giovedì 10 luglio 2008

Banane colombiane



Eccoci di nuovo soli. Tutto questo è così lento, così pesante, così triste… Presto sarò vecchio. E finalmente sarà finita. È venuta tanta di quella gente in camera mia. Han detto delle cose. Non mi han detto granché. Sono andati via. Sono diventati vecchi, miserabili e lenti, ciascuno in un angolo del mondo. [Però, quant'è bello Céline in portoghese]

Stanotte non ho chiuso occhio. Il mio corpo è coperto di macchie rosse. Mi gratto con la punta delle dita, leggermente, per evitare cicatrici. Se ci metto l’unghia, e la tentazione non manca, sono fottuto. Quando sono uscito dovevano essere le tre del mattino. Avevo battiti in testa, non ne potevo più. Le sentivo ancora passeggiare su di me, fregandosi le zampette dalla soddisfazione. Mi sforzavo di non muovere un pelo, e improvvisamente: zac. Accendevo la luce, scuotevo le lenzuola, e mi mettevo a frugare il letto come un pazzo. Nemmeno una. Nemmeno una che potessi finalmente schiacciare tra le unghie facendo schizzar sangue dappertutto. Vigliacche, escono solo col buio. E anche così, riescono a camuffarsi, ricoperte dalla polvere delle fessure e degli angoli ammuffiti della mia stanza. Lanciare un fiammifero su tutto ciò, dare alle fiamme il pagliericcio marcio, e danzare allegro nel rogo mentre quelle, crac, crac, scoppiano come castagne al fuoco.
L’umidità proveniente dal fiume mi entrava nelle ossa. Cessavo di sentire i rintocchi della campana della cattedrale. E la cosa peggiore è che non avevo più tabacco. Il prurito non mi tormentava più tanto, tranne sulle mani. Il prurito ai coglioni cominciò più tardi, in mattinata. Imprecavo da non so quanto tempo. Non si vedeva anima viva, neppure un ladro di macchine con cui chiacchierare e a cui chiedere una sigaretta. Finalmente ho trovato una panetteria aperta. Come sempre, le pagnottelle mi hanno fatto male. Ho un panetto di burro nascosto nella mia stanza. Scommetto che quella vecchia mignotta non riuscirà a trovarlo neppure mandando tutto all’aria. Non mi fregherà più. “Signor João… non può farsi da mangiare in camera…” La vecchia ha trovato un casco di banane putride sopra l’armadio: fu un pandemonio… Non comprerò mai più banane provenienti dalla Colombia. Le compri belle verdi, e due giorni dopo sono completamente marce.

6 commenti:

adlimina ha detto...

Però, quant'è bello Céline in portoghese, dici. ma perché, il trio di schubert in chiusura?

Stenelo ha detto...

Schubert senza perché, Schubert niente, gocce di bellezza per clochards lusitani, tra i cassonetti della monnezza e le bucce di banana. Del resto ormai quel Trio lo si sente dappertutto, perfino nei punti Sma: un po' come sciacquarsi la faccia con l'acqua santa sotto la canicola.

arcomanno ha detto...

"gocce di bellezza per clochards lusitani, tra i cassonetti della monnezza e le bucce di banana"

Sei un poeta, alt.

Stenelo ha detto...

Poeta no, ma le bucce di banana ce le teniamo al caldo fino all'autunno, per rompere i maroni ai crs, come auspicava il professor Headline.
Alt

arcomanno ha detto...

B.A.N.A.N.A.

Bandits Anarchistes Ni Anorexiques Ni Aphasiques

Stenelo ha detto...

Quod erat demonstrandum e de gustibus non sputacchiandum est. Sarebbe da riproporre per l'autunno caldo del nostro scontento: l'opposizione, quella mosca bianca... (Del resto repetita iuvant, continuando a latinoreggiare, e "toutes les bonnes choses ont une fin, sauf la banane qui en a deux", pare dicesse Boris Vian.)