lunedì 23 marzo 2009

La vita è altrove, and so what?

— Quello che stai leggendo è il mio rapporto medico?
— Sì.
— E cosa dice?
— Che sei completamente partito.
— Completamente?
— Forse ci sono un paio di cellule cerebrali ancora accese.
Il resto non è che cortocircuiti e scintille.
Fred o Bruce, agente infiltrato della sezione narcotici, incaricato di sorvegliare l’attività sospetta di Bob Arctor (Keanu Reeves), ossia se stesso, e il collega Hank (Mark Turner) o Donna o Audrey (Winona Ryder). Ambedue indossano la “tuta disindividuante” in Un oscuro scrutare (Richard Linklater, 2006).


Lo salvo in zona Cesarini perché lì c'è una forma-senso: embrionale, primitiva, magari infantile ma almeno Linklater ci prova. L'elaborazione grafica non trasforma la realtà fisica in cartoon, astratto finché si vuole ma coerente e compiuto; produce piuttosto un effetto (a volte sensibilmente sgradevole) di instabilità continua. Linklater adultera così l'immagine cinematografica in modo da rendere tangibile l'idea centrale di Dick, che poggia non sull'invenzione più o meno appassionante, più o meno divertente, di universi paralleli, ma sulla descrizione del loro continuo collassare (più deprimente che appassionante, dunque, e comunque per nulla "divertente", nel senso letterale del termine), e infine sul sospetto di una scarsa tenuta di tutti gli universi: dove per "tenuta" si intende qualcosa che non sta in piedi e che si comporta anche abbastanza maluccio. È quindi il primo tentativo di tradurre al cinema l’invenzione più felice dell’opera di Dick: l’intrusione di un sentimento gnostico nel classico tema degli universi paralleli, e di conseguenza della distinzione vero/falso, spesso tragicamente irrisolta. I personaggi scoprono di vivere in un mondo fasullo, senza che tale consapevolezza possa in alcun modo modificarne la condizione esistenziale. In altri termini, riprendendo il titolo di un celebre saggio di Dick, Un oscuro scrutare si chiede "Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni". Che era anche il problema del governo Prodi.
(E poi Keanu Reeves passato attraverso il rotoscopio è quasi tollerabile.)

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