, complice la rete elettrica, su tutti i televisori domestici. È stato invece paragonato nelle ultime ventiquattr'ore a Mitterrand al Panthéon (regia di Serge Moati), ma stranamente non ho sentito nessuno che ricordasse cosa ci facesse nel 1981 il presidente neoeletto al mausoleo: andava a raccogliersi davanti alla tomba di Jean Moulin. Tra Mitterrand e il "sacro" c'era una storia precisa. La storia raccontata dal film era falsa, come si scoprì negli anni, ma qualcosa in quel preciso momento raccontava. Tra Macron e la Piramide non c'è alcuna storia: una pagina bianca. O meglio, riempita di simboli decapitati (i re) o fasulli (icone date in pasto ai complottisti).

Vivo da quarant'anni a Parigi, uno spettacolo così sinistro non l'ho mai visto in tutta la storia politica francese.
Un giorno, a bocce ferme, accantonati i codici Da Vinci e dando per scontato l'allunaggio, di questa oscenità spero che si potrà parlare.



– They told me that you had gone totally insane, and that your methods were unsound.
– Are my methods unsound?

– I don't see any method at all, sir.

martedì 31 marzo 2015

Rampini nel vuoto

Nella notte del 30 marzo 2015, durante la trasmissione "Piazza Pulita" condotta da Corrado Formigli si poteva ascoltare l'intervento di tale Severgnini, non ricordiamo su quale tema comunque di scarso interesse per gli studiosi.

 

 Pronta la risposta di Federico Rampini, all'epoca editorialista del defunto quotidiano "la Repubblica", in collegamento satellitare da New York.
Questa è una provocazione sul futuro diciamo digitale. Severgnini ha detto una cosa interessante – sì – citando crozza [impossibile ritrovare oggi il significato del lemma "crozza"], cioè, la tachipirina, no? Be', guardate che in America già adesso il primo medico di famiglia è diventato google. Nel senso che l'americano medio quando ha dei sintomi influenzali prima di tutto va sul motore di ricerca google consulta l'enciclopedie mediche e si fa l'autodiagnosi poi semmai va dallo specialista. Ora questo non è attenzione a… a non essere a non demonizzare queste innovazioni perché attraverso eh… il motore di ricerca attraverso l'accesso al sapere che ci offre internet si sono anche evitati molti errori medici. Perché…
Intervento di C. Formigli: "Allora fermiamoci qui."
F. Rampini e C. Formigli [in coro] : "… la classe medica a volte sbaglia. / Fermiamoci qui Rampini."

Pochi anni dopo, ritroviamo F. Rampini nella struttura fortificata di Edonia, ricostruita in seguito alla sanguinosa guerra civile. Rampini sta perorando, in uno spazio circolare, in gilé rosso e mutandoni ascellari. Quegli unici indumenti nonché il corpo sono ricoperti di chiazze marroni, verdastre, o di transopaco unto. Si rivolge a una platea che solo lui conosce, ripetendo gli argomenti ascoltati in quella notte dell'inizio primavera 2015: il futuro diciamo digitale, "crozza", l'enciclopedie, ecc. Gli studiosi sembrano concordi nel rimandare l'intera (auto?)rappresentazione nonché il turbinare caotico di parole e sintagmi alla "libertà d'espressione", valore abbastanza riconosciuto negli anni che precedettero il cataclisma mondiale, di cui la guerra civile in Edonia fu solo una delle periferiche e trascurabili propaggini. Molti hanno notato la strana distorsione sonora, in cui le parole di Rampini si trovano ripetute, non tanto in "loop" ma con un effetto eco: "provocazione… cazione… azione…; autodiagnosi… diagnosi… gnosi…; americano medio… nomedio… dio…".
Improvvisamente la macchina da presa, con un repentino zoom verticale all'indietro, abbandona Rampini al suo appassionato intervento rivelando più precisamente lo spazio: un gigantesco tubo di lamiera qua e là arrugginito e trasudante umidità, di diametro congruo ma non ragguardevole, culminante in una ringhiera. Attorno a quella ringhiera: i mostri.
 Non sono mostri. Sono esseri umani. Gli ultimi esemplari? Mai dire mai, la nostra, dobbiamo prenderne atto, è una lotta che durerà secoli. Seminudi, scheletrici, inzaccherati di ogni possibile lordura, si aggirano intorno al tubo-baratro e ridono orrendamente, piangono, si strappano i capelli. Primi piani fulminei, quasi subliminali: quella bocca parzialmente sdentata e i denti rimasti accusano carie devastanti eppure quella bocca è ilare, quei piedi dai quali scoppiano vesciche con effetti sonori mai registrati dagli archivi di missaggio, una mano che strizza freneticamente e senza costrutto un'appendice floscia e sgocciolante (ma di cosa?) tra due cosce assurdamente adipose e forse purulente. Molti si sporgono verso il fondo, verso l'origine di quell'oscuro richiamo: non demonizzare… monizzare… are… Alcuni di essi sporgono l'ano cosparso di emorroidi e spruzzano misere gocce di feci verso la latrina gigantesca al centro della quale si staglia l'oratore Rampini (così si spiegano le sue molte chiazze?). Non intenzionalmente, si badi (è importante): il loro corpo rachitico è continuamente scosso da convulsi accessi di tosse, dilatando lo sfintere e provocando l'involontaria espulsione.
Ma costoro stanno realmente guardando in fondo a quel fosso? Stanno ascoltando? È ancora possibile garantire un'intenzionalità in questa sarabanda di cui gli odierni ricercatori rintracciano echi iconografici di Dürer, di Charcot, di Tod Browning, di Lovecraft e del film "Alien 3" (secondo l'audace interpretazione di HGVG XII tutti gli esseri viventi della struttura edoniana sarebbero cloni di "Danny Webb")? E ancora: questo ennesimo, fastidioso ma comunque in medio termine condannato bubbone di umanità provvede al proprio sostentamento? E come? Forse ricorrendo al cannibalismo? Oppure dobbiamo prendere in considerazione l'assurda eresia di JHGYE XYV, che dietro Rampini si illude di intravedere un rettangolo di luce, a livello del suolo, dal quale – ma è solo un'illazione pseudoaccademica – verrebbe passato "del cibo" non meglio determinato, in modo tale da assicurare la preservazione del "corpo Rampini" e quindi del valore "libertà di pensiero"? Abbiamo seri motivi di dubitarne.

sabato 10 maggio 2014

"Mancano dettagli, rettifiche, messe a punto."

È stato detto che tutti gli uomini nascono aristotelici o platonici. Ciò equivale ad affermare che non c'è discussione di carattere astratto che non sia un momento della polemica di Aristotele e Platone; attraverso i secoli e le latitudini, cambiano i nomi, le lingue, i volti, ma non gli eterni antagonisti. Anche la storia dei popoli registra una continuità segreta. Arminio, quando massacrò in una palude le legioni di Varo, non si sapeva precursore d'un Impero Germanico; Lutero, traduttore della Bibbia, non sospettava che il suo fine era quello di forgiare un popolo che distruggesse per sempre la Bibbia; Christoph zur Linde, che una pallottola moscovita uccise nel 1758, preparò in qualche modo le vittorie del 1914; Hitler credette di lottare per un paese, ma lottò per tutti, anche per quelli che aggredì e detestò. Non importa che il suo io lo ignorasse; lo sapevano il suo sangue, la sua volontà. Il mondo moriva di giudaismo e di quella malattia del giudaismo che è la fede di Gesù; noi gli insegnammo la violenza e la fede della spada. Tale spada ci uccide, e noi siamo paragonabili al mago che tesse un labirinto ed è costretto a errarvi fino alla fine dei suoi giorni, o a David che giudica uno sconosciuto e lo condanna a morte e ode poi la rivelazione: Tu sei quell'uomo. Molte cose bisogna distruggere, per edificare il nuovo ordine; ora sappiamo che la Germania era una di quelle cose. Abbiamo dato più delle nostre vite, abbiamo dato il destino del nostro amato paese. Altri maledicano e piangano; io sono lieto che il nostro dono sia circolare e perfetto.
Jorge Luis Borges, "Deutsches Requiem", L'Aleph, Milano 1989 [1959], pp. 87-8.


mercoledì 7 maggio 2014

Per me che sono nullità

un linguaggio di morte le battaje in cui credo il nostro si chiama martin sciulz e il vostro chi è chi è il vostro candidato alla presidenza europea onorevole castelli parliamunpoddeuropa per evitare di dire poi cavolate agli italiani pari al quindici percento non è una cifra da poco io capisco la rabbia di chi vuole che nulla cambi io capisco diciamo gli argomenti diciamo così però però onorevole castelli se lei interrompe continuamente e parla sopra sembra però una vecchia politigante di cui ormai abbiamo piene diciamo le tasche e aggiungo che per la prima volta renzi ha dato ai comuni un miliardo di euro ai comuni dopo anni anni e anni quindi l'esatto contrario di quello che sta sostenendo l'onorevole castelli come al solito quindi dicevo insomma dicevo replicando all'onorevole castelli perché gli ottanta euro di questo insomma questo sono ma basta ma basda con guesti ritornelli non l'ha letto ma gomungue quello che dice lei poco conta onorevole castelli dovrete giustificare agli italiani le bugie che avete raccontato finadesso nel tempo la percentuale di quelli ghe insomma scelgono nzomma così mi pare di ricordare è molto diminuita incentivarli a credere nella politica incentivarli a credere nella VERA politica questo è accaduto per vent'anni l'energia insomma le qualità io sono assolutamente sicura guardi non mi pare proprio questo il caso diciamo così noi facciamo accordi alla luce del sole parlo ovviamente di riforme istituzionali per le riforme appunto costituzionali che si aspettano ci fa a carico tutto alla luce del sole però mi lasci fare una battuta su quanto si diceva prima perché guardi va bene tutto però mi lasci dire una cosa importante ma basta giù le mani giù le mani giù le mani

mercoledì 15 gennaio 2014

Lonely voices

Ieri dalla Gruber c'era Dario Franceschini.
Non ha risposto a nessuna domanda: su Napolitano, su Letta, su De Girolamo. Su nulla. Unico punto fermo: "il PD ha il diritto di interessarsi alla formazione di un nuovo centrodestra". Un tempo il PCI aveva "il senso dello Stato", si diceva: in realtà se lo attribuiva da solo, suonandosela e cantandosela grazie alle pratiche semicriminogene degli avversari (non erano solo pratiche, ma strutture ideologiche semicriminogene). Ora il PD è lo Stato tout court. E dall'alto della sua posizione di garante elargisce premi o punizioni ai due partiti rimasti. Li accudisce o li sermona come il cerusico o il parroco al capezzale del malato
È Massimo Bucchi elevato a live art e venduto da Guzzanti a TeleProboscide.
Questo pensavo ieri. Poi oggi l'ho letto scritto meglio.

sabato 11 gennaio 2014

Make 'em laugh Dieudonné

Dieudonné è davvero un comico mediocre ma quando oggi ha detto a proposito di Ariel Sharon: "Après une longue carrière militaire et politique, il a fait le choix de se tourner vers le dialogue avec les Palestiniens", confesso di essermi fatto una bella risata.
Lo so che è una castroneria ma Dieudonné non è mica uno storico, non è mica il Presidente della Repubblica francese.
È solo un comico.


venerdì 22 novembre 2013

Ou peut-être hier, je ne sais pas.

In una famiglia si litiga, poi si arriva alla sintesi.
Alessandra Moretti, deputato PD, oggi da "Otto e mezzo" di Lilli Gruber.


giovedì 31 ottobre 2013

Abbassa i toni, dolce Carlotta

Parlate piano.
Piano.
Sto ascoltando la dichiarazione quotidiana di Enrico Letta.


Piano.
Devo ascoltare il monito di Giorgio Napolitano.


Piano.
C'è il commento di Gian Carlo Caselli.


Piano. Non fate troppo rumore.
Per piacere.
Grazie.

lunedì 9 settembre 2013

though I don't know why

"CNN cannot independently verify the authenticity of these videos but we’re reporting on them because we have verified the Obama administration is showing them to members of congress as they hope to build a case to support military strikes against the Assad regime."
 Jake Tapper, CNN, 7 settembre 2013.



giovedì 5 settembre 2013

mercoledì 31 luglio 2013

giovedì 13 dicembre 2012

F.I.S.T.



sabato 8 dicembre 2012

Les Gens d'en face

Mio nonno aveva svariati fratelli e sorelle. Non ne ho conosciuto nessuno (uno l'ho intravisto da ragazzino) e di loro so poco. Ora sono tutti morti. So che a parte una di loro furono tutti resistenti, ma credo che solo una abbia ammazzato con le proprie mani. Il giorno della fine del fascismo, almeno così mi hanno raccontato, sfila su un carro per le vie di Roma. Arrivati a piazza Venezia, due giovani soldati sotto il famoso balcone puntano il fucile contro il camion. Tutti scendono e scappano. Lei invece si dirige dritta verso quei due, strappa loro il fucile di mano e molla due ceffoni a ciascuno.
1990. Da quel che so, lei soffriva di una grave forma di depressione. Il marito, uno storico, si era rotto una gamba e veniva a medicarlo un'infermiera. Un giorno l'infermiera suonò alla porta. Invece di aprirle, la mia prozia preferì buttarsi dalla finestra. Credo che abitassero al quarantesimo piano.

Mia nonna era nata in Germania ed era ebrea. Nel '33 si dissero che era meglio espatriare. Lei andò in Italia, il fratello in America. La sorella più giovane emigrò a Londra. Durante la guerra si guadagnò da vivere facendo la saldatrice per la RAF, forse fu proprio uno dei "suoi" aerei che rase al suolo la casa di famiglia, a Berlino. È ancora viva e il suo secondo nome è Estrella.


Grazie alla rete, ho scoperto pochissimi anni fa che Stenelo era lo pseudonimo di un altro fratello di mio nonno. Io credevo di chiamarmi così per motivi religiosi (Stenelo figlio di Capaneo, bestemmiatore di Dio). Anche lui si era sposato con un'ebrea tedesca, lei ho fatto in tempo a conoscerla.
Roma fine anni Settanta, retate a gogo. Mio cugino, figlio di Stenelo, mi raccontò di esser stato fermato dalla polizia, per strada, e portato in commissariato. Cominciano a torchiarlo: "Tua madre è ebrea? Eh? Una puttana, eh? Quanti cazzi succhia, eh?". Puntandogli il dito contro, facendolo indietreggiare. Quel poliziotto conosce il tipo che ha di fronte: lombrosianamente, prima o poi risponderà con le cattive, in famiglia siamo abbastanza maneschi e mio cugino può permetterselo: è un armadio, con pugni grossi come incudini. Il poliziotto vuole esattamente quello. Come tutti, mio cugino avrà fatto anche lui qualche fesseria, nella sua vita, ma quella volta non commette l'errore di non guardare dietro di sé: dove lo aspetta, invitante, una finestra, naturalmente aperta. Lui l'ha scampata.


Il 28 luglio 1993, a mezzanotte e otto, mi trovavo a Roma, zona Monteverde vecchio, nel grande appartamento dei miei nonni, ambedue scomparsi. Sentii un forte boato, questo lo ricordo. Non ricordo cosa pensai al momento, probabilmente nulla, e neppure se dopo pochi minuti scoprii quel che era successo perché lo vidi in televisione (credo non funzionasse più) o perché mi telefonò mio cugino, sempre lui. Via del Velabro, certo. Ci vive suo fratello, con la vecchia madre. Pochi minuti dopo siamo lì. La polizia ha già bloccato il quartiere: "Non si può passare". "Come non si può passare, testa di cazzo, lì ci abita mia madre, ti spacco la faccia."
A mezzanotte e otto il cugino del Velabro era per strada e stava infilando la chiave nella toppa del portone. L'autobomba si trovava a pochi metri di distanza. Rientrando, ci era passato davanti una manciata di secondi prima. Il soffio lo ha catapultato all'indietro. Scardinato, il portone pesantissimo è stato proiettato in avanti. Se gli fosse cascato addosso, probabilmente mio cugino sarebbe morto. Se l'è cavata senza un graffio.
Saliamo all'appartamento. Fa buio pesto, in tutta la zona è saltata l'elettricità. Andiamo nella stanza della mia prozia. Tranquilla, in camicia da notte. Ricordo le torce nell'oscurità, e la voce di uno dei figli: "Fortuna che già dormiva invece di leggere seduta, sennò la mamma ce l'eravamo giocata". E il fascio di luce a sciabolare la parete, una trentina di centimetri sopra il letto: un Seurat di schegge di vetro conficcate nel muro, sparate nella stanza dalla finestra esplosa.


La mia prozia morì sette anni dopo. Ricordo che mi recai alla camera ardente, ed entrai nel momento esatto in cui ne usciva Luciano Violante. All'epoca era Presidente della Camera, e il suo discorso d'insediamento è rimasto tristemente celebre. Un Presidente della Camera "non dovrebbe mai agire come se stesse scrivendo la Storia". Non so se la sua presenza risultasse gradita. Ma è anche vero che non puoi sceglierti i dirimpettai e a volte sei costretto a mangiarti la minestra, sperando che non sia cicuta.

venerdì 30 novembre 2012

'sto giro

Mezz'ora fa mentre masticavo un panino inventato e prima del caffè puntualmente squattato dal mio vicino suicida ho guardato l'inizio del videoforum Giannini-Bersani.
Non vorrei infierire ma neppure cinque minuti dopo (ho cronometrato) lo stracitato e già logoro

Io voglio che si capisca che 'sto giro, il prossimo giro, le regole vengon prima del consenso, perché ci siamo abituati per anni a dover vedere un Italia dove il consenso vien prima delle regole.

Bersani risponde alla mail di un tarantino che gli chiede spiegazioni sulla faccenda dei finanziamenti Ilva, e lui

Semplicemente se c'è qualcuno che pensa (o che vuole insinuare) che io in quel caso o in altri casi io sia venuto meno ai miei doveri, non ha che da dirlo: io lo querelo e vediamo se la cosa è vera. […] E alla gente del quartiere Tamburi, io devo dire che in queste primarie ho avuto il 67,9 % del quartiere Tamburi.

sabato 27 ottobre 2012

E cadde il Silenzio. Tanto si rialza sempre.

ho deciso non mi ricandido sono obbligato a restare in campo


lunedì 1 ottobre 2012

EVER DREAM STO QUA?

Every night, all over the world, hundreds of people see sto qua in their dreams. If sto qua appears in your dreams too, or if you have any information that can help us identify him, please contact us: http://www.stoqua.org


I never see sto qua in my dream. But it must be said that he is really gigantic and scary that I feel little every time I see him.
(Arcomanio, Catanzaro, Italy)

Sto qua tiptoes to my room every night. Then I fall asleep to dream my dreams of sto qua. In dreams, I walk with sto qua. In dreams, I talk to sto qua. In dreams, sto qua is mine.
(Gudrun Ouallalla, Oslo, Netherlands)

One, two, sto qua's coming for you... :-D
(Arkancelo, Budapest, Turkey)

If you ever hear this song http://www.youtube.com/watch?v=xDXT7wC9jrc call immediately STO-QUA-666.
(Michel Mières, Montcuq, France)