giovedì 11 dicembre 2008

Sentimental tarzanel (extended version)

[Stralcio di una mail intitolata "Un giorno da GOD" e rivolta agli altri GOD]

Mi scrive G. più di un mese fa. Un suo amico è venuto a vivere a Parigi, gli ha dato la mia mail, numero di telefono ecc. Qualche giorno fa il tipo in questione si fa vivo. Dice che è solo e che ha bisogno di un amico con cui bere. Non sembra un tipo allegro. Ma con questi chiari di luna va bene tutto, mi dico. E quindi ieri alle sette e mezza esco per incontrare questo sconosciuto: curiosità zero o quasi, ma tant'è. Fa un freddo inimmaginabile (da settimane), e mentre cammino attraversando mezza Parigi, mi metto a pensare al freddo, a mettere in piedi parole per condensare pensieri sul freddo. Poi mi dico che quando uno pensa troppo alla meteorologia 1) è arrivato proprio alla frutta della mente; 2) è diventato vecchio.
Nell'enoteca che doveva essere deserta, stando alle garanzie del tipo, e che invece è letteralmente intasata come un vagone della metro alle sei del pomeriggio, vedo spuntare in fondo uno tracagnotto, calvo e con una faccia da Droopy, ma ancora più triste. Carnagione da zombi, ma sul serio.
Che ci faccio qui?
Mi siedo, e gli chiedo cosa è venuto a fare a Parigi. Lui dice è una lunga storia (ahi). E comincia a raccontarmi la sua vita. Anzi, non dice la sua vita. Questa sarebbe la sua terza vita. Dice è la mia terza vita e tu quante vite hai avuto? Cioè, mi chiede proprio così: tu quante vite hai avuto?
Che ci faccio qui?
Non mi viene in mente nulla di spiritoso, in realtà non capisco neppure di che cazzo stia parlando. Dico boh, credo neppure mezza. Poi la padrona dell'enoteca ci dice che dobbiamo levarci dai coglioni perché il tavolo è riservato e sono arrivati i clienti.
Lo porto in un ristorante abbastanza pessimo. Si mangia. Lui continua a raccontarmi la sua vita. È venuto a Parigi con 5000 euro in tasca. Fino alla fine non capirò perché. Pare abbia pure una ragazza a B., in Italia, poi dice che è brutto ma da seduttore ha la battuta pronta, però qui col francese se la cava maluccio e parla male il francese, insomma gli piacerebbe rimorchiare. Alle undici e mezza gli propongo di alzarci e uscire, lui mi chiede per andare dove? Io andrei a casa, se vuoi possiamo farlo a piedi (lui va nella stessa mia direzione). Cinque minuti dopo siamo davanti alla fermata della metro, Rambuteau, e fa freddo e sono stufo. Prendiamo la metro, dai. Prima di lasciarci lui fa la seguente considerazione, dice che il sesso con le francesi un po' lo preoccupa, perché insomma i francesi non hanno il bidé in casa. Eh già, vecchio problema, faccio io, ma cosa c'entra col sesso? Sì, insomma, perché solitamente prima ci si lava. Ah sì, cioè una dice sul più bello, aspetta che mi lavo? Ma no, che c'entra, è che in Italia "quasi sempre" (mi ricordo quel "quasi") dopo che uno o una ha fatto la cacca si lava col bidé. E vabbé, dico, però il sesso che c'entra? Mah, sai, pensavo per quella cosa che si chiama cunnilingus...
(Un'immagine: sono mesi che medito di mettere una scena di "Rules of Attraction" di Ellis adattato da Avary. Si vede un ragazzo che si sveglia e va al cesso a cacare. Poi srotola un pezzo di carta igienica e si pulisce il culo due, tre volte. A un certo punto guarda il pezzo di carta con cui si è strofinato. Sconsolato, si rende conto che l'operazione non è finita. Il culo è ancora sporco. Gli tocca proseguire. Non ricordo se l'operazione controllo/avvilimento/ripresa delle operazioni si ripeta più di una volta. Comunque metterei la sequenza col titolo "La condizione umana".)


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