domenica 5 ottobre 2008

L'ultimo gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

IX — PERCHÉ IL PAPA NON È RE (E SE FOSSE RE...)

Fare schifo, in una società che obbliga all’eccellenza, è un preciso dovere morale.
Didascalia finale del cortometraggio Fare schifo sul sito “SantaMariaVideo — La tv che non trasmette niente”.



Oggi la soluzione sarà ricompensata con tre fiorini. Se non avrai trovato, mercoledì allargherò la prospettiva. Ma da quel momento avrai solo due fiorini: rischi di ritrovarti senza carta igienica.
P.S.: Ti ricordo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio e possono essere consultate qui. Il gioco si svolge anche sottoterra.



ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA LUNEDÌ 3 OTTOBRE ALLE 23.51.
LA VINCITRICE È L'OSCURA BIANCA, CHE SI CATAPULTA IN TESTA ALLA GRADUATORIA, EX-AEQUO CON IL RUGGENTE ARCOMANNO: SE NON È DI CULTURA GIAPPONESE, IL LUTTO NON LE SI ADDICE (E DEL RESTO CREDO CHE ELETTRA NON SIA NATA A TOKYO). NONDIMENO, NEL TEMPIO DOVE È ALLESTITO L'ALTRO TAVOLO DA GIOCO, C'È CHI SI INTERROGA, APPOLLAIATO SUL CAPITELLO DELLA COLONNA SINISTRA, QUARTA PISTA.
LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 12 OTTOBRE. IL VINCITORE OTTERRÀ DUE SESTERZI.


L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
arcomanno: 5 fiorini.
bianca: 5 fiorini
.
andrea: 2 fiorini.
desaparecida: 2 fiorini.
adlimina: 1 fiorino.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel corso del tempo (Im Lauf der Zeit), Germania, 1975, di Wim Wenders. Con Rudiger Vogler; Hanns Zischler; Lisa Kreuzer... Almeno mi sembra, e anzi spero: è proprio un bel film, se è questo, no?

Bianca

Stenelo ha detto...

Sì, direi che è un bel film, anche se è un peccato che Wenders abbia tagliato la scena in cui Vogler dice: "E tu chi sei, Cacini?". Mi limito a chiudere i giochi, vista l'ora: aggiornamento della graduatoria domani.

Anonimo ha detto...

Dai, ma che c’entra? Non c’è una scena tagliata di questo tipo, nel film di Wenders. Non capisco, e siccome nemmeno capisco perchè mi rattrista, provo a ragionare un po’.
“Ma chi sei, Cacini?” a Roma era ed è una domanda che si rivolge a chi crede di essere chissà chi, e il riferimento è proprio alle arie da bullo che l'attore Cacini assumeva in teatro, spacciandosi come l’erede di Primo Carnera. In realtà era un disastro, e durante uno dei suoi insuccessi dalla platea gli lanciarono persino un gatto morto (episodio poi ripreso da Fellini nel film Roma).
Ecco, non ho capito, ma se una risposta non c'è, pazienza. Grazie delle noccioline, ciao
Bianca

Stenelo ha detto...

Effettivamente, il mio commento era una mezza gaffe. Un po' era l'ora tarda e bourbonizzata, un po' è che pur sapendo che all'espressione viene solitamente conferito il significato che gli hai attribuito, nel mio lessico famigliare ha invece una valenza assolutamente elogiativa. Diciamo che ho fatto uno scherzo a me stesso, me la sono suonata e cantata, che è poi l'attività principale del blogger.
Dai, Bianca, non fare la faccia triste e aspettando domenica prossima, rallegrati provando a risolvere l'enigma tebano che ho inserito nel post, dopo la tua vittoria!

Anonimo ha detto...

Buongiorno Alt,
vedo solo ora, e ti ringrazio: sono contenta di sapere che non sono io il gatto morto che lanciano sul palco.
Posso fare un'altra domanda?
E' un altro titolo di film il tuo enigma tebano? "Il lutto si addice a Elettra"? (anzi "ad" Elettra, come recita il titolo in italiano, con una d eufonica di troppo). O l'enigma è nel tragico fato che accomuna le scene dei tuoi film quassù? O – battibecco – tutto questo è solo l'inizio di un gioco nuovo che inizia con l'inizio di un proverbio vecchio (I panni sporchi, ecc.)?
Ho guardato, seguendo il consiglio di Attila:
"... guardate ... il modo in cui Fritz Lang inquadra durante i cinquanta secondi che precedono l'esplosione ... quella piccola correzione d'inquadratura ... non sappiamo che serve ad avvicinarsi alla finestra oscura ... come se Lang ci dicesse che avremmo potuto prevedere ... ".
Già, è davvero terribile. Ma sbirciando per un altro minuto sull'altro tavolo, ho visto che c'è anche di peggio, come quando ti affacci alla finestra, o come quando la richiudi...
Dove, dove andremo a giocare?
Bianca

Stenelo ha detto...

Il lutto si addice a(d) Elettra: solo una stupida battuta, relativa al tuo knickname. Come sai, inoltre, in Giappone il colore del lutto è il bianco.

Perché ecco quanto accadde nel primo mattino del ventesimo secolo: le tecniche hanno deciso di riprodurre la vita; si inventò quindi la fotografia e il cinema. Ma siccome la morale era ancora forte e ci si preparava a strappare alla vita persino la sua identità, si portò il lutto di questa esecuzione. Ed è con i colori del lutto, con il bianco e con il nero, che il cinematografo iniziò a esistere.
Jean-Luc Godard, Histoire(s) du cinéma, 1b — Une histoire seule (1989).

Il mio enigma tebano si è proditoriamente dissolto nell'etere. Andava appunto risolto sull'altro tavolo. In cima alla colonna di sinistra di GOD, c'è un piccolo registratorino. Fino all'altro ieri, trovavi una compilazione demente che ora puoi ascoltare solo QUI. L'enigma che puoi cercare di risolvere si trova nella quarta pista della compilazione. Neppure Gil Grissom ci è riuscito, finora.

Quanto a finestre che si aprono o chiudono, forse ti riferisci a questa miserabile comparsata. Ma se alludi ad altro, brancolo nella luce del livido sole romeriano (all'alba, naturalmente; gli zombi sono allergici ai raggi verdi, altrimenti avrebbe aggiunto un'acca tra la o e la emme). Devi sapere che cerco di dimenticare presto le malefatte di Stenelo. Faccio finta di non conoscerlo, o al massimo mi limito a un trito: "Alas, poor Sten! I knew him".

P.S.: Grazie per le osservazioni sul post di sopra. Credo che tu detenga l'illustre privilegio di essere l'unica ad averlo letto e guardato.

Anonimo ha detto...

Non posso, c’ho troppo da lavorare, e l’enigma lo lascio a Gil G., così lavora un po’ anche lui, scansafatiche...
Però almeno ti rispondo subito, andando (scusa) per disordine:
– Sono così belle le cose che scrivi con Godard sulla nascita del cinema...
– No, figurati, non mi riferivo alla “miserabile comparsata”: Sten mi fa una tenerezza, tutto sporco di sangue, poverino: sarà mica caduto dalle scale?
– No, mi riferivo alle finestre proprio: quelle che si aprono sul mondo. Che invece, pensa, io aprirei sempre e soltanto all’alba: i raggi verdi mi fanno un gran bene alla salute, sia in salsa verniana che in sciroppo rohmeriano.
Post, hai scritto:

P.S.: Grazie per le osservazioni sul post di sopra. Credo che tu detenga l'illustre privilegio di essere l'unica ad averlo letto e guardato.

Onoratissima
Bianca

Stenelo ha detto...

Sarà che dalle mie parti piove sempre (sugli impermeabili, ma non sull'anima), mentre a Milano let there be sunshine (dico bene?).
Sten è sporco, ma in compenso ha un bel cappello.
Tornando a vecchi proverbi, chi non riconosce la propria scrittura ecc.: nel senso che 'sta storia della finestra è un enigma peggio della esse mancante. L'unica che mi è venuta in mente è l'allusione nascosta, sull'altro tavolo, nel link a questo inutile blog: "abbiamo le finestre sullo stesso cortile". Fu scritta da Dust, suppongo, prima che mi stufassi di Stenelo decidendomi a sfrattarlo. Ora dorme appunto a casa loro, dove dicono che si comporta malissimo: spegne le cicche sulla moquette, si scola tutte le bottiglie e non si lava mai. Uno schifo. Fortuna che non lo vedo mai: tiene sempre le tapparelle chiuse, per non disperdere gli odori.

Anonimo ha detto...

Non so se dici bene, se Milano sia assolata o piovosa. Sei tu l'amministratore unico degli enigmi, qui. Ora arrivo invece dall'altro tavolo, dove ho letto un toccante post dei GOD, forse di Sten, il tuo amico con il cappello bello. Che sarà pure sporco, e sarà pure morto, ma ha un'anima antica, quasi gramsciana. E oggi, vagando tra le risaie, indica le immagini fotografiche di Oleg Klimov, di cui solo conoscevo i pescatori dell'estremo oriente russo. Immagini bellissime, sguardo che si apre al dolore di uomini, donne e bambini veri, che insieme sanno guardare dentro lo spavento del vivere, e non è un conforto da poco...
Scusa se commento qui – ma c'entra, c'entra... Almeno per dire che questo tuo coso forse non è inutile, proponendosi a sua volta come un blog di memoria, di ricostruzione delle genealogie (non solo artistiche, che già è comunque tanto, quasi tutto), di pensiero critico, e di questa prassi c'è bisogno in tanti ambiti, per provare ad arginare lo sfascio, prima che definitivamente salti la esse...

Bianca

Stenelo ha detto...

Cara Bianca,
grazie, grazie davvero per le gentili parole, da parte del fantasma, dello zombi e degli altri cinque. Ti prego, metti il tuo commento sulle risaie anche sull'altro tavolo. Credo farà MOLTO piacere all'autore del post: che non è Stenelo.
P.S.: Quel post comunque è piaciuto anche a me.