sabato 22 settembre 2012

Un bel pomeriggio con la mia amica Monica Bellucci

Ieri mi ha telefonato la mia amica Monica Bellucci. Quando il marito Tchéky Karyo è fuori città per lavoro, come capita spesso, Monica si sente un po' sola e dato che sono il suo migliore amico spesso mi chiama, per sapere se ho voglia di passare a trovarla.
   Per puro caso, molti anni fa, quando non si conoscevano ancora, Tchéky cercò di ammazzarmi per mezz'ora sulla Parigi-Lione, mi sembrava di esser capitato in Duel di Spielberg. Ma ormai è acqua passata, non ho nulla contro Tchéky, anche se non è proprio amico mio, io son soprattutto amico di Monica.
   Quindi passo da lei, che come al solito mi parla dal bagno, io sto seduto sul letto, lei si trucca e mi parla, poi chiude la porta, si spoglia, si riveste, mi parla. È gradevole sentirla parlare. Parla in continuazione ma non è petulante, a volte vorrei aggiungere un commento, accennare un'idea, o più modestamente un'opinione, ma preferisco non farlo, preferisco ascoltarla. La mia amica Monica mi esime da qualsiasi fatica espressiva, non devo neppure sorridere o aggrottare le ciglia.
   E poi mi piace sentirla parlare perché dice sempre cose carine nei miei confronti: "Tu sì che sei intelligente, tu sì che mi capisci, con Tchéky a volte è difficile ma con te è diverso, sei comprensivo, con me e non solo con me, sei gentile con tutti, sei tanto caro, dolcissimo, per favore mi tireresti su la zip, grazie caro, oh grazie sei così caro, è chiaro che le donne impazziscono per te, come potrebbe essere altrimenti, pensa che sfortuna tutti quelli che non ti conoscono, ecco, sono pronta, come mi trovi, mi trovi carina, oh grazie, che bello stare con te, usciamo".
   Siamo andati a mangiarci un bel gelato, una bella stradina in salita, tipo Spaccanapoli ma meno chiassosa, tipo Mala Strana ma meno silenziosa, tutti ci salutavano e ci sorridevano, soprattutto me, il gelataio mi ha dato un bel cono gigante con tanti gusti colorati, ci siamo fatti tante battute ammiccanti ma non volgari, da pari a pari, ci conosciamo da una vita e ci vogliamo tanto bene, lui soprattutto mi vuole molto bene. Come tutti, del resto.
   Poi ci siamo trovati in un piazzale molto grande, davvero enorme, lastricato e luccicante, pedonale, c'era un discreto numero di persone che passeggiavano, in lontananza il piazzale era circondato da palazzi moderni. Monica e io, col nostro gelatone in mano. L'insieme sarebbe dovuto essere discretamente brutto ma io improvvisamente ho detto a Monica, credo che in tutto quel pomeriggio sia stata l'unica frase che le ho detto: "Però in fondo non è cosi male, quest'architettura popolare sovietica". E ho soggiunto: "Non proprio il massimo, certo, ma in fondo se vai in giro per certe periferie romane anni '50, anni '60, vedi cose ben peggiori. Del resto immagino che tu lo sappia, tu sei nata a Città di Castello, non è mica così lontana da Roma".


A ben pensarci forse l'aggiunta l'ho solo pensata. Forse stavo per dirla ma mi sono trattenuto perché la mia amica Monica si era rimessa a parlare. A dire cose belle e giuste su di me.

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